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Monitoraggio Covid e “colori”. Si cambia ma non troppo

di Luciano Fassari

Il nuovo decreto Riaperture ha modificato il meccanismo di valutazione dei colori delle Regioni. Il nuovo sistema fino al 16 giugno lavorerà però in tandem con quello utilizzato fino ad ora. Ma non solo, un nuovo decreto del Ministero della Salute dovrà definire un ulteriore meccanismo di valutazione da affiancare al nuovo sistema con indicatori precoci (ad es. Rt, proiezioni dell’occupazione dei PL a 30 giorni, ecc), idonei ad indicare un rischio di peggioramento nel breve termine

19 MAG - Con il nuovo decreto Riaperture pubblicato ieri notte in Gazzetta, sono stati modificati i parametri del monitoraggio dell’epidemia in base ai quali una regione può essere collocata in zona bianca, gialla, arancione o rossa. Una richiesta di semplificazione avanzata già da molti mesi dalle Regioni e che sembra finalmente aver trovato risposta nel nuovo provvedimento. Ma si è davvero semplificato il monitoraggio? A leggere il testo non del tutto e anche ‘l’odiato’ (dalle Regioni) indice Rt dopo essere uscito dalla porta potrebbe rientrare dalla finestra.
 
Ma andiamo per ordine. Il nuovo decreto affida all’incidenza dei casi e al tasso di occupazione dei posti letto di Area medica e Terapia intensiva il ruolo primario per far scattare il colore di una Regione. Ma il nuovo meccanismo (vedi testo) fino al 16 giugno sarà applicato insieme a quello utilizzato fino ad ora e che aveva nell’indice Rt e nella valutazione del rischio in base a 21 indicatori il suo core. In sostanza per un altro mese i due sistemi di calcolo procederanno a braccetto e in caso di discordanza si propenderà per la zona a rischio più basso (se una regione col sistema A è gialla e col sistema B è arancione verrà collocata in giallo per intenderci).
 
Fino a qui tutto chiaro e al di là della coabitazione per il prossimo mese dei due meccanismi il sistema a regime dovrebbe essere più semplice.
 
Ma nelle maglie del nuovo provvedimento (art. 13 comma 1 lettera f) si cela però un’altra novità, fortemente voluta da Iss e Ministero della Salute e che potrebbe far ricomparire tra gli altri anche l’indice Rt. “In ragione del fatto che l’incidenza e l’occupazione dei posti letto non sono parametri previsionali – si legge nella Relazione illustrativa del decreto legge - ma riflettono la situazione attuale, il comma 1 dell’articolo 13 sostituisce il comma 16- quinquies del decreto-legge n. 33 del 2020, affiancando al sistema di valutazione appena descritto, un sistema di valutazione con indicatori precoci, idonei ad indicare un rischio di peggioramento nel breve termine (ad es. Rt, proiezioni dell’occupazione dei PL a 30 giorni, ecc.)”.
 
Tradotto: oltre a fotografare il presente con incidenza e occupazione letti si deve avere anche un meccanismo che possa prevedere l’evoluzione dell’epidemia in modo da anticipare la sua possibile diffusione.
 
Nello specifico per questo servirà un decreto del Ministro della salute che, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni “provvederà ad individuare quali parametri - tra quelli di cui al DM 30 aprile 2020 - dovranno essere utilizzati, a tale specifico fine. Pertanto, sulla base della valutazione svolta con tali indicatori, con ordinanza del Ministro della salute, le misure previste per le regioni in zona arancione saranno applicate anche alle regioni che, sebbene si collochino in zona gialla, denotino un livello di rischio alto”.
 
Luciano Fassari

19 maggio 2021
© Riproduzione riservata

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