“Non basterà l’emendamento del Governo alla Legge di bilancio 2024 che riduce i tagli sui redimenti delle pensioni di alcune categorie di dipendenti pubblici, tra queste i dirigenti medici, dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, a fermare le mobilitazioni della categoria, di questi giorni”. Lo dichiara in una nota Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani (Smi).
“Le proteste di questi giorni – prosegue - sono servite a far fare una parziale marcia indietro al Governo per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia ma non per quelle anticipate. Questo significa che per non avere penalizzazioni sull’importo della pensione gli uomini devono lavorare 41 anni e 10 mesi e donne 40 anni 11 mesi. Se si tiene conto che nel nostro Paese un giovane medico si laurea intorno ai 25/ 26 anni si costringono, così, i medici a lavorare fino a 68, 70 anni”.
Per Onotri “bisogna tener conto, inoltre, che il personale sanitario è formato dal 70% da donne, che sono impegnate per le loro famiglie in pratiche di accudimento, di caregiver familiari. Sobbarcarsi questa vita lavorativa, che risulta essere infinita, con un aumento dei carichi di lavoro, soprattutto dopo il Covid dove le condizioni lavorative a livello organizzativo sono peggiorate moltissimo, è diventato insostenibile. Si è innescato, così, il fenomeno delle grandi dimissioni, una vera e propria fuga dei medici ospedalieri dalla sanità pubblica, la stessa che anziché tutelare i propri medici e i pazienti sta permettendo che il fenomeno diventi inarrestabile. Si continua, però, ad utilizzare il blocco del turnover dopo anni di riduzione degli organici per il blocco di spesa del tetto del personale”.