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Giovani internisti, tra entusiasmo e criticità del sistema


16 MAG - Sono circa 3mila, l’80% partecipa a oltre 2 congressi scientifici all’anno e spesso anche come relatori, il 45% è attualmente impegnato in progetti di ricerca, il 55% ha inviato abstract a congressi internazionali, il 70% ha pubblicazioni scientifiche su riviste dotate di impact factor. Si danno da fare i giovani medici internisti, come emerge da un’indagine presentata nel corso del XVI Congresso nazionale Fadoi a Firenze. “Dalla ricerca è emerso che il 62% lavora in reparti di medicina interna e il 25% in ambito di emergenza – afferma Micaela La Regina Coordinatore nazionale Commissione Giovani Fadoi -. Alla fine del periodo di formazione il 67% ha trovato lavoro entro sei mesi con un contratto a tempo determinato e attualmente l’81% ha un contratto a tempo indeterminato. La metà di loro testimonia una buona collaborazione nel proprio ospedale tra la medicina interna e le altre sub specialità; meno “felici” sono invece ovunque i rapporti con il Pronto Soccorso”.
I giovani internisti, poi, che nella quasi totalità parlano anche inglese, si dimostrano molto attenti all’aggiornamento scientifico (l’80% di essi partecipa a oltre 2 congressi scientifici all’anno e spesso anche come relatori) e interessati alla ricerca: quasi la metà di essi (il 45%) è attualmente impegnato in progetti di ricerca e il 55% ha inviato abstract a congressi internazionali. Il 70 per cento, infine, ha pubblicazioni scientifiche su riviste dotate di impact factor.
L’indagine sui giovani internisti, inoltre, ha consentito di far luce su criticità del sistema sanitario e di quello formativo. La grande maggioranza degli intervistati (75%) ha dichiarato di svolgere da 10 a 30 ore mensili di straordinario per sopperire alla carenza di organico nella struttura di appartenenza. Il 62 per cento denuncia la scarsa standardizzazione dell’assistenza nei loro reparti, oltre a una non adeguata istruzione, soprattutto pratica, ricevuta durante la loro specializzazione.
Per questo considerano la formazione una priorità. In particolare avrebbero desiderato ottenere maggiori competenze nella gestione di pazienti con co-morbilità multiple e delle emergenze mediche, nella metodologia clinica, nella lettura e l’interpretazione dell’elettrocardiogramma e dell’emogasanalisi, nell’uso ragionato e appropriato degli antibiotici e dei farmaci cardiovascolari, nell’esecuzione dell’ecografia, della ventilazione non invasiva e di manovre come rachicentesi, toracentesi e paracentesi.


 

16 maggio 2011
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