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Riforma Medicina. De Palma (Nursing Up): “Non serve un esercito di giovani dirottato verso infermieristica dopo aver fallito accesso” 


Il sindacato: “In una Italia che ha bisogno come il pane di infermieri, che senza valorizzazione dei professionisti dell’area non medica, non smetteremo mai di denunciarlo, non ha alcun futuro, ci appare controverso e poco chiaro il provvedimento del Senato in relazione alla Riforma di accesso a Medicina”.

30 APR -

“In una Italia che ha bisogno come il pane di infermieri, che senza valorizzazione dei professionisti dell’area non medica, non smetteremo mai di denunciarlo, non ha alcun futuro, ci appare controverso e poco chiaro il provvedimento del Senato in relazione alla Riforma di accesso a Medicina, soprattutto ci appare poco rispettoso dell’identità e delle necessità in relazione alle altre professioni sanitarie. Oggi questo esecutivo vuole mettere in atto quella che definisce una Riforma della Facoltà di Medicina, ma che in realtà non prevede nessuna rivoluzione sull’abolizione del numero chiuso, ma solo un percorso di accesso diverso rispetto a quello attuale”.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up

La riforma, ricorda De Palma, prevede un primo semestre libero dopo il quale si dovrà sostenere un esame di Stato: nel caso di mancata ammissione verranno riconosciuti i crediti formativi utili per potere cambiare facoltà. Per essere ammessi al secondo semestre, oltre ad aver passato tutti gli esami, sarà prevista la collocazione in una graduatoria di merito nazionale. “L’unica cosa certa è che non si tratta, ripetiamo, della fine del numero chiuso. Il testo infatti prevede che il numero di iscrizioni al secondo semestre sia coerente con il fabbisogno di medici stimato dal Sistema sanitario nazionale. Le università dovranno impegnarsi a potenziare le loro capacità di ricezione, ma il numero di posti disponibili andrà comunque allineato con quello delle scuole di specializzazione. Chi non passerà al secondo semestre si vedrà comunque riconosciuti i crediti universitari acquisiti nel primo semestre e potrà quindi continuare gli studi in uno dei corsi di laurea di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. All’atto di iscrizione a Medicina infatti tutti gli aspiranti medici dovranno indicare una seconda scelta sempre all’interno di quell’area che potrebbe diventare la loro destinazione finale: la doppia iscrizione sarà gratuita. In alternativa potranno optare per qualsiasi altro corso di laurea, perdendo però i crediti acquisiti: le modalità per questo cambio in corsa andranno definite solo successivamente”.

“Da parte nostra un quesito è quindi doveroso – aggiunge – Cosa è, e cosa ne sarà è dalla valorizzazione e dell'identità delle altre professioni sanitarie, in primis quella infermieristica? A nostro avviso non appare certo edificante, nel pieno di un crisi di carenza di personale, che dovrebbe essere risolta con ben altri interventi, assistere all’azione di un Governo che concentra ancora una volta il suo interesse sulla questione dei medici, come se in Italia fossero questi a mancare e non gli infermieri. Non è nemmeno costruttivo ipotizzare una percentuale di iscritti ad infermieristica, che si trovano la in quanto reduci dalla bocciatura per diventare medici”.

Il medesimo discorso potrebbe valere per le altre facoltà, che hanno bisogno di riconquistare il loro appeal e non di essere riempite da un esercito di scontenti che le ha scelte come piano B. “Sono questi gli infermieri del futuro che vogliamo per la tanto attesa svolta? Attendiamo che sia chiarito come funzionerà esattamente la questione dei crediti per i non ammessi alla nuova formula di Medicina. Potranno accedere automaticamente a una qualsiasi altra facoltà tra le professioni sanitarie, usando i crediti a disposizione, o dovranno comunque sostenere ancora un esame di ammissione per garantirsi il passaggio ad esempio da Medicina, da cui sono usciti gioco forza, a infermieristica? Su questo attendiamo lumi. Vogliamo essere chiari, una volta per tutte”, continua De Palma.

“È arrivato il momento di risolvere i problemi alla radice, e di inquadrare le reali carenze di cui occuparsi prioritariamente. In questa ottica, perché ci si ostina a formare più medici se a mancare sono infermieri, ostetriche e professionisti dell'assistenza? A chi interessa "sviare" la consapevolezza collettiva? Insomma, bisogna risolvere questi arcani, o si rischia pericolosamente di imboccare una strada senza ritorno”, chiosa De Palma.



30 aprile 2024
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