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Slow Medicine. Anche l’Ipasvi aderisce al progetto “Fare di più non significa fare meglio”


Della rete di professionisti e di cittadini che si riconoscono in una "Medicina Sobria, Rispettosa e Giusta" fa già parte anche la Fnomceo. Secondo le stime internazionali, il 40% dei farmaci somministrati non è necessario e il 25% delle giornate di ricovero e delle procedure cliniche sono inappropriate.

25 SET - Nonostante sia universalmente riconosciuto che la medicina debba basarsi su prove scientifiche di efficacia (EBM), da tempo è stato evidenziato che molti esami e molti trattamenti farmacologici e chirurgici largamente diffusi nella pratica medica non apportano benefici per i pazienti, anzi rischiano di essere dannosi: il sovra utilizzo di esami diagnostici e trattamenti si dimostra un fenomeno sempre più diffuso e importante. Negli USA si valuta che l’ammontare delle prestazioni che sono inefficaci e di conseguenza rappresentano uno spreco corrisponda ad almeno il 30% della spesa sanitaria. Per citare alcuni esempi, il 40% dei farmaci somministrati non è necessario (studio RAND USA), il 25% degli esami radiologici non è necessario (UK Royal College of Radiology), 25% delle giornate di ricovero e delle procedure cliniche sono inappropriate.
 
La stessa OMS stima che una percentuale della spesa sanitaria compresa tra il 20% e il 40% rappresenti uno spreco causato da un utilizzo inefficiente delle risorse (WHO 2010) e una stima analoga appare molto verosimile anche per l’ Italia visti i dati di sovrautilizzo che emergono in molti settori.

In analogia all’iniziativa Choosing Wiselypromossa nell’aprile 2012 negli USA da ABIM Foundation con la collaborazione di Consumer Reports, Slow Medicine, rete di professionisti e di cittadini che si riconosce in una Medicina Sobria, Rispettosa e Giusta, ha lanciato in Italia nel dicembre 2012 il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, a cui da oggi aderisce ufficialmente anche la Federazione dei Collegi Ipasvi. Ad annunciarlo è la stessa Ipasvi, dalle pagine del proprio sito web.

A differenza di Choosing Wisely, infatti, il progetto intende coinvolgere non solo i medici ma anche gli altri professionisti della salute, in una comune assunzione di responsabilità, e favorire la collaborazione e l’approccio multidisciplinare e multiprofessionale. E’ inoltre prevista una partecipazione attiva dei cittadini e dei pazienti.

Il presupposto è che, la spinta all’utilizzo appropriato e senza sprechi delle risorse disponibili non possa che partire da una assunzione di responsabilità da parte dei professionisti della salute e in primo luogo dei medici, in alleanza con pazienti e cittadini.

Lo scopo del progetto è di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari attraverso la riduzione di pratiche (esami diagnostici e trattamenti) che, secondo le conoscenze scientifiche disponibili, non apportano benefici significativi ai pazienti ai quali sono generalmente prescritte, ma possono, al contrario, esporli a rischi.

Oltre a Slow Medicine, organizzazione che lo ha lanciato, promuovono il progetto anche:
• FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri.
• IPASVI Federazione Nazionale Collegi Infermieri professionali, Assistenti sanitari, Vigilatrici d’infanzia.
• SIQuAS-VRQ, Società italiana per la Qualità dell’Assistenza Sanitaria.
• Istituto Change di Torino, agenzia formativa specializzata nella formazione alla comunicazione e al counselling sistemico in ambito sanitario, educativo e sociale.
• PartecipaSalute, promosso dall’IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, dal Centro Cochrane Italiano e dall’agenzia Zadig di editoria scientifica.
• Inversa Onlus, associazione italiana di pazienti affetti da Idrosadenite suppurativa, patologia orfana di diagnosi e di terapie.
• Altroconsumo, associazione di consumatori indipendente e senza fini di lucro.
• Slow Food Italia, associazione italiana parte dell’associazione internazionale Slow Food, di cui è fondatrice.
 
 

25 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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