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Farmacisti: a Bologna confronto tra il passato e il futuro della professione


Da 150 anni al servizio del cittadino. La farmacia italiana ieri, oggi e…domani? Questo il titolo del Convegno organizzato a Cosmofarma con la partecipazione di Andrea Mandelli (Fofi), Giacomo Leopardi (Fondazione Cannavò), Annarosa Racca (Federfarma), Venanzio Gizzi (Assofarm), Eugenio Leopardi (Utifar), Paolo Corte (Fenagifar) e Giovanni Cipriani (Accademia di Storia della farmacia).

16 MAG - Il titolo poteva sembrare celebrativo - Da 150 anni al servizio del cittadino. La farmacia italiana ieri, oggi e…domani? – ma a tutti gli effetti il convegno Centrale di Cosmofarma 2011, organizzato da Fofi e Federfarma, si è tradotto in una doverosa revisione di alcuni concetti cardine alla base non tanto e non solo della vita della farmacia, ma dello stesso modello sociale europeo e italiano. Lo si è potuto apprezzare già nella prima delle relazioni, svolta dal professor Giovanni Cipriani, docente di Storia moderna all’Università di Firenze e membro del Consiglio direttivo dell’Accademia di Storia della farmacia.
Cipriani ha sottolineato come la stessa nascita dell’Europa moderna, a cavallo della Rivoluzione francese, sia stata caratterizzata dall’ascesa delle professioni liberali e scientifiche: l’ingegnere, il medico, il chimico e, dunque, il farmacista. Ma nasce anche la nazione italiana, e da subito con l’idea che la tutela della salute sia una funzione dello stato, soggetta a regole dettate nell’interesse pubblico. Come provato, del resto, anche dagli effetti negativi della liberalizzazione dell’esercizio della farmacia voluto da Crispi e dalla successiva correzione apportata da Giolitti.
Una premessa importante, dunque, sulla quale si è innestato l’esame delle vicende dell’ultimo cinquantennio della sanità italiana, ottimamente riassunto da Giacomo Leopardi, che di tutte quelle vicende è stato uno dei protagonisti. E dal presidente della Fondazione Cannavò è venuto anche un giudizio sugli atteggiamento della professione, “spesso” ha detto “nostalgica del passato, preoccupata del presente e timorosa del futuro”. Eppure Leopardi ha avuto buon gioco nel dimostrare che il cambiamento è tutt’altro che estraneo alle vicende della farmacia italiana, chiudendo con l’esortazione a non attendere il futuro, ma a costruirlo.
Tema che ha caratterizzato la successiva tavola rotonda, cui hanno partecipato Andrea Mandelli, Presidente della Fofi, Annarosa Racca, Presidente di Federfarma, Venanzio Gizzi, Presidente Assofarm, Eugenio Leopardi, Presidente Utifar e Paolo Corte, Presidente Fenagifar, giunto alla conclusione del suo mandato triennale, per il quale ha riscosso il meritato applauso della platea. Innanzitutto l’analisi: per Andrea Mandelli il farmacista ha saputo interpretare adeguatamente il cambiamento della società, con il passaggio dal modello paternalistico nel rapporto con il cittadino a quello collaborativo, “non a caso, tra i risultati più incoraggianti tra forniti dalle ricerche del nostro Centro studi - ha ricordato - c’è che il cittadino considera il farmacista un alleato nelle sue scelte relative alla salute, ci riconosce cioè la customer advocacy”. È il dato della fiducia, dunque, che però origina da condizioni materiali forti, come ha ricordato Annarosa Racca nel delineare le peculiarità della farmacia italiana, che vede un punto di forza “nella capillarità della presenza, nella professionalità di chi vi opera. Tanto che le ricerche più recenti segnalano la preferenza dei cittadini per un sistema che permetta di scegliere la farmacia di fiducia”.
Sulla vocazione a porsi al servizio della comunità che sta alla base della scelta di fare il farmacista si è soffermato Paolo Corte, ricordando che da questo punto di vista non sono cambiate nel tempo le motivazioni dei giovani che si accostano a questo percorso. Tuttavia, anche considerando le obiettive difficoltà che si sono poste in questi ultimi tempi alla farmacia italiana, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità economica, per Corte è “necessario che si possa garantire stabilità di prospettive, quella stabilità indispensabile a compiere investimenti importanti, che impegnano per una vita”. Una stabilità messa in crisi anche dalla spinta alla liberalizzazione in funzione di stimolo della concorrenza, ma che trascura il fatto che in Italia “già esisteva un sistema concorrenziale, grazie alla presenza delle farmacie comunali - ha sottolineato Venanzio Gizzi - che nate con una funzione sociale hanno svolto un ruolo di competizione virtuosa”. Se il servizio farmaceutico italiano ha risposto e risponde adeguatamente alla domanda di salute, questo non significa che la professione non abbia commesso degli errori “a cominciare dal ritardo nell’attuare una politica di confronto e di accordo con gli altri protagonisti del settore, per primi industria e distribuzione” ha commentato Eugenio Leopardi, che ha aggiunto come oggi si debba uscire anche dal clima di emergenza e di urgenza nell’esaminare le soluzioni per il servizio farmaceutico italiano, puntando semmai a una logica di programma.
La seconda parte del dibattito si è centrata, ovviamente, sul tema della farmacia dei servizi che, ultimato il percorso legislativo, vede ora nella convenzione e negli accordi regionali i prossimi passaggi fondamentali. “Si impone oggi di scegliere una politica del fare", ha sintetizzato Andrea Mandelli. “Abbiamo ben chiare le difficoltà del momento, le farmacie che a volte sono troppo piccole, la necessità di organizzarsi e di formarsi per i nuovi compiti, ma questo deve essere uno stimolo a uscire dalle nostre situazioni particolari, a incontrarci, a mettere in comune le nostre risorse, sia pure a livello di colleghi che operano nello stesso quartiere, per dimostrare ai politici e agli amministratori che quel modello che abbiamo indicato nel 2006 non è solo il logico sviluppo del ruolo del farmacista e della farmacia nella società italiana, ma è anche la giusta risposta alle esigenze della nostra sanità”.
 

16 maggio 2011
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