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Ordine dei medici. Maggioranza e opposizione concordi: riforma sì, abolizione mai

di Giovanni Rodriquez

Successo del convegno Fnomceo a Salerno. La politica risponde positivamente alle richieste di riforma dei medici ma fa quadrato contro posizioni ultrà che prevedano l'eliminazione degli Ordini. Interventi di D'Ambrosio Lettieri  e Barani (Pdl) e di Turco e Cosentino (Pd)

31 OTT - Passato alla Camera il Ddl Fazio che contiene la delega al Governo per la riforma degli ordini professionali di medici, farmacisti e veterinari, la Fnomceo ha chiamato politici di maggioranza e opposizione a confrontarsi sulle prospettive di questa riforma. Il dibattito si è svolto a Salerno sabato scorso, all'indomani del confronto serrato tra Sergio Rizzo del Corriere della Sera ed Amedeo Bianco presidente dei medici italiani.
A sentire i politici intervenuti, le idee ultra liberalizzatrici di Rizzo non sembrano avere seguito tra le file di senatori e deputati, indipendentemente dalla loro casacca politica.

Le posizioni espresse sono state infatti tutte concordi su alcuni punti chiave: l'Ordine dei medici non può essere accomunato agli altri Ordini professionali, svolge un ruolo peculiare e importante nell'interesse del cittadino, ma ha bisogno di essere governato e ammodernato per poter continuare a svolgere al meglio il suo compito.
Anche riguardo l'iter parlamentare del provvedimento, le posizioni sono sembrate unanimi. Sia Livia Turco (Pd), componente della Commissione Affari Sociali della Camera, che Luigi D'Ambriosio Lettieri (Pdl), segretario della Commissione Igiene e Sanità del Senato nonché vice presidente della Fofi, hanno auspicato che il provvedimento possa seguire un iter veloce e senza modiche anche al Senato. 
Se, a parere di tutti, parlare oggi di Ordini significa sollevare un argomento giudicato molto scomodo ed impopolare, è stato altresì riconosciuto che, l'Ordine dei medici, non può essere accostato ad altri Ordini professionali proprio per il delicato compito che svolge a servizio e tutela del cittadino, garantendo quel diritto alla Salute sancito dalla Carta Costituzionale. Come spiegato da Livia Turco, “sapere e competenze mediche necessitano di una rielaborazione costante che nasce dal campo. E, proprio l'Ordine – ha precisato – si configura come quella comunità che permette la rielaborazione di esperienze condivise. Dunque, si caratterizza come uno strumento necessario ed intrinseco allo svolgimento della professione medica”.
Il problema, sottolineato da Lettieri, è che l'Ordine si sorregge su un'impalcatura “inadeguata in quanto obsoleta, ma non certo inutile”. Il che rende necessario un ammodernamento dello stesso, “ma non fa certo venir meno la sua importanza a servizio dei cittadini – ha precisato - per la promozione della salute e la tutela nei confronti di quei fenomeni pericolosi di abusivismo”.
Nel corso del dibattito sono state evidenziate anche alcune pressioni contrarie che hanno a più riprese provato ad ostacolare l'iter del provvedimento. Proprio Lucio Barani (Pdl), componente della Commissione Affari Sociali della Camera, dopo aver dichiarato di aver ricevuto a più riprese “pressioni da parte delle compagnie assicuratrici per far ritirare il provvedimento”, ha auspicato che al Senato si riesca a resistere a questi tentativi per far arenare o modificare il testo. Sempre le grandi compagnie di assicurazione sono state tirare in ballo anche da Lionello Cosentino (Pd), membro della Commissione Igiene e Sanità del Senato. “Le compagnia di assicurazioni – ha detto - non hanno problemi a stipulare contratti con le Asl, tanto onerosi quanto inutili, andando a coprirle da grandi rischi di improbabile accadimento, mentre sono riluttanti e fanno pressioni per far venire meno quei provvedimenti che obbligano ad assicurare il singolo camice bianco ad esempio sull'errore medico”.
Sempre riguardo l'Ordine, si è da tutte le parti sottolineato come questo non vada confuso con un sindacato di medici. Il suo ruolo, come spiegato da Cosentino, è quello di “necessaria intermediazione a favore del cittadino nella sua richiesta di salute”. Non si può quindi parlare di un mercato sanitario. In questo senso, lo stesso Cosentino, ha portato ad esempio il caso Di Bella. “In nome del mercato e della libera scelta, anche a causa di un certo tipo di informazione – ha detto - molte persone hanno abbandonato quelle cure certe e scientificamente comprovate, come la chemioterapia, per affidarsi ad una cura che doveva essere ancora tutta da dimostrare”.
Del tutto favorevole, ed anzi fautore di una riforma dell'Ordine, è stato Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo. Proprio Bianco, a più riprese, ha voluto evidenziare come i medici “non temano il cambiamento, non hanno interessi di lobby da tutelare”. “Ciò che chiediamo – ha proseguito – è che possano essere riformati ed ammodernati, quegli strumenti che, ormai fermi a più di 60 anni fa, necessitano di essere rivisti per poter meglio governare l'Ordine nell'interesse e a tutela della salute del cittadino”.
Presente al dibattito, infine, anche il presidente Cao, Giuseppe Renzo, che ha spiegato come l'interesse degli odontoiatri non sia quello di creare una spaccatura interna all'Ordine dei medici per creare un loro Ordine autonomo, ma “semplicemente rivendicare una maggiore autonomia – ha concluso - e una rappresentatività peculiare all'interno dell'Ordine stesso”.
 
Giovanni Rodriquez

31 ottobre 2011
© Riproduzione riservata

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