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Dl Rilancio. Codirp: “La distribuzione ‘a pioggia’ deve essere evitata perché non solo non premia ma indispettisce”


Documento della Confederazione Dirigenti Pubblici in cui si analizza il provvedimento. “La gestione della Sanità dopo Covid-19 che riconfiguri i rapporti Stato-Regione, azzerando le disomogeneità purtroppo osservate da anni e in particolare durante la pandemia”.

29 MAG - “Prima fondamentale premessa con esplicita richiesta al Governo: mettere in campo una normativa di legge e, nei punti ove sia necessaria, anche costituzionale, a modifica del Capo V della Costituzione, razionalizzando e ridefinendo prima i rapporti e le competenze tra Amministrazioni Statali e Pubbliche Nazionali, e poi riconfigurando i rapporti Stato/Regione, al fine di porre rimedio alle disomogeneità e disparità tra Regione e Regione che, senza fare valutazioni di impostazione politica, hanno creato, soprattutto all’inizio dell’emergenza sanitaria, divergenze di impostazione che hanno provocato progressioni di contagi. Nella situazione di crisi emergenziale si è evidenziata la pluralità di fattori e competenze coinvolte, intersecante anche molti e diversificati aspetti della vita lavorativa e sociale delle persone, e quindi l’importanza di rapidamente sviluppare sistemi e funzioni gestiti da veri professionisti e non da orecchianti scientifici”.
 
È quanto sottolinea la Confederazione Dirigenti Pubblici CODIRP, che ha inviato ieri alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati un cospicuo riesame del Decreto Rilancio.  
 
Tiziana Cignarelli, Segretario Generale della Confederazione, accende i riflettori sulla “necessità di sburocratizzazione e semplificazione anche in tema di valutazione partecipativa e sul lavoro agile dei dirigenti pubblici”. Francesco Lucà, Presidente della Fondazione Area Radiologica, punta in particolare su una “gestione della Sanità dopo Covid-19 che riconfiguri i rapporti Stato-Regione, azzerando le disomogeneità purtroppo osservate da anni e in particolare durante la pandemia”.
 
Lucà mette in luce poi l’evidente necessità di riorganizzare il SSN sia in sede territoriale che ospedaliera. Sottolineando però che già un accordo Stato/Regioni del 2013, seguito da quello del 2016 avevano stabilito una indispensabile riorganizzazione dell’emergenza/urgenza, ma vanamente. “Confidiamo che ora il sistema reagisca correttamente, ma il Decreto ci sembra carente e generico sotto alcuni profili, seppur pieno di buoni propositi. Per esempio, si parla di potenziare l’assistenza infermieristica sul territorio, ma ci sembra un eufemismo visto che questa non esiste nella maggior parte dei casi e dove esiste è affidata a personale che deve essere completamente riqualificato perché utilizzato più per finalità di uffici amministrativi della burocrazia che per compiti sanitari e assistenziali. Non è detto che incrementare le indennità migliori il sistema. Si riaffaccia la cattiva abitudine di assume personale con incarichi di lavoro autonomo e Co.Co.Co, ricreando nuovo precariato di Stato”.
 
Critico anche sull’art. 2 del Decreto, relativo al potenziamento delle strutture COVID, che “tralascia la necessità di riprendere in pieno la gestione di tutta l’attività ordinaria, dopo anni di tagli dei posti letto”. “Evidenze statistiche – prosegue - stanno dimostrando che per il timore del contagio pazienti con problematiche gravi, come cardiopatici e ipertesi, non sono andati in ospedale e tanti sono stati i decessi per infarti ed accidenti vascolari. Augurandosi che la pandemia possa finire sotto controllo, se non esaurirsi totalmente, cosa ne faremmo di tanti posti letto per il Covid- 19? “
 
FLucà rileva anche che le risorse economiche per la premialità Covid-19 previste all’articolo 2, sono assegnate “senza nessuna distinzione, tra Dirigenza Medica e Sanitaria e Comparto. Un sistema così ideato rischia di creare conflittualità locali di categoria e soprattutto una distribuzione “a pioggia” che deve essere evitata perché non solo non premia ma indispettisce. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere lo spirito di un decreto che si chiama “Rilancio” e dimenticando quanto scritto nel “Cura Italia”. Insomma da “eroi ed angeli” a parole, si rischia di essere “dannati”. 
 
Infine richiama la realizzazione del FSE, previsto dal 2012 ma “mai seriamente avviato e in generale la necessità di sburocratizzare il sistema. Evitando di alimentare un nuovo precariato di Stato, con assunzioni con incarichi anomali, (probabile, vista la scomparsa, dalla prima stesura, della norma contenuta all’art. 255, che modificava l’art. 20, comma 11-bis, del D.L. n.75/2017, sostituendo la data 2019 con 2020), e un errato ricorso al lavoro agile, senza una adeguata rilevanza alle esigenze individuali”.

29 maggio 2020
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