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Oncologia. Cipomo: “Medico autentico driver dei percorsi terapeutici”


Si chiama Kairos il documento programmatico dei primari oncologi medici del Cipomo. Presentato al XVI Congresso nazionale chiuso sabato a Cosenza insieme all’altro grande progetto del Collegio: la green oncology.

21 MAG - E’ stato il futuro il tema della giornata di chiusura del XVI Congresso nazionale del Cipomo, il Collegio dei primari medici di oncologia, che si è svolto fino a sabato a Cosenza. Il saluto al congresso è stato dato con la presentazione di Kairos il documento programmatico di Cipomo sull’oncologia futura (2012-2022), frutto dell’elaborazione di un progetto avviato da tutti i primari oncologi medici italiani.
“Cipomo – ha affermato Sergio Crispino, past president Cipomo e ideatore del progetto Kairos - vuole guardare al futuro con metodo. Ha tra i propri scopi lo sviluppo dell’oncologia medica ospedaliera. Vi è la necessità di un profondo cambiamento cercando di promuovere per il nostro futuro il concetto di Metaintelligenza collettiva. Kairos illustra una precisa strategia, visione e azione comune di tutti i primari oncologi medici italiani Ora si apre la seconda fase, il confronto con le Istituzioni preposte e le Società scientifiche. La terza fase vedrà l’aggiornamento periodico di Kairos”.
Le tre, in particolare, le priorità indicate all’interno del documento: gli oncologi medici devono valorizzare dei modelli che siano tramite di cura tra ospedale e territorio. Inoltre devono essere sviluppati dei percorsi di patologia volti a promuovere l’oncologo medico come autentico driver. In ultimo è emersa la necessità di incrementare lo sviluppo delle reti come reale arricchimento per uno  sviluppo armonico  della assistenza e della ricerca nazionale.
 
Ma il XVI Congresso Cipomo è stato caratterizzato anche da un altro innovativo progetto, quello della green oncology. Il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, partecipando all’evento, ha sottolineato come la decisione dei primari medici oncologi di avviare una riflessione sulla “green oncology” rappresenti la la loro volontà di passare “da una medicina morbocentrica a una che pone al centro l’uomo per giungere a una nuova medicina geocentrica basata sulle risorse disponibili”. Per questo, secondo Galimberti, per giungere a questo risultato “occorre ritornare a una cultura greca che pone al centro la natura all’interno della quale l’uomo è una parte al pari dei vegetali e degli animali. Con l’avvento del Cristianesimo è stato posto al centro dell’universo l’uomo. In una società in cui – credenti e non credenti- sono tutti cristiani è difficile rimettere al centro la natura considerata solo materia prima”. Galimberti ha quindi indicato ai primari oncologi come i loro siano “ottimi propositi” – la conversione alla “green oncology - ma se “la nostra resta una cultura cristiana è difficile giungere a questo risultato. Occorre che i medici modifichino il loro impianto culturale e che ridiventi autenticamente ippocratico in quanto il medico che si fa filosofo è pari quasi a un Dio. Filosofia vuol dire cambiare cultura”.
 

21 maggio 2012
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