Gentile Direttore,
è già stato evidenziato da diversi commentatori come l'inserimento dell’articolo 434-bis nel Codice penale previsto dal D.L. 31 ottobre 2022, n. 162, aprirebbe scenari, rispetto alle possibilità di opprimere assembramenti, molto più ampi del cosiddetto "anti-rave" raccontato dai media mainstream. Il testo non parla, infatti, di “rave” ma di “raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
Condanniamo l’utilizzo strumentale che il governo Meloni fa della "salute pubblica" per giustificare un'operazione di tipo repressivo, volto a criminalizzare arbitrariamente le manifestazioni di dissenso, mentre i reali ed urgenti interventi a favore della sanità pubblica restano assenti tra le priorità dell’esecutivo.
Vogliamo, inoltre, cogliere l’occasione per analizzare i discorsi riguardanti l'uso e l'abuso di sostanze psicotrope che stanno accompagnando il dibattito. "Legalità e lotta alla droga" sono, infatti, le parole d'ordine del governo per giustificare la manovra che si prepara a compiere.
Le politiche di tolleranza zero e repressione sono fallimentari da sempre: non diminuiscono l'abuso di sostanze psicotrope, anzi aumentano gli effetti collaterali medici, psicologici e sociali dovuti allo stigma, le difficoltà nel sapere cosa si sta assumendo davvero e l’abuso stesso. Inoltre, sono un regalo a chi si arricchisce nell'illegalità e pesca, nel disagio psicosociale, schiavi emarginati da spendere come bassa manovalanza della piccola e grande criminalità organizzata.
Da anni la cultura dei free party contrappone a questa narrazione emarginalizzante una cultura della prevenzione, dell'uso consapevole, degli spazi chill per riprendersi, dell'educazione all’intervento in casi di urgenza ed emergenza, anche a fianco di operatori sanitari. Questi ultimi sono sempre più coinvolti sul territorio nazionale - come già avviene in altre parti d'Europa e del mondo - in alcune realtà e in progetti di prevenzione e di riduzione del danno.
Anche per questo motivo contestiamo il richiamo alla “salute pubblica” e la retorica retrograda e conservatrice sull'uso e abuso di sostanze, per promuovere un programma repressivo e che lascia volutamente esclusi tutti coloro che si occupano sul campo di questo tema.
Chi si cura di te?