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Spesa sanitaria. Che futuro vogliamo?

di Giovanni Fattore

14 MAR - Gentile Direttore,
la spesa sanitaria, sia pubblica che privata, è in Italia inferiore a quella dei principali paesi europei con cui ci confrontiamo. Solo per dare un’idea, spendiamo pro-capite poco più della metà della Germania. In un mercato unico dove prodotti e servizi circolano questo dato è particolarmente allarmante perché, tra l’altro, rischia di acuire la scarsa disponibilità di professionisti, soprattutto infermieri e medici. Di fronte a questa situazione, limitandoci agli aspetti finanziari, sono possibili tre scenari principali.

Il primo consiste nella reale presa d’atto politica della situazione e nella volontà di aumentare significativamente la spesa pubblica, dandole una priorità che, a parte il periodo del Covid, non ha avuto. Non è uno scenario probabile per diverse ragioni di cui due sono particolarmente importanti. Da un punto di vista generazionale, aumentare la spesa sanitaria pubblica vuole dire, ancora una volta, favorire la fascia della popolazione anziana. Forse non ha molti torti chi vorrebbe un rilancio, anche con risorse fresche, della scuola e dell’università che guardano più al futuro che al presente. La seconda ragione riguarda la governance politica. Lo stato paga ma i servizi sono responsabilità delle regioni. Un aumento del finanziamento della sanità pubblica ha costo politico per lo Stato i cui benefici sono raccolti dalle regioni.

Il secondo scenario consiste in una revisione e un aumento delle compartecipazioni alla spesa pubblica. Attualmente i “ticket” sono principalmente sulla specialistica e la diagnostica extra-ospedaliera mentre sono contenuti per quella farmaceutica e assenti per quella ospedaliera. In questo scenario si potrebbe aumentare significativamente i ticket sull’assistenza farmaceutica, restringere i criteri di esenzione, mettendo al contempo un tetto annuale alle compartecipazioni, e introdurre un contributo di 10/15 euro per la copertura delle spese alberghiere durante il ricovero ospedaliero. Sarebbe una manovra di 2 o 3 Miliardi, non poco per dare ossigeno al sistema. A questo scenario si potrebbe aggiungere anche l’eliminazione delle agevolazioni fiscali per la spesa privata e assicurativa, stimabili in 2 miliardi, che sono una spesa occulta e fortemente iniqua.

Il terzo scenario è andare avanti così, senza fare niente. Ne risulterebbe un progressivo indebolimento del SSN, una delle nostre istituzioni sociali più apprezzate anche a livello internazionale, con il conseguente incremento della spesa privata. Anche in questo caso si tratterebbe di una direzione verso un sistema più iniquo e, probabilmente, con anche rischi di perdere efficacia e persino efficienza.

Che scenario scegliere? E’ chiaramente una decisione politica, sia della maggioranza, che ha il potere legislativo ed esecutivo, che dell’opposizione che può mettere sul tappeto proposte coraggiose. Ma è anche una questione che riguarda la società civile. Gli Italiani vogliono veramente preservare il carattere solidaristico e universale del SSN?

Giovanni Fattore
Professore del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Università Bocconi

14 marzo 2023
© Riproduzione riservata

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