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Case della Comunità per campanile?

di Giovanni Iacono

04 AGO - Gentile Direttore,
il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come è noto, è finanziato dall’Unione Europea con 68,9 miliardi a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti che devono essere restituiti all’Unione Europea con gli “interessi”. A questo si aggiungono altri 13 miliardi del React Eu e il Fondo complementare di 30,62 miliardi con fondi del bilancio nazionale. In totale 235,12 miliardi di euro per realizzare 63 riforme. Una cascata di miliardi con la gran parte a debito che impongono la piena realizzazione degli obiettivi, degli investimenti e delle riforme altrimenti, mutuando Vitaliano Brancati, ‘dopo l’ubriacatura’ non verrebbe la ‘noia’ ma rimarrebbero le ‘macerie’ e i debiti con interessi.

Per la missione 6 sono in corso di progettazione e realizzazione 1.350 Case della Comunità.
Adesso il Governo nella proposta di rimodulazione del PNRR del 27 luglio 2023 ne prevede una diminuzione a 936 mentre gli Ospedali di Comunità, oggi previsti in numero di 400, diminuiranno a 304.

Il Ministero della Salute, lo scorso mese di aprile, ha riconosciuto la “Sicilia come una delle poche regioni italiane ad avere raggiunto il 100 per cento degli obiettivi fissati dal PNRR per la realizzazione delle strutture di sanità territoriale’. Il dipartimento per la Pianificazione strategica dell’assessorato regionale della Salute della regione Sicilia con nota pubblicata sul proprio portale si dà merito del rispetto delle tempistiche fissate nel contratto istituzionale di sviluppo con il Ministero della Salute.

In Sicilia 156 progetti approvati per le Case di comunità, 43 gli Ospedali di comunità, 50 Centrali operative territoriali.
Si raggiungono gli ‘obiettivi’ ma ‘come’ si raggiungono gli obiettivi lascia molto perplessi ! Addentrandosi nel piano degli interventi emerge che in provincia di Ragusa composta da 12 comuni sono in corso di realizzazione/interventi n 9 case di comunità.
Sono previste 9 case di comunità di cui 2 Hub, una a Modica per un importo di oltre 4 milioni di euro ed una a Vittoria per un importo di circa 1, 2 milioni.

Altre 7 Case di comunità spoke in 7 in comuni: Monterosso Almo di 2.783 abitanti, realizzazione Casa della Comunità 2,3 milioni di euro, Giarratana di 2.830 abitanti realizzazione casa della Comunità di 750.000 euro, Chiaramonte Gulfi numero abitanti 7.988 realizzazione casa della comunità di 1,410 milioni di euro, Acate 10.576 casa della Comunità 746.410 euro, S. Croce Camerina 10.979 realizzazione casa della Comunità 750.000 euro, Pozzallo con 18.879 abitanti è prevista una Casa della Comunità fondi PNRR e il PTA per un importo finanziato con fondi ex art. 20 l. 67/88, per un importo complessivo quasi 3 milioni di euro, Ispica 16.239 abitanti, realizzazione casa della Comunità 1,212 milioni di euro. Le case di comunità, in provincia di Ragusa, finanziate con fondi PNRR per circa 12,5 milioni di euro.

Le case di comunità spoke devono avere, necessariamente, equipe multiprofessionali (MMG, PLS, specialisti ambulatoriali e dipendenti, infermieri e figure professionali sanitarie e socio-sanitarie), presenza medica e infermieristica almeno h12 e 6 giorni su 7, punto unico di accesso socio sanitario (PUA), punto prelievi, alcuni servizi ambulatoriali specialistici per le patologie ad elevata prevalenza, servizi di prevenzione e promozione della salute con l’infermiere di famiglia o di comunità e ambulatori infermieristici per la gestione integrata delle cronicità, sistema integrato di prenotazione CUP, ecc. Tutte le case di comunità spoke devono essere collegate con la casa di Comunità di riferimento HUB.

Non è prevista la Casa di Comunità nel comune capoluogo di Ragusa che ha 73.000 abitanti, malgrado gli standard del DM 77 prevedano una casa di comunità ogni 40.000-50.000 abitanti. La mancanza di Casa della Comunità a Ragusa appare totalmente incomprensibile se non inverosimile. Manca anche a Comiso e Scicli. La motivazione sembrerebbe quella di avere previsto un ‘ospedale di comunità’ in ognuno di questi Comuni. Forse la moda ricorrente che ‘uno vale uno’ o, probabilmente, a chi ha fatto le scelte non è chiaro che ‘Casa della Comunità’ ed ‘Ospedale di Comunità’ oltre ad avere funzioni diverse, non sono ‘incompatibili’.

Viene ‘riordinata’ la rete assistenziale con al centro la Casa della Comunità che è una struttura sanitaria ed un modello di intervento multidisciplinare, il luogo scelto e privilegiato per la progettazione degli interventi di integrazione socio sanitaria e di carattere sociale, deve essere luogo fisico visibile e facilmente accessibile per la comunità di riferimento e in queste strutture si devono poter fornire tutti i servizi sanitari di base.
Il punto di riferimento continuativo per la popolazione è la città capoluogo che ha, peraltro, il maggior numero di abitanti della provincia ma non ha la Casa della Comunità perché ha ‘ottenuto l’Ospedale di Comunità’. Il tutto, del tutto, fuori standard DM 77.

A questo punto almeno una domanda sorge spontanea: ‘quali sono gli OBIETTIVI che sono stati raggiunti?’. Chi doveva pianificare, programmare, verificare e controllare sulla base di quali criteri ha operato?

Nutro, purtroppo, fondate certezze sul fatto che questa organizzazione - con Case della Comunità realizzate con milioni euro (in prestito) in piccolissimi Comuni e non previste in Comuni che rientrano totalmente nei parametri - sul ‘campo’ che è quello dei bisogni reali della popolazione non funzionerà sia per il personale mancante sia per motivazioni logiche e logistiche.

Probabilmente le scelte politiche sono state dettate da ragioni che esulano dagli obiettivi enunciati nel DM 77, non tengono in alcun conto della mappatura dei bisogni di salute, produrranno spesa pubblica in maniera errata ed accentueranno, esponenzialmente, i disagi dei Cittadini nei Comuni coinvolti.

Penso che si possa ancora correre ai ripari e realizzare, in fase urgente di revisione del piano, una Casa della Comunità estesa, HUB, a Ragusa magari nell’ampia struttura inutilizzata dell’ex Ospedale civile (con una ridottissima spesa per adeguarlo) in stretto raccordo con i COT ai presidi sanitari e socio sanitari dei Comuni limitrofi.

Si auspica che il ‘caso’ di Ragusa sia isolato ma, purtroppo, non penso ed è necessario che le Regioni, prudenzialmente e in tempi brevissimi, rivedano, con attenzione, le scelte effettuate e possano ‘riparare’ a situazioni così, macroscopicamente, incomprensibili.

Giovanni Iacono
Presidente Federsanità-Anci Sicilia

04 agosto 2023
© Riproduzione riservata

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