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Sovraffollamento dei Ps, mancano ancora soluzioni credibili e praticabili

di Giuseppe Belleri

10 GEN -

Gentile Direttore,
puntualmente al culmine dell’ondata influenzale invernale divampano le polemiche sul sovraffollamento dei Pronto Soccorso che vedono il MMG sul banco degli imputati per inadempienza professionale, mentre gli osservatori più avveduti sono concordi nella “diagnosi” del fenomeno: all’origine dell'annoso problema invernale vi è il boarding, vale a dire la lunga permanenza nei locali del PS dei pazienti bisognosi di ricovero in attesa di un posto letto disponibile, in genere pazienti con polipatologie croniche riscutizzate dall'influenza o in precario compenso.

Come noto il boarding è l’effetto emergente di tre concause di lungo periodo:

Le conseguenze empiriche di queste lente trasformazioni a diversi livelli sistemici emergono in modo eclatante durante i periodi di stress organizzativo, come nelle prime ondate di Covid-19 o con l’epidemia influenzale delle ultime settimane. Ad esempio in questi giorni nel Lazio sono oltre un migliaio i pazienti in boarding. Per avere una conferma “in acuto” dei contraccolpi locali di un cambiamento sistemico improvviso basta osservare l’effetto della chiusura dell’ospedale di Tivoli, che ha scompensato la rete dell’emergenza sanitaria laziale producendo un inedito boarding, quello delle ambulanze parcheggiate per ore all’ingresso del nosocomio in attesa di un posto in PS per il paziente soccorso.

Sul versante territoriale le cose non vanno meglio, visto che siamo nel pieno di uno storico ricambio generazionale mal gestito che si traduce in

Il sovraffollamento è stato meno intenso durante le ondate invernali del Covid-19 2020-2021 e 2021-2022, quando grazie al distanziamento sociale e alle mascherine i virus influenzali hanno battuto in ritirata. Si sono rifatti in queste settimane, assieme ad una molteplicità di altri microorganismi, provocando un picco di “influenzati” senza precedenti da quando nel 2010 è attiva la rete Influnet. Nonostante queste oggettive criticità il MMG, secondo la vulgata mediatica prevalente, sarebbe il primo responsabile del mancato filtro all'accesso in PS, sebbene in realtà nei 3/4 dei casi i codici minori si auto presentano in PS senza la preventiva consultazione del medico curante e non è certo possibile impedire questa scelta.

La risultante di questi processi di lungo periodo e contingenti è il sovraffollamento per l'epidemica influenzale, superiore alle risorse organizzative disponibili, con l’accumulo di codici minori accanto ai polipatologici cronici in precarie condizioni, parcheggiati in attesa del trasferimento in un reparto ospedaliero, con un doppio impegno per i professionisti sanitari: il monitoraggio continuo dei pazienti in boarding a cui si aggiungono i normali compiti di triage e la gestione dei nuovi ingressi.

Sul versante extra-ospedaliero non mancano i problemi, a partire dalla ristrutturazione della rete territoriale del PNRR che nelle intenzioni doveva costituire un'alternativa al PS intercettando sul territorio il 90% dei codici bianchi e il 60% dei verdi, percentuali indicate nelle schede del PNRR che equivalgono un calo di oltre il 50% di tutti gli accessi. Questi obiettivi appaiono poco realistici se si confrontano con i risultati conseguiti della rete sociosanitaria emiliana composta da 130 Case della Salute (CdS) che hanno contenuto del 16,1% il ricorso al PS, soprattutto tra gli assistiti dei MMG che svolgono la loro attività nelle strutture (-25,7%). Si tratta di percentuali ben lontane da quelle ipotizzate dal PNRR per le Case della Comunità (CdC) anche perché nel frattempo le iniziali 1350 finanziate con il DM77 – 1 ogni 45-50 mila abitanti - si sono ridotte di 1/3 dopo la rimodulazione del luglio 2023, per un rapporto che sale a 1 Casa ogni 63mila abitanti circa.

Ma c'è di più. Ci si potrebbe aspettare che le risorse del PNRR destinate all'Emilia venissero utilizzate per estendere ulteriormente la rete delle CdC onde contenere in maggior misura i codici minori. Invece la regione ha scelto un’altra strada, vale a dire l'attivazione su tutto il territorio della rete dei CAU in alternativa alle CdC come presidio per le urgenze minori. Questa decisione strategica dimostra la scarsa affidabilità ed efficacia della rete sociosanitaria territoriale nell'intercettare i codici bianchi sul territorio.


Se perfino la regione più avanzata in Italia non ha più fiducia nella possibilità delle CdC di offrire una credibile alternativa al PS, come invece ipotizza irrealisticamente il PNRR, che contributo possono dare i medici dell'assistenza primaria, isolati od organizzati in piccoli gruppi? Queste scelte dovrebbero far riflettere quanti continuano ad additare all'opinione pubblica il "colpevole", invece di proporre soluzioni credibili e praticabili per problemi maledettamente complessi.

Dott. Giuseppe Belleri
Ex MMG - Brescia



10 gennaio 2024
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