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Arresti domiciliari in luogo di cura per pazienti psichiatrici autori di reato. In Veneto qualcosa non va?

di Andrea Angelozzi

24 GEN -

Gentile direttore,
talune vicende riescono a condensare ed esemplificare alcuni problemi di politiche progettuali che riguardano la salute mentale. Un buon esempio al riguardo, a mio parere, è la questione della attivazione da parte della Regione Veneto, con DGR n. 210 del 18 febbraio 2020, di una “struttura sanitaria sperimentale residenziale idonea per l'applicazione della libertà vigilata residenziale (art. 228 cp), ovvero per gli arresti domiciliari in luogo di cura (art. 284 cpp) per pazienti psichiatrici autori di reato, finalizzata a garantire, laddove necessario, un adeguato approfondimento giuridico-forense per supportare le decisioni della magistratura competente”.

Rimodulando una richiesta del Tribunale di Venezia di incrementare i posti in Rems disponibili in Veneto, con questa DGR sono stati attivati, presso la struttura privata degli Istituti Polesani di Ficarolo (Rovigo), 30 posti letto articolati in due aree con finalità distinte; troviamo infatti l’Area di Profilazione (nucleo 20 P.L.) nella quale la finalità è di eseguire un approfondimento della situazione clinica ai fini della analisi criminale, e l’Area di Collocazione (nucleo 10 P.L.) che permette, una volta emessa l’ordinanza del Magistrato, di garantire la tempistica necessaria per l’inserimento dell’utente nella struttura detentiva individuata. Tale struttura, che non sarebbe quindi formalmente una Rems, ha poi avuto una serie di delibere attuative fino alla sua realizzazione nell'aprile 2023.

Un aspetto interessante è l’area CePAC (Centro di Profilazione e Analisi Criminologica), destinata ad una attività di profilazione criminale, che dovrebbe aiutare il Magistrato nella valutazione degli interventi che riguardano il reo folle. Per questa attività, seguendo la Carta dei Servizi, ci si basa sulla osservazione clinica e su una serie di indagini psicodiagnostiche, incentrate in particolare su una batteria di test. Il progetto originario comprende circa 16 valutazioni in ambito cognitivo, psicopatologico e dei bisogni di cura, mentre in ambito di profilazione criminologica sono indicati due test: la HCR-20 e la PCL-R. Il costo della permanenza quotidiano era previsto in (massimo) 290 € al giorno - allineato quindi con le Rems in Veneto - per un periodo preventivato in 6 mesi.

Quali sono le questioni che questa vicenda pone?

La prima è la scelta di dove investire. In una situazione come quella Veneta, dove la spesa per la salute mentale è agli ultimi posti in Italia, dove i dati SISM 2022 ci dicono che gli psichiatri - per impoverimento storico e non solo carenze attuali - sono meno di due terzi e gli psicologi circa la metà rispetto alla media nazionale, dove i reparti di neuropsichiatria a parte i pochi letti presenti nelle università di Padova e Verona sono ancora un miraggio, portando minori di 14 anni al ricovero nei Reparti psichiatrici per adulti, la Regione investe in strutture di profilazione criminale per rei folli. La struttura è dotata complessivamente sulla base del Decreto 97 della Area Sanità e Sociale del 19/09/2020 di 5 medici, 3 psicologi, 16 infermieri, 12 OSS, e Assistenti Sociali e 2 Educatori, con standard da fare invidia a qualunque servizio del Veneto. Mi domando se questa sia una risposta alle paure della popolazione o alle necessità di cura e riabilitazione della salute mentale di una Regione.

La seconda è la base scientifica di queste scelte, ove sembrano avere più spazio le fantasie della psicologia popolare che non la realtà scientifica. Non si comprende perché la osservazione, in una condizione fortemente particolare che una istituzione simil Rems può offrire, debba permettere una migliore conoscenza di come una persona si comporterebbe negli ambienti ordinari di vita, suggerendo ancora una volta l’idea che nella violenza prevalgano più gli aspetti personali che non quelli situazionali, come invece smentito dalla letteratura scientifica sulla violenza (1). Non si comprende poi il privilegio dato a due test di cui che le metanalisi hanno dimostrato la fragilità predittiva (2,3). Una fragilità che è stata recentemente sottolineata peraltro anche per l’attività di profilazione criminale in genere (4, 5).

La terza è quanto vengano tutelati i diritti del malato mentale, che di fatto viene sottoposto ad una specie di perizia protratta, senza tuttavia avere la possibilità di una paritaria presenza del proprio consulente di parte e senza quindi un aperto contraddittorio fra esperti sulla base di dati condivisi. E che sia una "quasi perizia" viene confermato dal fatto che un documento specifica che i pazienti che hanno in corso perizie non possono essere ammessi alla struttura perché di tratterebbe di attività sovrapponibili.

La quarta è che - ancora una volta - fondi pubblici per la salute mentale vengono indirizzati ad attività in strutture private non lasciando peraltro ai DSM molta parola il merito ma lasciandogli gli oneri per provvedere agli eventuali aspetti di indagine strumentale o di urgenza per gli utenti della struttura.

Infine mi compisce che mentre non si riesce ad avere dati sullo stato dei servizi per adulti e minori nelle singole Ulss del Veneto, iniziative come questa sono ampiamente propagandate in convegni come quello di presentazione della struttura tenuta a dicembre 2023 a Venezia.

Che ci sia qualcosa che non va in tutto ciò?

(1) Bonta, J., Law, M., & Hanson, K. (1998). The prediction of criminal and violent recidivism among mentally disordered offenders: a meta-analysis. Psychological bulletin, 123, 2: 123–142. DOI: 10.1037/0033-2909.123.2.123

(2) Martens W. H. (2008). The problem with Robert Hare's psychopathy checklist: incorrect conclusions, high risk of misuse, and lack of reliability. Medicine and law, 27, 2: 449–462.

(3) Challinor, A., Ogundalu, A., McIntyre, J. C., Bramwell, V., & Nathan, R. (2021). The empirical evidence base for the use of the HCR-20: A narrative review of study designs and transferability of results to clinical practice. International journal of law and psychiatry, 78, 101729. DOI: 10.1016/j.ijlp.2021.101729

(4) Chifflet, P. (2015). Questioning the validity of criminal profiling: an evidence-based approach. Australian & New Zealand Journal of Criminology, 48, 2: 238-255. DOI: 10.1177/0004865814530732

(5) Greiwe, T., & Khoshnood, A. (2022). Do We Mistake Fiction for Fact? Investigating Whether the Consumption of Fictional Crime-Related Media May Help to Explain the Criminal Profiling Illusion. SAGE Open, 12, 2. DOI: 10.1177/21582440221091243.

Andrea Angelozzi

Psichiatra



24 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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