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Una cucina senza chef

di Enzo Bozza

26 FEB - Gentile Direttore,
ci piace tanto chiacchierare, siamo greci con la cultura dell’agorà, della piazza dove è nata la Democrazia, così bella e comoda sulla carta, ma tanto difficile da praticare. E qui, arrivano i guai, quando si tratta di mettere mano a un sano pragmatismo con cui le cose funzionano. La Sanità Pubblica non funziona: sono tantissimi i sintomi di una malattia che sta lentamente uccidendo il sistema. I medici fuggono e i pazienti si sentono sempre più orfani, si ricorre sempre di più all’unica cosa a portata di mano, quei pronto soccorso ingolfati da tutto quello che il cittadino considera emergenza.

A torto o a ragione, se c’è un problema di salute la valutazione dei codici di gravità spetta ai medici, per i cittadini tutto è codice rosso e come dar loro torto, se hai un mal di denti una mattina di sabato? Se ti viene un dolore al petto, potrai dire, tu cittadino, se hai un infarto o gli effetti della peperonata del pranzo? Il problema centrale è la discrepanza tra la domanda di salute dei cittadini e quello che offre la casa in termini di risposte. Tanta domanda, servizi al collasso. E noi tutti, sulle pagine di QS a disquisire con sottile e arguta analisi sulla fenomenologia del caos con dotta esposizione di decreti, proposte di legge, piani di intervento, cattedratica tipologia delle misure di intervento, economia di sistema e analisi statistica a colpi di tre polli in due, come recitava Trilussa.

La Cultura dell’Agorà, tragedia greca dove tutto è catarsi, tranne rimboccarsi le maniche e darsi da fare per fare la torta con gli ingredienti che abbiamo in casa. Abbiamo tutto: i medici di base, i pronto soccorso, i reparti ospedalieri, i distretti sanitari, la guardia medica, il 118 con le ambulanze e gli elicotteri e abbiamo anche un governo che deve coordinare tutto questo, come uno chef in cucina che deve decidere che torta fare per i commensali. Gli ingredienti ci sono tutti, qualche perplessità è legittima sullo chef, perché a occhio e croce, la torta viene su molto male considerando i risultati e il generale malcontento dei commensali che ora arrivano anche alle mani.

È necessario dare qualche dritta allo chef, anziché continuare a disquisire tra noi aiuto-cuochi nel retrobottega di QS. Si incominci col dire che il servizio sanitario pubblico è una catena di operatori per la quale ogni anello è importante, se si vuole che la catena regga, è necessario che ogni anello faccia la sua parte. Non ci sono anelli di serie A e anelli di serie B, tutti gli operatori devono essere nella stessa barca e remare nella stessa direzione: tutti dipendenti del SSN con un trattamento retributivo equo e in linea con gli standard europei. Stesse garanzie e tutela del lavoro. Diritto alla formazione accademica, libera e di carriera, per tutti. Bisogna ritornare a presidiare il territorio con i medici di base presenti e reperibili per tutti quei codici bianchi che finiscono erroneamente in pronto soccorso. Anche per gli enormi costi di questo setting sbagliato dove inevitabilmente si ricorre spesso alla medicina difensiva, con tantissimi esami inutili, perché il paziente in pronto soccorso è uno sconosciuto.

E a questo proposito, perché non viene realizzato un fascicolo sanitario elettronico disponibile per tutti gli operatori sanitari? Per ragioni di privacy, per cui al medico servono 48 password per accedere alle informazioni cliniche del paziente e poi il paziente stesso pubblica su facebook tutte le ecografie ostetriche del pupillo che sta per nascere? Idiozie all’italiana dove anziché fare, si preferisce l’antilingua del burocrate, come diceva Calvino. Giri di parole sul nulla, privi anche di valore semantico.

Se proprio non si riesce a filtrare il codice bianco, allora si istituiscano nei pronto soccorso gli ambulatori di medicina di base gestiti a turno dai medici del territorio, snellendo le procedure. Tanta burocrazia negli ambulatori di medicina generale? Facciamo funzionare realmente i distretti sanitari con gli amministrativi che gestiscano ausilii, assistenza al domicilio, esenzioni per patologia, documenti di diritto e invalidità. Ricette realmente dematerializzate senza foglietti bianchi e valore annuale della prescrizione, evitando accessi continui dei pazienti in ambulatorio per terapie croniche.

E poi, a che servono i piani terapeutici, per risparmiare qualche euro dando del cretino, per definizione, al medico di base che deve controfirmare una tonnellata di moduli? L’elenco degli ingranaggi ingrippati potrebbe andare avanti per giorni, ma mi fermo qui per non trasformare un concetto in prolissa bulimia verbale. Il concetto è la torta: ottimi ingredienti ma pessimo chef.

Enzo Bozza
Medico di base per i comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)

26 febbraio 2024
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