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Una convenzione per i giovani, vista da un vecchio

di Enzo Bozza

04 MAR - Gentile Direttore,
il titolo dell’editoriale di Alberto Oliveti, il presidentissimo della Fondazione Enpam sulle pagine del Giornale della Previdenza, è suggestivo e ammiccante, fin dal titolo: si aggira intorno al rinnovo della convenzione a febbraio e strizza l’occhio ai giovani colleghi che, di fronte a tanta abbondanza, non si sa perché preferiscono fare altro che essere medici di base convenzionati.

Partiamo da questa anomalia semantica: perché la medicina di base convenzionata così osannata dai massimi sistemi come Enpam e Fimmg poi, di fatto, induce alla fuga dei giovani medici che scelgono altro e dei vecchi medici che scelgono la pensione anticipata? Perché un lavoro così bello e gratificante viene snobbato da molti? E non mi riferisco solo ai medici, perché da qualche tempo, anche la stampa e i cittadini descrivono la medicina di base con una certa insofferenza. Qualcosa non torna nei ragionamenti di Oliveti e absit iniuria verbis non lo dico con malignità, non voglio pensare ai soliti interessi di parte per cui a molti fa estremamente comodo conservare l’attuale stato delle cose.

Scrivo con animo puro, presentando delle personalissime osservazioni. Dice Oliveti che il sistema convenzionato garantisce autonomia, universalità delle cure, eguaglianza e equità di accesso alle prestazioni. Mi chiedo, al di fuori della convenzione, i medici sono tutti grandi criminali dediti al malaffare? Prima ancora del contratto di lavoro, non esiste un’etica professionale del medico sancita dal Giuramento di Ippocrate? O dobbiamo credere che la prestazione di un medico dipenda dalla modalità contrattuale? Se convenzione è meglio, al di fuori di essa, diventiamo dei farabutti.

Sempre, il Dott. Oliveti, afferma che l’attuale sistema convenzionato della medicina di base, garantisce il rapporto fiduciario. Questo, avverrà sicuramente su Marte, perché dalle mie parti, sulla terra, il paziente sceglie il medico, e quel medico, solo per questioni di territorio e nove volte su dieci, il medico scelto è uno sconosciuto per il paziente. Il rapporto fiduciario verrà dopo, con anni di frequentazione e, molte volte non basta, e si rescinde il rapporto idilliaco perché molto spesso, i pazienti contrariati cambiano medico come è uso cambiar le mutande. Basta una prestazione legittimamente negata. Ma chi siamo noi per discutere una prestazione, e con quale legittimità?

Sempre secondo il presidentissimo, le nuove norme assicurano mezzi e metodologie per affrontare il territorio pluripatologico e senile. Ma i giovani medici, in concreto, sanno benissimo che dovranno trovarsi un ambulatorio, affittarlo, munirlo di tutta la strumentazione, dotarsi di sistemi informatici e mettere benzina nel serbatoio, e tutto a loro spese. Sanno benissimo che dovranno recarsi in ambulatorio con l’influenza o il colpo della strega perché non troveranno un sostituto e sanno altrettanto bene che difficilmente potranno andare in ferie se non con l’aiuto di altri colleghi e con un gran colpo di fortuna, se troveranno un sostituto, dovranno pagarlo di tasca loro e profumatamente. Mi chiedo, dove sono i potenti mezzi a disposizione con la nuova convenzione?

Afferma, il Dott. Oliveti, che abbiamo piena autonomia e non dipendiamo da ordini di servizio provenienti dall’alto. Francamente, se dovessi scegliere, preferirei avere un capo, anziché 1800 e ognuno con una propria idea di servizio, che mi bombardano di telefonate, mail, sms e whatsapp.E poi, certificati, piani terapeutici, norme di prescrizione, note AIFA, diktat del servizio farmaceutico territoriale, prescrizione ausilii, invalidità, le mille trascrizioni di esami e terapie “suggerite” dai colleghi specialisti, cosa sono se non ordini di servizio? E questa sarebbe la nostra autonomia e libertà? Quando un MEDICO, scrive un editoriale, da MEDICO mi aspetto onestà intellettuale, oggettiva visione dei fatti, come da nostra disciplina. Non ammetto la visione politica, perché finisce sempre per essere di parte. Sempre absit iniuria verbis mi asterrò dal considerare il comodo orticello altrui e vi parlerò solo del mio: a Pasqua, vorrei andare a trovare mia madre in Puglia.

Non so se sarà possibile, perché qui in Cadore trovare un medico sostituto è come avvistare una foca monaca sul Monte Antelao. Forse, quando andrò a lavorare su Marte, mi atterrò a quanto scrive il nostro Presidente.

Enzo Bozza
Medico di base per i Comuni di Vodo e Borca di Cadore (BL)

04 marzo 2024
© Riproduzione riservata

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