Gentile Direttore,
la centralità del cittadino-paziente rispetto al diritto alla salute, si realizza quando le prestazioni appropriate prescritte dal medico, vengono fornite nei tempi clinici e nei modi – gratuito o con il ticket – previsti da Servizio sanitario nazionale.
Per intenderci: un’ecografia a sei mesi può essere fuori dai tempi clinici; se invece viene accordata nei tempi, ma a chilometri di distanza, il suo costo sovrasta il ticket o vanifica l’eventuale gratuità. E quando accade, anche tenendo conto dell’età e dell’autonomia del paziente, si nega di fatto il diritto sancito dalla Costituzione.
L’articolo 32, va ricordato, stabilisce che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto individuale e interesse collettivo e dà assistenza gratuita agli indigenti. I livelli essenziali di assistenza (Lea) previsti dal Servizio sanitario nazionale, finanziati dalla fiscalità generale o da ticket di compartecipazione alla spesa, possono poi essere assicurati con mezzi pubblici o privati accreditati. C’è pari dignità.
In questo c’è un parallelismo evidente fra la previdenza e la sanità: la funzione è pubblica, ma i mezzi per perseguirla – come nel caso dell’Enpam – possono essere privati. Così ci insegna la Costituzione.
Enpam come fondazione privata a scopo pubblicistico, si occupa dei professionisti medici. Le sue aree di competenza riguardano in particolare i flussi contributivi che derivano dal lavoro medico autonomo – anche in forma societaria – e gli investimenti che devono dare redditività e preferibilmente avere ricadute positive sul lavoro degli iscritti. Tutto questo al fine di finanziare le prestazioni post lavorative o pro-lavorative e consolidare la consistenza del patrimonio dell’ente, garanzia primaria di sostenibilità nel tempo.
L’ente di previdenza non ha invece competenza sul finanziamento né sulla programmazione sanitaria pubblica – Piano sanitario nazionale, criteri di accreditamento, definizione dei Lea, legislazione concorrente di Stato e Regioni – né sull’uso della fiscalità.
Credo che al cittadino-paziente (insopportabile quando lo si definisce utente o cliente) interessi ricevere prestazioni – pagando il ticket se deve – nella qualità, appropriatezza clinica e prossimità del servizio, a prescindere che l’erogatore sia pubblico o privato accreditato.
A tutti noi sta a cuore difendere i principi universalistici e l’eguaglianza effettiva del Ssn, la gratuità delle prestazioni o il diritto a curarsi con il ticket nell’ambito dei Lea.
Tradire il cittadino sarebbe lasciarlo nelle condizioni di non ricevere le prestazioni a cui ha diritto, o di far sì che le debba pagare di tasca propria quando potrebbe/dovrebbe averle in regime pubblico o accreditato.
La Fondazione Enpam, esercitando il suo ruolo nel mettere a reddito i contributi incassati per finanziare le prestazioni istituzionali, investe ora anche sulla sanità accreditata. Un modo in più per difendere il Ssn, per cui lavora la maggior parte dei suoi contribuenti, e per mantenere saldo l’indirizzo dell’iniziativa privata verso la centralità del cittadino-paziente.
Alberto Oliveti