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Le soluzioni ‘vintage’ non fermeranno la fuga dei medici

di Claudio Maria Maffei

09 MAG -

Gentile direttore,
nella interessante intervista pubblicata ieri su Qs il Professor Rocco Bellantone, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha fatto alcune dichiarazioni sul tema della “fuga dei medici” meritevoli di un commento. Commento che mi permetto di fare anche alla luce della comune esperienza di studenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Università Cattolica di Roma, anno di iscrizione 1971/1972. In generale le dichiarazioni del mio illustre (nel significato più positivo del termine) compagno di corso fanno pensare che la sua esperienza accademica non gli abbia lasciato il tempo di mettere il naso fuori da Largo Agostino Gemelli, sede della Facoltà e del Policlinico.

Vorrei quindi aggiornarlo su quello che è successo negli ultimi decenni nella sanità pubblica italiana partendo da alcune sue affermazioni sulla malaugurata scomparsa della triade primario-aiuto-assistente, sulla sciagurata riduzione nel numero dei primariati e sulla totale assenza di forme di valutazione dei professionisti.

La scomparsa della triade verticale gerarchica primario-aiuto-assistente è stata introdotta con la intenzione di prevedere una organizzazione capace di valorizzare i percorsi professionali di ciascun dirigente medico caratterizzandoli in senso organizzativo e/o professionale lasciando comunque la figura del “primario” cui si è dato solo un nome diverso: Direttore di Struttura Complessa. Poi si può discutere della buona applicazione di questa scelta, ma non si può certo discutere la sua validità in termini di spinta a modelli organizzativi innovativi rispetto a quelli gerarchici che giustificavano la piramide della triade. Per fortuna il Professore non ha dichiarato il suo sconforto per la perdita della Caposala, sennò l’effetto nostalgia sarebbe stato ancora più completo.

La riduzione nel numero dei primariati è stata a sua volta legata alle profonde modifiche nella struttura della offerta ospedaliera con la riduzione conseguente del numero di unità operative ospedaliere. Operazione spesso fatta male (quella della riduzione delle unità operative semplici è stata fatta anche molto peggio), ma anch’essa logica in termini di impostazione.

Quanto alla assenza di momenti di valutazione, qui siamo proprio fuori da ogni minima consapevolezza sui meccanismi di funzionamento reali del Ssn: di valutazione se ne fa persino troppa in applicazione della cosiddetta Riforma Brunetta, ma si fa male. Quel mondo fatto di schede di budget, di obiettivi di equipe e individuali, di monitoraggi trimestrali, di indicatori di verifica e così via. Altro che mancanza di meccanismi di valutazione.

Su altri punti si può invece concordare come la necessità di adeguare e differenziare il trattamento economico (facile a dirsi, ma difficile a farsi) e la necessità di aumentare la formazione degli specialisti (anche qui più facile a dichiararsi che a riuscirci).

In generale dalla intervista del Professor Bellantone emerge una voglia, molto positiva in una carica istituzionale così importante, di partecipare al dibattito sulla crisi del Ssn e in particolare sul tema cruciale della fuga dei professionisti in tutte le direzioni, tranne quella del sistema pubblico. Contemporaneamente emerge una visione per così dire vintage della sanità pubblica, che è tipica dell’Università che con questo mondo ha difficoltà a integrarsi “veramente”. Non si ricava dalla intervista alcun riferimento al lavoro medico nelle strutture e nei servizi territoriali, come non c’è alcun riferimento a fattori decisivi nelle scelte professionali come la possibilità di lavorare in strutture ospedaliere con standard organizzativi migliori perché inserite in reti ospedaliere meno disperse e con volumi di attività più adatti a far crescere le competenze. Così come manca qualunque riferimento al peso crescente di “nuovi” professionisti con cui il medico deve imparare a lavorare secondo un modello interprofessionale.

Dal Presidente dell’Istituto di Sanità è legittimo aspettarsi uno sguardo innovativo in avanti e non uno sguardo nostalgico all’indietro. Detto tra noi vecchi compagni di corso.

Claudio Maria Maffei

Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche



09 maggio 2024
© Riproduzione riservata

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