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Gli infermieri di Milano, Lodi, Monza e Brianza per la difesa del Ssn

di Giovanni Muttillo

13 DIC - Gentile direttore,
salviamo il nostro Servizio Sanitario. È questa una delle priorità immediate, una delle urgenze su cui è opportuno puntare i riflettori oggi. I dati macroeconomici sono sotto gli occhi di tutti. La crisi economico-finanziaria globale porta con se effetti negativi, che provocano meno reddito a causa della recessione e della disoccupazione, un elevato debito pubblico e gravosi pacchetti di austerità nei bilanci nazionali in tutta Europa.
 
A ben vedere le misure dei patti di stabilità, per i diversi sistemi sanitari europei, ci si rende conto che non stiamo messi bene.
Ancorché, vi sia un dibattito vivace nella comunità degli economisti sanitari ed in quella scientifica, sulla rilevanza dell’impatto demografico dell’invecchiamento sulla spesa sanitaria in rapporto al PIL, è comunemente acclarato che gli effetti delle malattie croniche degenerative e soprattutto l’aumento di spesa per tutte le aree, che sono border line, tra sanitario e socio-assistenziale, possono mettere sotto scacco la stabilità dei sistemi di protezione della salute e di protezione sociale.
 
Già il Rapporto OCSE, Health del 2012 segnala che nella quasi totalità dei 34 paesi aderenti all’OECD la spesa sanitaria che era cresciuta nel periodo 2000-2009 del 5%, rispetto al PIL, ha subito dal 2010 una battuta d’arresto, determinata in larga misura da una diminuzione media della spesa pubblica pari a mezzo punto percentuale. Questa riduzione si concentra in Europa, quale figlia della crisi economico-finanziaria, determinatasi oltre oceano, che proprio nel vecchio continente trova il bersaglio principale dei suoi strali.
Fatta eccezione per gli USA, Nuova Zelanda, Canada, paesi in cui la spesa ha continuato a crescere, cresce anche in quei paesi in cui maggiore era il divario da colmare rispetto al livello di spesa, di servizi e di standard del mondo industrializzato, come per esempio la Corea del Sud ed il Cile. In Europa la riduzione avviene in Irlanda, Islanda, Estonia, Grecia, Spagna, Italia.
 
L’Italia si attesta al 9,3% del PIL quindi leggermente al di sotto della media OCSE che è del 9,5%. Anche la spesa pro capite è al di sotto della media OCSE, 2.964 dollari contro una media di 3.268 dollari. Anche i dati della nostra contabilità nazionale confermano il trend di decremento rispetto al 2009, sia nella relazione del Procuratore generale della Corte dei Conti che nella Relazione previsionale e Programmatica presentata al Parlamento dal Presidente del consiglio a giugno.
 
Incidiamo sul PIL per il 7,1% di spesa pubblica e per il 2,2% di spesa privata. La spesa privata  passa da una incidenza del 2,7% del PIL nel 2009 ad una incidenza del 2,5% europeo. Nel nostro paese scende dal 2,3% al 2.2% del PIL % nel 2010. Una massa di oltre 30 miliardi di euro out of pocket, non governata, e che, tuttavia, denuncia che per la salute, di fronte alle inefficienze del sistema pubblico, di fronte alla fiducia del rapporto operatori – pazienti, si mette mano al proprio portafoglio perché nessuno vuole rinunciare allo star bene.
 
I tagli indiscriminati, il peggioramento della qualità dell’assistenza, la crescente insoddisfazione dei nostri utenti, la costante sensazione di precarietà e il “peso” del lavoro sulle spalle di pochi, sempre meno operatori, sono stati lo scenario quasi apocalittico degli ultimi mesi. Bisogna invertire la rotta.
Un Servizio Sanitario equo, pubblico e universalistico è ancora sostenibile, nonostante tutto, nonostante le mille chiacchiere. Occorre però che questo obiettivo sia condiviso da tutti: dai pazienti, dai professionisti, dagli Ordini e i Collegi, dai nostri governanti e dall’opinione pubblica. Se vogliamo salvare il Servizio Sanitario Nazionale, possiamo e dobbiamo muoverci insieme.
 
Uno dei grandi problemi, una delle vere questioni capaci di creare uno scenario tanto cupo quanto incerto, sta negli interessi divergenti, conflittuali e a volte addirittura opportunistici da parte degli stakeholder che ruotano attorno al Servizio Sanitario Nazionale.
 
Per questo, per unire le forze e andare avanti superando le minacce, il Collegio IPASVI Milano-Lodi-Monza e Brianza ha deciso di sostenere integralmente il progetto GIMBE “Salviamo il nostro Servizio Sanitario Nazionale”, un’iniziativa che prevede la sottoscrizione del Manifesto della Sostenibilità da parte di tutti gli infermieri e i cittadini delle tre province.
Ma cosa significa sostenibilità? Significa riconoscere che nel rispetto dell’uguaglianza dei cittadini il modello di Servizio Sanitario pubblico e universalistico è una conquista sociale irrinunciabile, la quale deve prescindere dall’acquisizione di risorse aggiuntive dai privati.
 
Il nostro sistema può continuare a essere sostenibile: non dimentichiamo cheè ancora oggi in assoluto il più importante settore italiano di produzione di beni e servizi, nonché una delle principali fonti di consumo da parte dei cittadini. Pertanto è necessario intervenire solo dove opportuno, ossia sull’ampiapercentuale della spesa sanitaria attualmente sprecata in maniera intollerabile. Gli esempi sono moltissimi, all’ordine del giorno e sotto i nostri occhi. Si pensi a quei casi in cui i medici accettano richieste da parte dei pazienti non basate su evidenze scientifiche, solo per garantirne la soddisfazione o, ancora, alla medicina difensiva, o agli sprechi conseguenti alla prescrizione ed erogazione di interventi sanitari inefficaci e inappropriati.
 
Disporre di un Servizio Sanitario Nazionale sostenibile significa non solo garantire il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione, ma anche erogare un’assistenza sicura, efficiente, equa, coinvolgendo attivamente i cittadini e i pazienti, la cui soddisfazione si deve basare non tanto sulla condiscendenza dei soggetti incontrati nel percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale, quanto sull’effettiva efficacia e appropriatezza delle prestazioni.
In tal senso il Collegio non può che sostenere un’iniziativa ad ampio respiro quale quella promossa dal GIMBE, con la consapevolezza che qualcosa si può fare per salvare il nostro Servizio Sanitario Nazionale, e che quel qualcosa va fatto immediatamente, ora, tutti uniti, prima che il Servizio Sanitario Nazionale venga smantellato, prima che si apra la strada all’intermediazione finanziaria e assicurativa e, soprattutto, prima che le disuguaglianze sociali aumentino inesorabilmente fino a divenire insanabili.
 
L’attenzione deve essere concentrata sulla promozione, il mantenimento e il recupero della salute della popolazione, riducendo al minimo gli sprechi, non vi è dubbio. La politica sanitaria si occupa dell’etica del razionamento, ma è proprio a noi professionisti che compete nel quotidiano l’etica della riduzione degli sprechi e dell’attenzione ai nostri assistiti.

 
Con questa convinzione invitiamo gli iscritti, i loro conoscenti e tutti i cittadini a sottoscrivere il manifesto della Sostenibilità sul sito Ipasvi www.ipasvimi.it. Ci sono piccoli gesti che hanno un grande valore, come un semplice click del vostro mouse.
 
Giovanni Muttillo
Presidente Collegio IPASVI Milano-Lodi-Monza e Brianza

13 dicembre 2013
© Riproduzione riservata


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