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Come impiegare al meglio gli operatori anziani in servizio?

di Luigi Gaidella

26 NOV - Gentile direttore,
In occasione del convegno della CISL Medici - "Il sistema sanitario ripensato dai giovani medici e veterinari: quale futuro e quali prospettive per gli operatori sanitari" – che si è tenuto a Milano il 23 novembre scorso, è stato affrontato anche la fuoriuscita dal lavoro degli operatori anziani.
 
Paradossalmente, la stessa difficoltà che un giovane trova ad entrare nel SSN, si verifica anche per un anziano ad uscire. Inesorabilmente, l’aggancio all’aspettativa di vita “legale” sposta sempre “più in là” la data di pensionamento. Analizzando la situazione italiana, il confronto tra gli occupati nel 1993 e quello del 2016 rivela che l’età media degli occupati è passata da 38 a 44 anni. La fascia d’età sotto i 35 anni ha avuto una riduzione del 3,5% rispetto ad un aumento di circa il 100% per quella compresa tra 55 e 64 anni. L’andamento rispecchia quello della UE dei 28 Paesi, sebbene sia mediamente inferiore l’aumento della fascia d’età tra 55 e 64 anni.

EU-OSHA, l’Agenzia Europea per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (Occupational Safety and Health Agency), da tempo ritiene sia necessaria una policy, vale a dire un complesso di regole che consenta all’operatore anziano in genere e della sanità in particolare, di lavorare in un ambiente consono. La prospettiva di lavoro per le persone di 70 anni non è più remota. In uno studio dell’Agenzia, l’età media della popolazione italiana è destinata ad aumentare, tanto è che la fascia d’età più numerosa stimata nel 2015, sarà quella tra i 70 ed 80 anni. OSHA, lo scorso giugno 2017 ha pubblicato un documento intitolato “Verso ambienti di lavoro adatti agli anziani in Europa: una prospettiva su lavoro e invecchiamento che considera l’intero arco della vita lavorativa”: in esso si evidenzia la necessità di un ambiente di lavoro “age friendly”.

Le problematiche del lavoro in sanità sono ben note:
• Nuove forme di contratti di lavoro e insicurezza del mantenimento del posto di lavoro
• Intensificazione del lavoro
• Scarso equilibrio fra vita e lavoro
• Elevato coinvolgimento emotivo sul lavoro
• Violenza interna ed esterna (molestie, violenza sul luogo di lavoro, intimidazioni).

Che determinano in tutti gli operatori ma in particolare nell’operatore anziano stress, ansia, depressione, sovraffaticamento, irritabilità. L’età avanzata mostra tutti i limiti con i lavori pesanti (psico e fisico). Tutte le figure sono interessate dal medico al veterinario: oltre all’esperienza è necessaria anche una certa prestanza fisica. È pur vero che molti aspetti, come la saggezza, il pensiero strategico, la percezione olistica e la capacità di giudizio, si sviluppano o si manifestano per la prima volta con l'avanzare dell'età. Con l'età si accumulano anche esperienze lavorative e competenze. Tuttavia, alcune capacità funzionali, principalmente fisiche e sensoriali, diminuiscono per effetto del naturale processo di invecchiamento.
 
I possibili cambiamenti delle capacità funzionali devono essere presi in considerazione nella valutazione dei rischi lavorativi e per far fronte a tali cambiamenti dovrebbero essere modificati l'ambiente di lavoro e i compiti lavorativi. I cambiamenti delle capacità funzionali dovuti all'età non sono uniformi in quanto esistono differenze individuali in termini di stile di vita, alimentazione, forma fisica, predisposizione genetica alle malattie, livello di istruzione, lavoro ed ambiente. I lavoratori più anziani non costituiscono un gruppo omogeneo; possono sussistere differenze considerevoli tra persone della stessa età. Per questo motivo una valutazione del rischio associato all’età non sarà uniforme. 
 
Quali soluzioni si possono individuare per il mantenimento in servizio degli operatori anziani?
• Inserimento dell’attività sanitaria nei lavori usuranti?
• Più ferie?
• Lavoro fisicamente meno impegnativo?
• Più congedi per malattia o per visite sanitarie?
• Addetti permanentemente alla formazione?
• Risk management?

Si tratta di ipotesi, alcune delle quali potrebbero essere già inserite nei contratti collettivi nazionali mentre altre dovranno essere valutate in relazione alle disponibilità economiche del sistema Stato.

L’altra sfida importante è quello della creazione di ambiente di lavoro “age friendly”, caratterizzato fra l’altro da:
1. Riprogettazione o rotazione del lavoro;
2. brevi pause più frequenti;
3. una diversa organizzazione dei turni lavorativi,
4. un buon controllo dell'illuminazione e dei rumori;
5. una buona ergonomia dei macchinari e delle attrezzature.
 
A questo breve elenco vanno aggiunte le esigenze di ogni singola professionalità dal medico al veterinario e dall’infermiere all’operatore tecnico.
Esempi di occupazione alternativa del personale anziano, sono già sperimentati nel settore privato come quella di una nota fabbrica italiana di prodotti fashion che utilizza gli operatori anziani per assistere i neo assunti nell’esprimere al massimo le loro potenzialità.
 
Luigi Gaidella
Consigliere regionale lombardo e nazionale Cisl Medici


26 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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