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Ospedali senza medici. Quello che Giovanni Leoni non dice

di Luciano Urbani

19 FEB - Gentile Direttore,
credo sia necessaria una precisazione riguardo l’articolo del 16 febbraio del Segretario Cimo dott. Leoni. L’ospedale è da sempre senza medici! Infatti, a parte alcune locazioni (pronto soccorso, sala operatoria, servizi diagnostici) in corsia ospedaliera gran parte delle 24 ore del medico non c’è traccia. È in “attesa di chiamata” nella sua stanza di guardia con il letto per dormire (ma la società si può permettere di pagare un medico per dormire?).
Diversamente, l’infermiere è presente in corsia 24 ore al giorno.

Il dott. Leoni elenca dettagliatamente i compiti dell’operatore tecnico e dell’operatore socio-sanitario e in particolare dell’infermiere, facendo intendere di conoscere la professione infermieristica. Purtroppo dimentica che l’infermiere, quando manca l’operatore socio-sanitario, e questo succede continuamente, ne svolge i compiti per garantire la cura del paziente.

Ancora oggi, nel 2019, il medico compila la valutazione del personale infermieristico. Questo presuppone che il medico conosca i compiti dell’infermiere, e che in sua mancanza, conseguentemente, ne dovrebbe svolgere i compiti necessari per il bene del paziente. Ma non è così. Ma come fa il medico a conoscere la professione infermieristica? L’ha studiata all’università?

No egli ha studiato alla Facoltà di Medicina e Chirurgia.

E l’infermiere dove ha studiato? Sorpresa, non esiste la Facoltà di Infermieristica, bensì l’Infermieristica è una specialità della Medicina e Chirurgia.
Ecco spiegata la situazione, se il Rettore della Facoltà di Medicina e Chirurgia valuta la formazione dell’infermiere, così si giustifica che anche il primario/direttore del reparto/dipartimento valuti l’operato dell’infermiere in servizio.

Il dott. Leoni, dimentica di dire, che nelle corsie ospedaliere, sempre più simili alla situazione da terzo mondo, stazionano e migrano in “appoggio per mancanza posto letto” pazienti di ogni specialità, di cui il medico competente della specialista di quel reparto, non si preoccupa minimamente.
Mentre l’infermiere competente di quel reparto, deve altresì preoccuparsi di tutti i pazienti di tutte le specialità.

Dunque l’infermiere è più competente del medico di una singola specialità?

Ma fondamentalmente, l’infermiere si prende cura del paziente nell’arco delle 24 ore, cosa lontanissima nell’immaginario medico, a parte nelle fiction e nella letteratura.

E’ pur vero, che alcuni infermieri mal sopportano la disastrosa situazione delle condizioni di lavoro attuali e per salvataggio o per ambizione, tentano la mutazione, diventare altro che infermiere, rincorrendo occupazioni impiegatizie o di competenze avanzate.
Per cui la grave situazione di critica precarietà assistenziale dovuta alla carenza degli operatori, deve essere “sanata” al più presto, prima di assistere al tracollo della sanità pubblica.

Concludendo, la mission dell’infermiere è l’assistenza, il responsabile prendersi cura e non la diagnosi medica o la prescrizione farmacologica, e chi rivendica queste competenze tradisce la professione per diventare altro dall’infermiere.
Indispensabile però è che la Professione Infermieristica si liberi dal giogo in cui è costretta dalla Classe Medica. Così come la Classe Medica deve essere depurata da secolari privilegi discriminanti.

Solo allora potrà realizzarsi una vera collaborazione fra autentici professionisti autonomi nelle rispettive competenze ma tesi nell’azione sinergica per garantire servizi efficaci e rispondenti ai bisogni dei cittadini.
 
Luciano Urbani
Cittadino
Coordinatore Slow nursing

19 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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