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Il Coronavirus e le DAT

di Daniele Rodriguez

11 MAR - Gentile Direttore,
poco fa ho ricevuto una telefonata nel corso della quale è stato descritto un fatto e mi è stato successivamente posto un quesito.
L’interlocutore telefonico è una signora di circa 60 anni che segnala che il proprio figlio di 35 anni ha sottoscritto e consegnato al pertinente ufficio di stato civile disposizioni anticipate di trattamento (DAT) in cui, con riferimento all’epidemia di Covid-19 ed a concomitanti condizioni di carenza di disponibilità di risorse intensive, non altrimenti ovviabile, nell’ambito di un suo ipotizzato futuro ricovero ospedaliero in condizioni di incapacità di autodeterminarsi, esprime il rifiuto di essere sottoposto a trattamento intensivo con ventilazione assistita al fine di consentire ad altri di usufruire del supporto ventilatorio cui lui rinuncia.
 
Questa madre mi chiede, in nome e per conto del figlio, nel frattempo pentitosi di aver formulato siffatte DAT, come poterle annullare. A prescindere dalla risposta al quesito (il disponente ha piena facoltà di revocare le DAT presso il medesimo ufficio di stato civile), il pensiero resta focalizzato sull’impulso di questa persona che fa questa scelta e la concretizza in un documento ufficiale. L’impatto emotivo che suscita tale comportamento è notevole.
 
Non conosco la persona (conosco solo la madre per motivi professionali), ma mi viene spontaneo identificarla in uno dei componenti del gruppo dei Borghesi di Calais scolpito da Auguste Rodin: nel 1347 un lungo assedio di Edoardo III d’Inghilterra costringe Calais alla resa e sei cittadini (i “borghesi”) mettono a disposizione del conquistatore la loro vita, per salvare quella degli altri. I Borghesi di Calais furono risparmiati da Riccardo III e l’estensore delle DAT ha avuto un ripensamento: ma ciò che conta, in entrambi i casi, è lo spirito solidaristico.
 
Due sono i motivi per cui rendo pubblica la vicenda di queste DAT.
Il primo è che, nel momento contingente in cui molte persone sono incapaci di assumere responsabilità in qualità di membri di una collettività, DAT così concepite costituiscono un atto di straordinaria umanità, difficile da commentare senza cadere nella retorica ma che è da tener presente da parte di quanti non sanno rinunciare neanche a banali atti quotidiani.
 
Il secondo motivo è legato alla definizione della condotta che il medico deve tenere di fronte a persone incapaci di autodeterminarsi che abbiano formulato simili DAT.
 
La fonte normativa delle DAT è l’articolo 4 della legge 22 dicembre 2017, n. 219. In nessuna parte di questo articolo si pongono limiti alla manifestazione di volontà del disponente connessi alle caratteristiche della malattia o precisazioni circa le ragioni delle sue scelte. Ne discende che DAT possono essere formulate in relazione a qualsiasi stato morboso a prescindere dalla sua pericolosità ed ispirate esclusivamente a motivi solidaristici, senza necessità che questi siano esplicitati. Il comma 5 dell’articolo 4 contempla che le DAT possono essere disattese dal medico, comunque in accordo con il fiduciario, fra l’altro, “qualora esse appaiano palesemente incongrue”.
 
Questa formula sembra consentire al medico (e al fiduciario) di entrare nel merito delle ragioni della decisione ma si tratta di prospettiva da respingere perché una eventuale incongruità, nel caso in discussione, potrebbe basarsi solo su valutazioni etiche differenti circa il significato da dare alla propria vita e non è pensabile che scelte così intimamente legate alla propria identità possano “apparire palesemente incongrue” ed essere di conseguenza contrastate da un estraneo.
 
Il ripensamento avvenuto nel caso di specie induce, inoltre, a riflettere sulla necessità che nella eventualità di DAT “solidaristiche” sia indicato il fiduciario, che, auspicabilmente aggiornato sulla evoluzione dei sentimenti e delle aspirazioni del disponente, sia in grado, eventualmente, di fornire indicazioni circa diversi orientamenti espressi dalla persona dopo la sottoscrizione delle DAT.
 
Daniele Rodriguez
Medico legale   

11 marzo 2020
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