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Usca, urgente avviarle in tutto in territorio nazionale

di Lucio Romano, Ercole Rossi

02 APR - Gentile Direttore,
il Decreto-legge n.14 del 9.3.2020, art. 8, ha disposto l’istituzione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) - 1 ogni 50mila abitanti - per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da coronavirus che non necessitano di ricovero ospedaliero. Nello specifico, il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o il medico di continuità assistenziale, a seguito del primo triage telefonico, devono comunicare all’Usca il nominativo e l’indirizzo dei pazienti per lo svolgimento delle specifiche attività.
Tuttavia, l’applicazione del Decreto non è omogenea in tutto il territorio nazionale, e in alcuni territori le Usca sono carenti se non assenti.
 
Il coronavirus porta molte persone ad arrivare in pronto soccorso con situazioni pregresse di febbre, tosse, dispnea e altre tipologie di malessere. La tempestività nei controlli, il monitoraggio e il possibile ricorso a trattamenti sono essenziali anche per tentare di arrestare il processo infiammatorio dei polmoni che, in alcuni casi, precipita rapidamente nella sua forma più grave, irreparabile e mortale.
 
Quindi, gli obiettivi della procedura con le Unità Speciali di Continuità Assistenziale sono: 1) cercare di ridurre la durata e la gravità della malattia; 2) alleggerire il carico dei pronto soccorso; 3) intercettare precocemente e il più rapidamente possibile le persone che possono evolvere verso l’insufficienza respiratoria. Principali destinatari saranno primariamente quelle persone che, per età avanzata o per quadro clinico fornito dal medico di famiglia, potrebbero evolvere in modo più problematico.
 
È indispensabile che medici e infermieri dell’Usca, debitamente attrezzati e protetti con i dovuti Dispositivi di Protezione Individuale, possano recarsi nelle abitazioni dei malati per: 1) controllare lo stato di salute; 2) effettuare diagnosi di coronavirus; 3) determinare la saturazione dell’ossigeno nel sangue (con pulsossimetro); 4) praticare eventualmente l’ecografia al torace; 5) fornire i farmaci necessari sotto controllo medico.
 
Sarebbe auspicabile, inoltre, il ricorso ad autoambulanze dedicate e attrezzate allo scopo anche per alleviare il lavoro ordinario della rete 118.

Lucio Romano
Medico Chirurgo e docente universitario, Presidente Comunità Solidale
 
Ercole Rossi
Anestesista Rianimatore Componente Comunità Solidale

02 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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