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Salviamo il PNRR

di Claudio Maria Maffei

27 APR - Gentile Direttore,
come prevedibile e giusto non si è dovuto aspettare molto per raccogliere le prime critiche al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nella parte che riguarda sanità e salute. Il  PNRR ha in questa parte così tante debolezze e incoerenze che effettivamente  la tentazione di puntarci il dito contro è forte.
 
Lo stesso linguaggio utilizzato sembra a volte scelto per irritare. Estrapolo un passaggio tra i tanti nella parte relativa a concorrenza e valori sociali (fine pagina 105 dell’ultima versione circolante): “in ambito sanitario, con riguardo all’erogazione dei servizi a livello regionale, occorre introdurre modalità e criteri più trasparenti nel  sistema di accreditamento, anche al fine di favorire una verifica e una revisione periodica dello stesso, sulla base dei risultati qualitativi ed effettivamente conseguiti dagli operatori. E’ inoltre necessario intervenire sulla legislazione in materia sanitaria per ridurre i poteri discrezionali eccessivamente ampi nella nomina dei dirigenti ospedalieri”.
 
Su queste due frasi, sostanzialmente  vuote di significato ed incoerenti (fantastico il limitare i poteri discrezionali di nomina ai soli dirigenti ospedalieri, alla faccia del predominio del territorio) si potrebbe scatenare chiunque col ruggito del leone da tastiera che alberga in ognuno di noi. Dentro di me sicuro.
 
E invece no, le opportunità del PNRR sono troppo importanti per indulgere alla sola critica per quanto intelligente e documentata. Occorre chiedersi cosa possiamo fare noi per il PNRR recuperandolo a quel ruolo che il Presidente Draghi gli assegna dicendo (e ha ragione) che col suo successo (o insuccesso) è in gioco il nostro futuro.
 
Ad esempio ho molto apprezzato il contributo qui su QS di  Tiziana Frittelli e Michelangelo Caiolfache hanno tentato di ragionare sull’assetto dei servizi territoriali a partire dal “punto cruciale rappresentato dalla pertinenza territoriale (il perimetro del distretto) che costituisce anche il basamento organizzativo entro cui organizzare un livello direzionale uniforme che incroci le varie strutture organizzative e i diversi dipartimenti, orientandone costantemente l’organizzazione e le attività.”
 
Ecco quello di cui c’è bisogno: del contributo di tutti perché quelle linee direttrici del PNRR che in fondo tutti condividiamo tanto sono per certi versi scontate (potenziamento della sanità territoriale e quindi della prevenzione e delle attività distrettuali, razionalizzazione e adeguamento tecnologico della rete ospedaliera, sanità digitale, innovazione,  ricerca e qualificazione delle risorse umane) possano trovare una declinazione progettuale che superi i tanti limiti dell’attuale versione del PNRR  presentato in Parlamento.
 
Versione che si porta dietro tutti i limiti dell’apparato tecnico e funzionariale che l’ha prodotta. In molti passaggi è evidente la mancanza di consapevolezza nel PNRR e quindi in chi l’ha scritto di quali sono le criticità che hanno impedito fino ad oggi di praticare quei percorsi che ora il Piano ripropone. A questi limiti bisogna ora porre rimedio con atteggiamento propositivo.
 
Tanto per dare il buon esempio faccio due riferimenti che mi stanno particolarmente a cuore con ovvio riferimento alla Mission 6, salute: il sistema di monitoraggio dei LEA da parte del Ministero della salute e i criteri di gestione di quelli che inevitabilmente saranno i PRRR, e cioè i Piani Regionali  di Ripresa e Resilienza. Per quanto riguarda il sistema di monitoraggio dei LEA il PNRR sembra farne un problema prevalentemente tecnologico, come quando parla del progetto   “Infrastruttura tecnologica del Ministero della salute e analisi dei dati e modello predittivo per garantire i LEA italiani e la sorveglianza e vigilanza sanitaria.”
 
A questo proposito, il PNRR scrive che “Lo scopo del progetto è il rafforzamento del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), ovvero dell’infrastruttura e degli strumenti di analisi del Ministero della salute per il monitoraggio dei LEA e la programmazione di servizi di assistenza sanitaria alla popolazione che siano in linea con i bisogni, l’evoluzione della struttura demografica della popolazione, i trend e il quadro epidemiologico. Un più attento e completo monitoraggio dei bisogni sanitari può infatti trasformarsi in un utile strumento per la quantificazione e qualificazione dell’offerta sanitaria. “  Ma lo vogliamo dire che al Ministero manca ben altro rispetto alla infrastruttura tecnologica per garantire questa funzione? Ne ho scritto qui su QS di recente e quindi non approfondisco.
 
Quanto ai Piani  Regionali di traduzione del PNRR è indispensabile che vengano definiti i pre-requisiti per l’accesso ai fondi del PNRR, come ad esempio quelli relativi alla formalizzazione della rete ospedaliera ai sensi del DM 70 (e successive modifiche se si faranno in tempi rapidi). Anche di questo ho parlato qui su QS e quindi di nuovo non approfondisco.
 
Certo perché l’operazione “salvataggio del PNRR” funzioni deve funzionare anche il rapporto tra chi vuole collaborare al successo del Piano e il Coordinamento Centralizzato per il Monitoraggio e il Controllo sull’Attuazione del Piano, istituito presso il Ministero dell’economia e delle finanze, e la Cabina di Regia per il PNRR,  che ha  il compito di garantire il monitoraggio dell’avanzamento del Piano, il rafforzamento della cooperazione con il partenariato economico, sociale e territoriale, e di proporre l’attivazione di poteri sostitutivi e le modifiche normative necessarie per l’implementazione delle misure del PNRR.
 
Il Coordinamento e la Cabina di Regia non dovranno essere solo la espressione del mondo che ha prodotto il PNRR. Perché in questo  caso il PNRR rischierà di affogare davvero.
 
Claudio Maria Maffei
Coordinatore scientifico Chronic-On

27 aprile 2021
© Riproduzione riservata

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