Scompenso cardiaco congestizio: mortalità a 30 giorni dal ricovero 

24 MAG - Lo scompenso cardiaco congestizio o insufficienza cardiaca, considerato anche come lo stadio terminale di molte patologie cardiovascolari è una malattia cronica e progressiva che rappresenta uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo per frequenza, morbilità, mortalità e impatto sui Servizi sanitari. Raffrontare i dati statistici relativi allo Scc con i vari studi è complesso a causa dell’utilizzo di differenti definizioni di caso, comunque per questa patologia si evidenzia un elevato rischio di morte: da 1/4 a 1/3 dei pazienti muoiono un anno dopo la comparsa dello scompenso cardiaco. Ed è ancora alto anche il tasso di mortalità a breve termine dopo il ricovero, pur mostrando un trend in diminuzione in tutto il mondo grazie al miglioramento dell’efficacia delle cure. La mortalità a trenta giorni dal ricoveroconsente in particolare di comprendere anche quelle morti che possono occorrere subito dopo la dimissione ma che potevano essere evitate da cure ospedaliere efficaci. Ed anche di misurare l’appropriatezza e l’efficacia del processo assistenziale che inizia con l’arrivo del paziente a quella struttura. Il suo valore può variare enormemente non solo a causa della diversa qualità delle cure ricevute, ma anche per la presenza di diversi fattori di rischio come ad esempio età, genere, condizioni di salute del paziente. Sono finite sotto osservazione le strutture con un volume annuo di Scc superiore a 75. (media esiti Italia 8,79%) 
 
In Umbriasolo una struttura, l’Azienda ospedaliere di Perugia, presenta dati statisticamente certi e conquista con un tasso di mortalità al 5,7% la palma delle migliori performance della Regione. Tutte le altre strutture sotto la lente si collocano in fascia grigia. Nel gruppo di testa con percentuali che oscillano dal 6,2% al 7,4%, si posizionano l’Ospedale Città di Castello , l’Ao di Todi, il Civile di Norcia e il S.G. Battista di Foligno. Con esiti negativi e percentuali quasi doppie rispetto alla media nazionale troviamo l’Ao S. Maria di Terni (14,8%) seguita dal Presidio Ospedaliero Alto Chiascio di Gubbio 10,2% dall’Ao di Assisi (9,9%) tallonata dal S.M. della Stella di Orvieto 9,7%. Chiude il gruppo, l’Ospedale Civile S.M. degli Infermi di Spoleto con una percentuale più favorevole e al di sotto della media italiana (8%).
Sono due le strutture delle Marche con esiti favorevoli e statisticamente certi: l’Ospedale Civile e Profili di Fabriano (3,4%) e il GM Lancisi di Ancona (3,8%). In fascia rossa invece l’Ospedale S.Croce di Fano e l’ospedale Madonna del Soccorso a S. B. del Tronto rispettivamente con il 14% e il 14,1% seguite a stretto giro dall’Inrca di Ancona (13,7%).
Conquistano il podio tre strutture dell’Abruzzo - la clinica Spatocco di Chieti (0,7%), l’Ospedale Civile di Gissi (1,1%), e la clinica Villa Speranza di Città S. Angelo (1,9%) -, sono le migliori di tutte le tre regioni monitorate. Strutture tutte in fascia blu, insieme all’Ospedale Val Vibrata a Sant’Omero (4,5%). È invece decisamente allarme rosso in ben cinque strutture abruzzesi. La maglia nera va all’Ospedale G. Bernabeo di Ortona (20,9%), seguita dal 19,4% rilevato al presidio Ospedaliero Annunziata di Sulmona. Performance sfavorevoli anche al S. Nicola e Filippo di Avezzano e al S. Salvatore a L’Aquila (15%).

24 maggio 2012
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