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Marche. Cifre e strategia della riforma sanitaria per non soccombere ai tagli


Operatori, parti sociali e istituzioni a confronto sulle sfide che attendono la sanità marchigiana. Per Spacca bisogna ripartire da "un'organizzazione che corrisponda al mutato quadro dei bisogni". Per l'assessore al bilancio, Marcolini, erogate ottime prestazioni nonostante la pesante crisi in corso.

30 APR - Una conferenza regionale che ha consentito un confronto articolato tra tutti i soggetti attivi nella sanità marchigiana: operatori, parti sociali e istituzioni. Il dibattito, tenutosi sabato scorso negli spazi della Fiera della Pesca di Ancona, sono stati discussi i temi che riguardano la strategia e gli obiettivi della riforma socio-sanitaria regionale, i progetti base della riforma (potenziamento della rete di emergenza, organizzazione territoriale in rete, riorganizzazione delle reti cliniche, efficientamento dei fattori di produzione) i margini di sostenibilità economica del sistema pubblico, la qualità e l’appropriatezza dei servizi socio-sanitari e i temi legati all’integrazione socio-sanitaria.

Il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, ha sottolineato che “a fronte dei mutamenti in atto, occorre rendere più appropriate le modalità di erogazione delle cure e dell’assistenza, perché restare immobili significa aumentare le insicurezze e penalizzare i cittadini - ha rimarcato il presidente - Non ci muoviamo in una logica di tagli, ma di una riorganizzazione che corrisponde al mutato quadro dei bisogni. La riforma parte da qui. Sono emerse richieste nuove legate soprattutto al progressivo invecchiamento della popolazione e all’evoluzione delle tecnologie. Dobbiamo quindi adeguare la risposta, assicurando una maggiore appropriatezza all’offerta attraverso una diversa articolazione del modello territoriale”. Spacca ha inoltre ricordato che la Regione “compensa interamente, con fondi propri, l’azzeramento dei trasferimenti nazionali per le politiche sociali, consentendo l’invarianza delle risorse a disposizione degli Enti locali per le politiche del welfare a sostegno delle fragilità sociali. Ma l’aumento dei vincoli finanziari imposti dalla spending review mette a rischio l’equità e la coesione: una preoccupazione che deve scuotere e responsabilizzare anche i parlamentari eletti dal territorio, perché le scelte del governo nazionale votate dal Parlamento hanno una ricaduta locale pesante che il bilancio della Regione ha grandi difficoltà a riassorbire. A loro chiediamo, pertanto, di partecipare a questo processo di riforma con spirito costruttivo per le comunità di riferimento e di servizio per tutti i marchigiani”.

L’intervento del presidente del coordinamento dei direttori generali, Paolo Galassi, si è concentrato sul processo di riforma del sistema sanitario regionale. “Rivisitare il Sistema sanitario regionale – ha osservato – non può prescindere dal toccare tutti i punti salienti, prendendo in esame tutte le fonti di spesa secondo i parametri di efficacia, efficienza e qualità. Per questo ci siamo concentrati su tre linee: la rete ospedaliera, dell’emergenza e le reti cliniche”. Sulla rete ospedaliera, l’obiettivo è la riduzione della frammentazione con la riconversione delle piccole strutture per garantire servizi sempre più rispondenti ai bisogni dei cittadini; la soppressione delle unità operative complesse; l’organizzazione per intensità di cura e l’attivazione di strutture per l’assistenza al paziente sub acuto. “Intendiamo creare – ha spiegato Galassi – una sanità più vicina al territorio, di eccellenza e di qualità. Una qualità che passa attraverso il potenziamento della rete dell’emergenza e nell’organizzazione delle reti cliniche, di cui si discute tanto a livello nazionale e che la Regione Marche è riuscita a mettere a punto per discipline, patologie, e linee produttive”.

Sul quadro più prettamente finanziario si è invece concentrato Pietro Marcolini, assessore al Bilancio. “La crisi irrompe in maniera drammatica e si concentra nella fruizione dei servizi e in termini di risposte. Le persone in crisi  finanziaria desistono dal chiedere servizi sanitari: nel 2012 c’è stata una riduzione delle attività pari a mezzo miliardo di euro, vale a dire in termini di ticket  che 3 milioni e 600 mila italiani non si sono curati. La dimensione quindi è sempre più ampia,  anche se c’è una scala di osservazione della crisi in termini assoluti e in termini relativi. Le Marche, in gradi di relatività, stanno ancora nel gruppo delle 4-5 regioni che hanno continuato a fornire servizi e a sostenere la drammatica situazione del settore dei servizi socio-assistenziali che è la partita cruciale su cui si gioca la sostenibilità della Sanità. Non si tratta di giustificare la bontà assoluta delle posizioni e di ciò che è stato fatto, ma se colpa c’è stata è stata quella di non aver fatto corrispondere alle intenzioni, le scelte organizzative e di rifunzionalizzazione che abbiamo messo in campo. Le misure di efficientamento negli ultimi tre anni pure hanno contribuito a ridefinire il quadro, ma nello stesso periodo abbiamo subito una decurtazione delle fonti finanziarie  al di là dell’esigenza di efficientamento. Tra il 2012 e il 2014 i tagli reali e sul potere d’acquisto sottraggono 32 miliardi di euro alla Sanità su un denominatore di 107 miliardi, un taglio che non può imporre una riorganizzazione del 30% delle spese in tre anni. Nonostante questo – ha concluso - la Sanità delle Marche continua a pagare a 130 giorni, occupa 35 mila persone tra indotto pubblico e privato e costituisce l’8% del PIL regionale.

Altro nodo cruciale della riforma è rappresentato dalla riorganizzazione dei posti letto (PL) il cui limite, imposto dal decreto Balduzzi, è pari al 3,7 per 1.000 abitanti. Attualmente nelle Marche, il rapporto è di 3,99 con 6.251 PL. E su questo punto si è focalizzata l’analisi di Pietro Ciccarelli, direttore dell’Asur. Complessivamente, tenendo conto della mobilità passiva extraregionale (95 PL) e i PL per cure intermedie (195), si arriva a una dotazione regionale di 5.991 PL con un rapporto di 3,82 per mille abitanti, quindi superiore ai limiti nazionali. La distribuzione territoriale ne prevede 3,16 nell’Area Vasta 1 (geograficamente intesa, comprensiva della struttura di Marche Nord) - 4,72 nell’Area Vasta 2 (compreso il presidio ospedaliero di Torrette) -3,84 nell’Area Vasta 3 – 3,05 nell’Area vasta 4 – 3,54 nell’Area Vasta 5. Questa distribuzione avvia un percorso di maggiore equità nella distribuzione dei posti letto ereditata dal passato, fortemente sperequata, con 5,17 per mille nell’Area Vasta 2- 4,13 per l’Area Vasta 3 – 4,07 Area Vasta 5 – 2,92 Area Vasta 1 e 2,60 Area Vasta 4. “È quindi necessario offrire una risposta adeguata ai bisogni attuali di salute, sempre più collegati all’aumento delle patologie cronico-degenerative, alla fragilità e ai nuovi bisogni sanitari". 
 

30 aprile 2013
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