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Emilia-Romagna. Welfare, gestione distrettuale unica solo nel 50% delle Asp 


Rimasta per metà inattuata la legge regionale del 2013 per superare l’eccessiva frammentazione nella gestione dei servizi sociali e socio-sanitari. Delle attuali 38 Aziende di servizi alla persona, solo 19 hanno trasmesso un programma valido per l’attuazione della norma, 17 si sono dette impossibilitate o non hanno risposto affatto.

26 GIU - La legge regionale del 2013 in materia di welfare prevede “una unica forma di gestione in ambito distrettuale”, per superare l’eccessiva frammentazione nella gestione dei servizi sociali e socio-sanitari che aveva portato nel 2003 ad avere addirittura 132 Istituti pubblici di assistenza e beneficenza (Ipab). Ma delle attuali 38 Aziende di servizi alla persona (Asp) presenti sul territorio emiliano-romagnolo, solo 19 hanno trasmesso alla Regione un programma valido per l’attuazione della norma. Negli altri casi, due Asp hanno inviato un programma non valido, mentre 17 hanno comunicato la propria impossibilità a rispondere alla richiesta o non hanno risposto affatto. A renderlo noto i funzionari dell’assessorato alle Politiche per la salute, convocati per una informativa sulle Asp e sullo stato di attuazione della legge regionale dalla commissione Politiche per salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli. Per i tecnici, come riferito da una nota dell’Assemblea legislativa regionale, tra le principali problematiche all’adeguamento alla legge di due anni fa ci sarebbero “le difficoltà economiche e gestionali delle Asp e l’incertezza sulle forme da possedere”.

Se la Regione, hanno aggiunto, “non ha prerogative gestionali dirette sulle Asp”, in ogni caso ha intenzione di “affrontare alcune questioni”: i principali campi di intervento saranno, hanno spiegato, “una analisi della situazione economico-finanziaria delle aziende, e delle cause degli eventuali squilibri”, “una analisi comparativa del rapporto tra costi e benefici di tutte le varie forme pubbliche di gestione”, “un ragionamento sulla possibilità di ridurre l’aliquota Irap”, “una possibile ‘manutenzione’ normativa, valutando attentamente l’opportunità di procedere con le unificazioni”, e “un chiarimento sui ruoli e le responsabilità degli enti locali coinvolti”.

Secondo Tommaso Foti (Fdi), però, “alcune delle misure che la Regione vorrebbe attuare, per quanto minimali, non sono comunque possibili, ad esempio l’intervento sull’Irap. Che amministratore affiderebbe i propri servizi ad una azienda con i bilanci già in rosso?- chiede-. I debiti spesso sono causa dei prezzi imposti dalla Regione, che obbliga ad erogare servizi ad un tariffa inferiore al costo stesso, e alcune Asp hanno addirittura dovuto tagliare i servizi per ripianare i passivi: dobbiamo ascoltare i sindaci per capire se e dove cambiare la nostra legge”.

Per Alessandro Cardinali (Pd), “la storia delle Asp è stata travagliata sin dall’inizio, anche se bisogna ricordare che abbiamo in molti casi avuto ottimi risultati. Le aziende- continua- hanno grandi limiti gestionali, spesso perché hanno ereditato situazioni già deficitarie che hanno reso impossibile realizzare progetti organici per una gestione coerente. Non credo sia necessario rivedere la legge, mentre trovo positiva una analisi del ‘mercato’ e della ‘offerta’: è possibile risparmiare e insieme garantire i servizi”.

“Il percorso delle Asp in sé non è stato fallimentare, ci sono tanti esempi positivi - rivendica Mirco Bagnari (Pd) -, purtroppo non possiamo individuare uno standard ma solo situazioni differenziate, sicuramente hanno pesato le eredità, azzerare tutto quello che abbiamo fatto non sarebbe di certo un servizio positivo per i nostri territori”.

“Certamente è importante individuare gli errori fatti per non ripeterli - interviene Andrea Bertani (M5s) -, ma è altrettanto importante fare un elenco delle pratiche migliori e rifarsi a quelle come modello”.

In chiusura dei lavori, il presidente Paolo Zoffoli ha suggerito come linea operativa di “mettere in fila le problematiche e capire dove intervenire, per questo credo sia necessario prevedere sia una informativa direttamente dell’assessore sia una audizione, o una udienza conoscitiva, dei sindaci dei territori più in difficoltà con la gestione delle Asp”.
 

26 giugno 2015
© Riproduzione riservata

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