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La sanità trentina in Ghana per formare i medici africani


Dopo l'Etiopia e lo Zimbabwe, la sanità trentina è nuovamente in Africa, per formare giovani medici locali e metterli nella condizione di curare una delle patologie più diffuse tra i bambini, l'idrocefalo, ovvero l'accumulo di liquido cerebrale nel cranio, dovuto a meningiti o altre infezioni.

04 NOV - Questa volta l'attività di formazione, condotta da Michele Conti, neurochirurgo del Santa Maria del Carmine di Rovereto, si è tenuta all'ospedale di Tamale, nel nord del Ghana. In meno di una settimana sono stati formati cinque medici, quattro generici e un neurochirurgo. L'iniziativa è stata realizzata direttamente con il governo ghanese. Il motore di questa esperienza, che getta un nuovo ponte fra il Trentino e il paese dell'Africa occidentale, uno dei più stabili del continente, l'ambasciatrice del Ghana in Italia Evelyn Anita Stokes-Haiford, che ha già avuto modo di visitare più volte il Trentino. In occasione della consegna dei diplomi è scesa in Ghana una delegazione guidata dall'assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami, e della quale fanno parte anche i dottori Renato Gentilini, anche rappresentante dell'associazione Amici della Sierra Leone (che sta valutando di impegnarsi nel prossimo futuro anche in Ghana) e Paolo Dorigotti, direttore dell'Unità operativa di Ortopedia e traumatologia dell'ospedale di Rovereto. In agenda in questi giorni anche una serie di incontri istituzionali per consolidare il rapporto fra le autorità ghanesi e quelle della Provincia autonoma di Trento.
Di primo acchito, ciò che colpisce del Ghana è l'importanza che tutti danno alla formazione. Ciò è vero non solo per la capitale, che si affaccia sull'oceano Atlantico, ma anche per le regioni del Nord.  A Tamale, ad esempio, sorge un grande campus, visitato nei giorni scorsi dalla delegazione trentina. E poi, ovunque, scuole e centri di formazione. L'impressione è insomma che il Paese stia scommettendo sul futuro, in particolare sui suoi giovani. Impressione confermata dalla richiesta avanzata qualche tempo fa al Trentino, di organizzare un corso di formazione per chirurghi locali, prendendo ad esempio quanto già fatto in altri Paesi africani, e sulla base dell'intesa siglata fra la Provincia autonoma e l'Azienda provinciale per i servizi sanitari. Il corso tenuto dal dottor Conti segue ad un'altra iniziativa sul versante della formazione, promossa assieme all'Oil (Organizzazione internazionale del lavoro), all'Unione europea e al Ministero degli esteri italiano, conclusasi la scorsa settimana in Trentino, che ha avuto come oggetto una ventina di lavoratori nel settore agricolo.
 Nell'ospedale di Tamale, nel giro di qualche giorno, cinque medici locali sono stati messi in grado di operare i bambini affetti da idrocefalo. L'intervento in sé è semplice; si tratta di applicare un catetere munito di valvola a pressione che dreni il liquido in eccesso dal cranio alla cavità perineale del paziente, dove viene riassorbito. Ma bisogna saperlo fare, e bisogna essere in grado di sostituire il catetere se necessario, perché il paziente dovrà portarlo per il resto della vita. "Per questo - spiega il dottor Conti - non serve a nulla che un medico occidentale vada giù, operi dei bambini e poi se ne torni a casa. Bisogna che siano i medici locali a saper far fronte alla situazione; solo così il problema si risolve e i pazienti sono garantiti per il resto della loro esistenza." Il progetto ha pensato a tutto, anche all'aspetto economico, ovvero alla sostenibilità dei costi per l'ospedale ed eventualmente il paziente: in Europa infatti lo "shunt" (questo il nome del catetere), può costare anche 2000 dollari, un prezzo insostenibile per l'Africa. Ma i coordinatori dell'iniziativa hanno trovato un fornitore in India, che produce apparecchi perfetti a 37 dollari; a queste condizioni, l'ospedale di Tamale, così come gli altri dove in passato è stato tenuto questo corso, può assicurare l'intervento ai bambini affetti da questa patologia. E ve ne saranno senz'altro, considerato che il Tamale teatching hospital serve un bacino d'utenza di circa 8 milioni di persone.
 "Vogliamo che le relazioni con il Trentino proseguano e si approfondiscano", ha detto più volte in questi giorni l'ambasciatrice Stokes-Haiford, nel corso degli incontri avuti dall'assessore Beltrami e dal resto della delegazione con le autorità della Northern region.
 "Il nostro obiettivo - ha detto invece il dottor Dorigotti - è di mettere a disposizione il metodo di lavoro, le buone prassi proprie della sanità trentina, a realtà come questa, rivolgendoci soprattutto a giovani medici locali. In questo modo, attraverso la formazione, l'interscambio, il 'fare assieme', il Trentino può dare un contributo concreto alla crescita dell'offerta sanitaria di paesi come il Ghana."
 Questi i medici che si sono diplomati nei giorni scorsi nell'ospedale di Tamale: Stephen Tabiri (che in passato ha anche studiato in Italia, al Gemelli di Roma e poi a Cambobasso), Paaekow Hojte Williams, Samuel Forster, Akis Afoko, Thomas Dakurah.
 Negli stessi giorni si è tenuto anche un corso di formazione per anestesisti locali, coordinato da un anestesista dello Zimbabwe, Maweni Simbarashe, che aveva partecipato ad un precedente corso di formazione organizzato dai trentini presso l'ospedale dove opera il dottor Carlo Spagnolli. "L'Africa che aiuta l'Africa - ha commentato l'assessore Beltrami - in un circolo virtuoso che il Trentino mette in moto ma che poi si alimenta anche da sé. È importante che queste esperienze proseguano ed è importante che prosegua il nostro impegno in Ghana, un Paese che colpisce perché ovunque si guardi ciò che si vede emergere è innanzitutto il desiderio di studiare, di imparare, di migliorarsi. Il Trentino, nel suo piccolo, con iniziative concrete e incisive come questa, può fare la sua parte."

04 novembre 2011
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