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Coronavirus. Berti (coordinamento Rls Veneto): “Aziende coinvolgano di più i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza”

di Endrius Salvalaggio

In Veneto, riferisce il coordinamento regionale degli Rls, “solo l’Azienda Ospedaliera di Padova, ha coinvolto in piena emergenza sanitaria nei propri protocolli di sicurezza il Rls, e fin dai primi momenti dall’emergenza”. “Viste le mancanze nella fase acuta, auspichiamo il coinvolgimento dei Rls nella fase successiva non sia disatteso”, afferma Lucia Berti, del coordinamento

26 MAG - Uno degli obiettivi primari durante l’emergenza coronavirus è stato il contenimento dei contagi fra il personale sanitario. Per raggiungerlo è stato necessario un grande sforzo di coordinamento e di collaborazione fra vertici aziendali e addetti alla sicurezza, anche se in alcune aziende sanitarie venete si lamenta che questa cooperazione sia mancata. A sollevare il tema è il coordinamento dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) del Veneto.

“Il Coronavirus ha cambiato radicalmente molte abitudini, comprese quelle all’interno dei luoghi di lavoro. Una figura è scesa in campo a fianco dei lavoratori, o doveva farlo, sin dalle prime ore della pandemia – spiega Lucia Berti a nome del coordinamento RLS Veneto – e si tratta dei Rls delle Aziende Ospedaliere. Ci rendiamo conto che tale soggetto non sempre ha vita facile con i vertici aziendali e a dimostrarlo sono, ancora una volta, i dati. In Veneto, solo una Azienda, cioè l’Azienda Ospedaliera di Padova, ha coinvolto in piena emergenza sanitaria nei propri protocolli di sicurezza il Rls, e fin dai primi momenti dall’emergenza”.

La Regione Veneto gode di un sistema regionale sulla sicurezza degli operatori sanitari, condiviso fra le varie Aziende sanitarie, e che fa capo ad un progetto dell’INAIL chiamato “Progetto SGS” (Sistema Gestione Sicurezza), in seno al quale sono nati e cresciuti tre coordinamenti regionali: Rspp, Rls e medici competenti, che nel tempo hanno promosso e condiviso tutte le buone pratiche aziendali. “Mai come in questo periodo – continua Berti – nelle scelte dei protocolli sulla sicurezza,  era necessario mettere sui tavoli aziendali il nostro bagaglio di esperienza. Viceversa la nostra estromissione è un fatto grave che va in contrasto con la normativa del D.lgs 81/2008”.

Alla luce di tutto ciò, sempre secondo il coordinamento regionale Veneto, il mancato coinvolgimento della figura del Rappresentante della sicurezza dei lavoratori, ha avuto, come conseguenza, una riduzione delle scelte nel percorso della sicurezza interna, come la scelta dei DPI da usare ed in quali occasioni, la gestione della sicurezza dei locali, i criteri dei tamponi da eseguire sul personale sanitario e la formazione dei lavoratori.

“Come coordinamento Regionale Rls auspichiamo che, viste le mancanze nella fase acuta, il coinvolgimento dei Rls nella fase successiva non sia disatteso. In ogni Azienda Sanitaria del Veneto serve quanto prima la creazione di una task force aziendale, peraltro già prevista dal protocollo nazionale, con la partecipazione delle figure preposte per rappresentare difficoltà, esigenze e suggerimenti dei lavoratori ed implementare collegialmente protocolli aggiornati”, conclude la coordinatrice RLS Veneto.

Endrius Salvalaggio

26 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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