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Farmaceutica. Le aziende a capitale italiano lanciano allarme: “Troppe azioni politiche contraddittorie mettono a rischio il comparto”


Con 12,5 miliardi di fatturato e 44.500 addetti le 13 aziende farmaceutiche a capitale italiano si sono riunite oggi a Roma per sottolineare alcune criticità (dalla riduzione del patent Box alla revisione del prontuario con sovrapponibilità terapeutica) che se confermate “porterebbero ad una compressione dell'industria farmaceutica nazionale, che creerebbe una ulteriore dipendenza italiana dall'estero”.

15 MAR - Si è svolto oggi a Roma, il convegno 'Il ruolo sociale e strategico dell'industria farmaceutica italiana. Ricerca scientifica, innovazione, sviluppo e occupazione', organizzato dalle 13 imprese Farmaceutiche a capitale italiano, aderenti a Farmindustria, le cosiddette “Fab13”.
 
In una nota diffusa al termine dei lavori le aziende italiane sottolineano come “il settore farmaceutico sia un asset strategico per l'economia italiana”, ricordando che “il governo Draghi abbia sì inserito tra i suoi obiettivi l'incremento degli investimenti nel settore”, cui sono però seguite “azioni politiche contraddittorie che se confermate porterebbero ad una compressione dell'industria farmaceutica nazionale, che creerebbe una ulteriore dipendenza italiana dall'estero”.
 
Tra queste la riduzione del Patent Box; l’indebolimento della privativa industriale con il Ddl sulla concorrenza che se approvato, sottolineano le aziende, “permetterà il rimborso di specialità equivalenti prima della scadenza brevettuale”.
E poi la revisione del prontuario con il criterio della sovrapponibilità terapeutica e l’alterazione dei canali distributivi regionali a scapito in particolare delle imprese nazionali.
 
Per le aziende italiane occorre poi tener conto anche dell'incremento dei costi delle materie prime e dei rincari dell'energia che “determinano onerosità produttive fuori controllo” e che, scrivono, “a differenza di altri settori industriali, non possono essere ribaltate sui prezzi finali dei farmaci, che sono imposti e regolati”.
 
La nota ricorda poi che “all'interno del settore farmaceutico italiano che produce 34 miliardi annui di farmaci da esportare, le Fab13 si distinguono per sedi e stabilimenti produttivi in Italia: 1,2 miliardi di investimenti annui in Italia, pagamento delle imposte nel paese sebbene il 70% delle vendite siano estere”.
 
E che “con la loro occupazione le Fab13 si confermano traino per l'economia nazionale grazie a una filiera integrata che si è sviluppata in decenni e la crisi pandemica ci ha fatto capire l'importanza di avere le produzioni in Italia”.
 
Chi sono le Fab 13
Le 13 aziende farmaceutiche a capitale italiano sono: Abiogen Pharma (Pisa), Alfasigma (Bologna), Angelini Pharma (Ancona), Chiesi Farmaceutici (Parma), Dompé farmaceutici (Milano), I.B.N Savio (Pomezia RM), Italfarmaco (Milano), Kedrion (Lucca), Menarini (Firenze), Molteni (Firenze), Mediolanum Farmaceutici (Milano), Recordati (Milano) e Zambon (Milano).
Le Fab13, che nel 2020 hanno fatturato circa 12,5 miliardi di euro, sono aziende a prevalente controllo familiare, con sedi e produzioni in Italia.
 
Il mercato estero rappresenta il 70% delle vendite, laddove la media dell'industria farmaceutica si ferma al 40% circa. Nel 2020 l'occupazione complessiva è stata di oltre 44.500 unità, cresciuta a livello globale di quasi 1.000 unità (+2,2%) nonostante la crisi. In termini occupazionali, l'impatto complessivo sul sistema economico è di oltre 60mila addetti.
 
Nel periodo 2010-2020 sono stati investiti 8,5 miliardi di euro: nel 2020 la cifra complessivamente stanziata dalle Fab13 è oltre i 1,2 miliardi di euro di investimenti in ricerca e sviluppo. Le Fab13 hanno progetti di investimento nei prossimi 36 mesi per quasi 3 miliardi di euro.

15 marzo 2022
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