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Hiv. Senatori e operatori sanitari simulano la terapia. “Troppo difficile da seguire”


Il progetto per comprendere gli ostacoli all’aderenza terapeutica farmacologica ha coinvolto 15 senatori della Commissione Igiene e Sanità e 75 operatori sanitari tra infettivologi, infermieri e farmacisti ospedalieri. Tomassini: “Non compatibile con gli stili di vita. Più attenzione a ottimizzarla".

09 OTT - La terapia per l’Hiv è troppo difficile da seguire. È quanto è emerso dal Progetto SimulaTing adheRence’ (STR), che ha visto il coinvolgimento di 15 senatori della Commissione Igiene e Sanità e 75 operatori sanitari, tra infettivologi, infermieri e farmacisti ospedalieri, per comprendere il valore relativamente all’aderenza alla terapia per l’Hiv e ai motivi di eventuali ostacoli.

Attraverso l’uso di uno speciale device elettronico gli attori coinvolti hanno sperimentato in prima persona l’esperienza della terapia simulando l’assunzione giornaliera del farmaco. La prima settimana, a ciascun partecipante è stato chiesto di assumere una compressa segnalando sul device in dotazione l’avvenuta assunzione della terapia. La seconda settimana sono state assunte due compresse. L’apparecchio ha rilevato automaticamente ogni simulazione di assunzione della terapia consentendo di monitorare le assunzioni corrette o gli eventuali errori/dimenticanze.

“Abbiamo voluto fortemente promuovere ed essere parte attiva in questa iniziativa, per toccare con mano le difficoltà che ci sono in una corretta aderenza alla terapia per l’Hiv”, h affermato il senatore Antonio Tomassini, presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato e presidente dell’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, che oggi ha promosso una Conferenza stampa per presentare il progetto.

“Il Progetto – ha aggiunto Tomassini - non fa altro che evidenziare come i pazienti abbiano diverse problematiche legate alla complessità della terapia rispetto al proprio stile di vita, alla consapevolezza dell’aderenza e alla difficoltà ad accettare la propria malattia. E noi che abbiamo una diretta responsabilità sulla salute pubblica, a maggior ragione in un momento di crisi economica, come quello che stiamo attraversando, abbiamo il dovere di essere più attenti e responsabili nelle scelte, rispetto alla sostenibilità e ottimizzazione delle terapie disponibili e del loro accesso”.

Il Progetto ha favorito la comprensione delle difficoltà che il paziente deve affrontare nel seguire correttamente la terapia: fatica nel seguire una terapia cronica e aumento della percezione della criticità del fattore multipill (da non dimenticare che il paziente ha spesso patologie multiple): maggiore impegno per la terapia Bis in Die (assunzione due volte al dì) rispetto alla OD, singola assunzione quotidiana.

“Il fatto di dover assumere più pillole, molto spesso implica un insieme di risvolti psicologici che non fanno altro che ricordare al paziente di essere malato. Al contrario, una serie di lavori hanno dimostrato il vantaggio di poter assumere una sola pillola, pensate solo al fatto di poterla mettere sul piattino mentre si fa colazione e poi pensarci il giorno dopo. Contrariamente a quello che si pensa, quasi sempre l’abitudine ti fa dimenticare”, ha spiegato Giuliano Rizzardini, Direttore Dipartimento Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano.

“Lo scenario della malattia da Hiv oggi è profondamente cambiato”, ha poi sottolineato Andrea Antinori, Direttore Dipartimento Clinico Istituto Nazionale per le Malattie Infettive, Lazzaro Spallanzani di Roma. “E’ una malattia cronica e come le altre malattie croniche è fondamentale la persistenza del successo terapeutico, non basta ottenere un risultato ma bisogna mantenerlo nel tempo, oggi l’attesa di vita del malato da Hiv è molto lunga ed è comparabile a quella della popolazione sieronegativa. Oggi – ha concluso Antinori - questa è la sfida principale che abbiamo e a cui dobbiamo dare una risposta. Garantire efficacia duratura”.
 

09 ottobre 2012
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