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Ictus ischemico. Ampliata la "finestra" di trattamento con alteplase


Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il farmaco passa da una finestra di trattamento di 3 ore ad una di 4,5 ore, in Italia come in molti altri paesi europei. Il farmaco favorisce il ripristino del normale flusso sanguigno e previene o limita i danni ischemici al tessuto cerebrale.

09 OTT - Alteplase (rt-PA) è l’unico trombolitico indicato per pazienti colpiti da ictus ischemico acuto e raccomandato dalle Linee Guida internazionali: da oggi, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, anche l’Italia, come la maggior parte dei Paesi Europei, ha recepito l’approvazione dell’estensione della finestra di trattamento nei casi di ictus ischemico acuto, entro 4,5 ore dall’insorgenza dei sintomi ischemici e dopo aver escluso la diagnosi di emorragia intracranica.
 

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo 5,7 milioni di persone muoiono per ictus. Fra coloro che sopravvivono, il 40% ha disabilità di grado da moderato a grave e il 10% necessità di cure ospedaliere. Alteplase è indicato per il trattamento fibrinolitico dell’ictus ischemico acuto, ovvero per la dissoluzione del coagulo che ha ostruito un’arteria, così da favorire il ripristino del normale flusso sanguigno e prevenire o limitare i danni ischemici al tessuto cerebrale. Per ottenere i massimi benefici possibili, il trattamento deve essere iniziato quanto più tempestivamente possibile dall’insorgenza della sintomatologia.“La raccomandazione in base alla quale il trattamento trombolitico dovrebbe essere iniziato prima possibile dall’esordio dei sintomi di ictus è di vitale importanza, ma l’estensione della finestra temporale permette un incremento considerevole dei pazienti eleggibili per ricevere un trattamento trombolitico efficace e sicuro”, ha affermato Danilo Toni, Direttore Unità di Trattamento Neurovascolare Policlinico Umberto I Roma. Come dimostrato dagli studi clinici condotti verso placebo, l’ampliamento della finestra di trattamento con alteplase da 3 a 4,5 ore dall’insorgenza della sintomatologia ischemica consente infatti di ridurre ulteriormente del 30% la possibilità di presentare disabilità residua derivante dal danno ischemico.
“Contemporaneamente, però – spiega Toni – devono proseguire gli sforzi organizzativi per incrementare il numero dei centri idonei alla somministrazione di alteplase e, quindi, il numero di pazienti trattati. In Italia, ogni anno, viene trattato circa il 20% dei pazienti potenzialmente eleggibili al trattamento trombolitico e, pur riscontrandosi un trend in crescita rispetto agli anni passati, è evidente che siamo ancora lontani dal poter dire che la domanda di cura dei cittadini colpiti da ictus è adeguatamente soddisfatta. C’è ancora molto lavoro da fare, contingenze storico-economiche permettendo, ma è chiaro che la strada è tracciata e che possiamo senz’altro affermare che la trombolisi con alteplase ha in pochi anni rivoluzionato l’attitudine dei clinici di fronte all’ictus cerebrale, facendoli passare da un sostanziale nichilismo alla consapevolezza di disporre finalmente di un’arma potente per combattere contro una malattia così socialmente devastante”.
 

09 ottobre 2013
© Riproduzione riservata

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