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Vaccino influenza. Sui decessi di soggetti anziani, tante parole inutili e cose utili non dette

di Antonio Cassone

Se pure ci fosse una correlazione fra il decesso e la vaccinazione, questa non potrebbe mai essere evidenziata dai controlli di laboratorio. I veri controlli sono le migliaia di persone già vaccinate e che non hanno mostrato alcun evento avverso grave. Ma in ogni caso bisogna sapere che anche i vaccini più sicuri, i meglio studiati e controllati, possono riservare sorprese quando si usano in ampie popolazioni

02 DIC - Come tanti colleghi che fanno ricerca sui vaccini, sono anch’io convinto che non ci sia alcuna evidenza o indizio che i decessi segnalati in questi giorni in persone vaccinate contro l’influenza siano dovuti al vaccino. Al contrario, la totale uniformità dell’associazione di detti casi con persone anziane e malate anche di gravi patologie sistemiche suggerisce l’esatto contrario, e cioè che i decessi non sono collegati alla vaccinazione. Tuttavia, le continue e ripetute affermazioni apparse in questi giorni nei media circa gli enormi vantaggi delle vaccinazioni, spesso fatte da persone che non hanno mai né ideato, né prodotto o fatto ricerche sui vaccini, sono tanto ovvie quanto inutili. Esse non servono a convincere o mitigare l’angoscia di chi è colpito da eventi apparentemente collegati alla vaccinazione, né i loro amici e familiari o l’ampia cerchia delle comuni persone, che rimane sensibile all’evento ed assai meno alla storia dei vaccini. Ha anche tutto l’aspetto di una inutile risposta alla popolazione il continuo riferirsi agli “opportuni controlli in corso”.

Se pure ci fosse una qualche correlazione fra il decesso e la vaccinazione, questa non potrebbe mai essere evidenziata dai controlli di laboratorio che mirano ad escludere la contaminazione microbica del preparato e l’assenza di tossicità del vaccino, e non di certo ad escludere l’evento avverso grave. I veri controlli già ce li abbiamo, e sono le migliaia di persone già vaccinate e che non hanno mostrato alcun evento avverso grave (come ha fatto giustamente rilevare il direttore dell’Aifa). Questi eventi si possono osservare o stimare solo in ampie e ben eseguite ricerche cliniche, e spesso, neanche in quelle se l’evento è un caso su migliaia di vaccinati. La situazione è particolarmente complicata per la vaccinazione anti-influenzale. A differenza di tutti gli altri vaccini che hanno una fissa composizione negli anni, il vaccino influenzale è stagionale, cioè cambia di anno in anno, ed in queste condizioni non è ovviamente possibile fare estese ricerche cliniche ogni anno.

Stabilito quanto sopra, corre tuttavia l’obbligo, particolarmente cogente per chi si occupa di informare il pubblico sui vaccini e le vaccinazioni, di affermare senza equivoci che anche i vaccini più sicuri, i meglio studiati e controllati, possono riservare sorprese quando si usano in ampie popolazioni.
 
Non solo va detto che eventi avversi anche molto gravi sono possibili con le vaccinazioni come per qualunque altro farmaco o pratica medica. Va soprattutto aggiunto che la ricerca medica è impegnata a migliorare i vaccini e la pratica vaccinale in modo che questi eventi risultino sempre meno frequenti e meno gravi, per esempio attraverso gli studi di vaccinogenomica, che possono individuare particolari varianti geniche che rendono un soggetto a rischio di evento avverso grave, esattamente come avviene per tutti gli altri studi di farmaco genomica, o per rivelare le predisposizioni genetiche a varie patologie. Credo che la fiducia della gente nelle vaccinazioni, cosa essenziale per la sopravvivenza stessa della pratica vaccinale, debba e possa essere alimentata non solo, e non tanto, magnificando il passato ma riconoscendo le molte cose da fare per avere vaccini sempre più sicuri ed efficaci.

Illuminante in proposito è la storia dei vaccini anti-pertosse acellulari che negli anni recenti hanno sostituito il vaccino antipertosse a cellule intere, che per i suoi effetti collaterali nessuno più faceva in Italia ed altri Paesi occidentali. Bene, a distanza di pochi anni dalla loro immissione in commercio, epidemie di pertosse si stanno verificando in tutto il mondo ed in popolazioni largamente vaccinate, e parecchi neonati ne muoiono. Oggi sappiamo che i vaccini antipertosse acellulari, che negli studi iniziali sembravano poter offrire una lunga e duratura immunità, in realtà offrono una protezione che decade nel tempo più rapidamente di quanto ci si aspettasse, e si pone la necessità di sostituirli con altri e migliori vaccini.

In conclusione, la storia dei vaccini e delle vaccinazioni ci insegna che non c’è nulla di definitivo, e tutto è perfezionabile. Credo che bisogna approfittare anche dei casi più scontati di falsi timori, per sconfiggere questi timori con il ragionamento e l’evidenza scientifica, ma anche per trasmettere alla comunità un messaggio di continuo miglioramento del nostro approccio ai vaccini ed alle vaccinazioni.

Prof. Antonio Cassone
American Academy of Microbiology
Polo della genomica , genetica e biologia
Università di Perugia 


02 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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