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Ebola. Su BMC Infectious Diseases  il lavoro e le attività dello Spallanzani durante i 39 giorni di ricovero del ‘paziente zero’


Il dettaglio delle attività, l’impegno per la gestione della una polmonite interstiziale,  l’analisi critica delle situazioni, la lista di tutte le persone e le Istituzioni coinvolte in una grandissima catena di collaborazione scientifica e solidarietà umana. BMC Infectious Diseases pubblica il lavoro sulle attività cliniche rivolte al paziente 0 (Fabrizio Pulvirenti) con Ebola dal team Spallanzani.

23 OTT - E' appena stato pubblicato il lavoro che riassume e descrive tutte le attività cliniche svolte dal team dell'istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani nei 39 giorni di ricovero del primo paziente italiano affetto da ebola. Osservazioni, parametri clinici, terapie sperimentali vengono riportati in dettaglio oltre alle modalità di gestione in terapia intensiva delle complicanze respiratorie che hanno fatto a lungo temere per la vita del paziente. Lo rende noto l’Istituto.
 
“Una settimana dopo il ricovero – si legge - mentre la carica virale di ebola  scendeva dopo l’uso di farmaci sperimentali, si evidenziava un infiltrazione polmonare bilaterale con conseguenti gravi difficoltà respiratorie. Da qui la decisione della respirazione assistita e dell’inizio della ventilazione meccanica al 9 giorno di ricovero. La complicanza principale è stata la polmonite interstiziale ed è stata documentata la presenza di acidi nucleici nel bronco aspirato, mentre il livello di virus nel sangue era  molto inferiore”. 

“Un ruolo determinante per l’evoluzione positiva del caso ha avuto sicuramente la ventilazione meccanica, che ha permesso le ripresa delle funzioni respiratorie. Gli esperti sostengono infatti che, quando necessaria,  tutti i pazienti affetti da ebola dovrebbero potere avere  accesso, nonostante esistano ancora esperienze limitate e grandi problemi logistici e di sicurezza per gli operatori. Suggeriscono inoltre che la terapia antimalarica vada somministrata anche in assenza di dati rilevabili e comunque in via precauzionale come altri farmaci contro le infezioni. Per i trattamenti sperimentali utilizzati (plasma di convalescente, favipiravir, anticorpi monoclonali ZMab e melanocotina) sono necessarie ulteriori ricerche di trasferimento (traslazionale). In particolare  subito dopo  la somministrazione ZMAb, è stato documentato un significativo calo viremico.  
 
“Il lavoro – conclude - riporta in appendice l’elenco degli organismi, delle istituzioni, dei produttori di farmaci, agenzie di trasporto,  che sono stati impegnati in Italia ed all’estero per garantire l’acceso ed il trasporto dei farmaci. Tutti i dati riportati sono stati pubblicati previo consenso del paziente”.
 

23 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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