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Pediatri in allarme per andamento vaccinazioni. Ma qualcosa nelle regioni si sta muovendo


In Italia, i bambini vaccinati non arrivano al 95%, soglia raccomandata dall’Oms. Dopo che il ministero della Salute ha diffuso questi dati, la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale avverte: “potrebbero ricomparire vecchie infezioni e proliferare quelle non ancora sconfitte”. Plauso alle inziative regionali per la sensibilizzazione dei genitori

05 DIC - Potrebbero tornare infezioni debellate da anni e aumentare l’incidenza di quelle che, invece, stavano pian piano calando. E’ questo il timore della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, in un quadro generale che vede diminuire il numero dei bambini vaccinati. La percentuale totale non arriva nemmeno a quella soglia minima cosiddetta di sicurezza: l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, infatti, che percentuale dei piccoli vaccinati non sia inferiore al 95%.

La fotografia italiana varia da regione a regione. Il valore dei 95 punti percentuali è stato raggiunto da 6 regioni su per 21 per il vaccino esavalente e da nessuna per il vaccino contro morbillo, parotite e rosolia
“Queste infezioni potrebbero colpire non solo coloro che per decisione propria o dei loro genitori non sono stati vaccinati – ha spiegato la SIPPS - la ma anche tutti quelli che non possono essere vaccinati per motivi medici, o perché troppo piccoli, o perché non hanno ancora completato il ciclo vaccinale, oppure non hanno risposto alla vaccinazioni”.

Per contrastare questa tendenza, alcune città e regioni si sono organizzate con delle iniziative autonome. Il 23 novembre, ad esempio, la Regione Emilia Romagna ha approvato una legge sui "Servizi educativi per la prima infanzia” che prevede l’obbligo delle vaccinazioni per quei bambini che partecipano alle attività pubbliche, sia formative che ricreative. In parole più semplici, i bambini da 0 a 3 anni, per essere ammessi al nido, devono essere stati vaccinati contro la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite B.
 
Sei giorni dopo, è toccato a Trieste, la prima città italiana a prevedere l'obbligo di vaccinazione antidifterica, antitetanica, antipolio e antiepatite B per i bimbi che frequentano i nidi, da 0-3 anni, e le scuole dell’infanzia, da 4-6 anni.
 
Lo stesso giorno, la Regione Veneto, che nel 2008 aveva abolito l’obbligatorietà delle vaccinazioni, ha disposto nuove norme per i genitori. Questi dovranno presentare un certificato vaccinale all’atto dell’iscrizione ai nidi ed alle scuole dell’infanzia: sarà il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’azienda Ulss di riferimento, a decidere, a seconda dei rischi e delle situazioi, se il bambino non vaccinato potrà essere ammesso oppure no.

E se, dunque sono i genitori ad essere al centro di queste importanti decisioni, allora bisognerà cominciare dalla loro sensibilizzazione: “Occorre dialogare con i genitori – ha spiegato Pier Carlo Salari, Coordinatore del Gruppo di lavoro per il sostegno alla genitorialità SIPPS - ascoltandoli con attenzione, manifestando comprensione per i loro dubbi e le loro paure, illustrando con chiarezza i danni causati dalle malattie, i rischi derivanti dai vaccini, che molti pensano che siano tenuti nascosti, ed i vantaggi che le vaccinazioni assicurano ai loro figli”.
 
Per Luciano Pinto, vice-Presidente SIPPS Campania ”le vaccinazioni rientrano nella responsabilità genitoriale secondo il criterio dell’interesse superiore del fanciullo e del suo diritto ad essere vaccinato” .
 
Apprezzamento dalla SIPPS per tutte quelle iniziative regionali e cittadine nate per aumentare le coperture vaccinali: “Ben vengano queste misure - ha concluso il Presidente Giuseppe Di Mauro - sono esempi da seguire su tutto il territorio nazionale”.

 

05 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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