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Giornata europea della logopedia. Quest’anno si parla di deglutizione: ne soffre il 35% dei bambini e quattro anziani su dieci


I problemi di deglutizione sono più diffusi di quanto si possa immaginare, colpiscono soprattutto bambini anziani. Questa patologia si chiama disfagia e, per quest’anno, è al centro della Giornata Europea della Logopedia. Per prevenirla, stop alle pastine in brodo e attenzione alla postura. In Italia si terrà la consueta campagna informativa sui canali web e social della Federazione Logopedisti Italiani e al numero 049/8647936, da oggi, 6 marzo, fino al 10.

06 MAR - Deglutire dovrebbe essere un gesto naturale, eppure per alcuni, grandi o piccini che siano, può essere difficilissimo. Rifiuto ad alimentarsi, intolleranza ad alcune consistenze di cibo, assenza di crescita sono i principali sintomi di questa patologia, scientificamente detta disfagia. Nonni e nipoti, dunque, possono avere un problema in comune: nei bambini ha una prevalenza tra il 25% ed il 45%, negli adulti, più avanti con gli anni, colpisce circa il 40 per cento delle persone. Le percentuali salgono tra coloro che hanno subito un ictus, con punte fino all’80% o soffrono di Parkinson (52-82%) o Alzheimer (84%). La patologia è così diffusa da aver spinto i promotori della Giornata Europea della Logopedia a farne il focus dell’intera iniziativa.
 
L'appuntamento, promosso dal 2004 dal Comitè Permanent de Liaison des Orthophonistes-Logopèdes de l’Union Européenne (C.P.L.O.L.), ha lo scopo di informare i cittadini sull’importanza della logopedia. In Italia sarà organizzata dalla Federazione Logopedisti Italiani con una serie di iniziative: saranno predisposte schede educative e informative disponibili sul sito www.fli.it e sarà aperto il consueto canale telefonico diretto al n. 049/8647936, dove gli esperti saranno a disposizione dei cittadini tutti i giorni dal 6 al 10 marzo, dalle 10 alle 12.

“La disfagia – ha spiegato la presidente dei Logopedisti, Tiziana Rossetto – è il termine clinico utilizzato per descrivere la difficoltà di deglutizione di cibi solidi e liquidi. È causata da alterazioni del controllo di nervi o muscoli, determinate da diversi quadri clinici. Alla base vi sono debolezza e problemi strutturali nella coordinazione dei muscoli della bocca e della gola, con conseguente passaggio di cibo e/o liquidi in trachea - canale respiratorio - invece che in esofago - canale alimentare - . Il passaggio di cibo in trachea è un fenomeno potenzialmente pericoloso, che può portare, se non trattato, alla polmonite. La difficoltà di deglutizione può essere presente a diversi livelli di gravità nella persona anziana sana - presbifagia, ovvero, un rallentamento della deglutizione -  nell’anziano o nell’adulto con patologia, come anche nel bambino, soprattutto se nato pretermine o con problemi motori”.La disfagia à, dunque, un problema che causa alti costi sociali e sanitari, ma che potrebbe essere alleviata con dei semplici accorgimenti.

Ecco le cinque regole d’oro. Innanzitutto attenzione alla tosse durante i pasti. Se insistente rivolgersi tempestivamente agli specialisti: è un segnale importante da non sottovalutare. Attenzione pure all’acqua: spesso è l’elemento più difficile da gestire ed andrebbe addensata con gli appositi gelificanti. Terza regola: evitare la pastina in brodo. Tanto diffusa nei reparti ospedalieri e nelle case di riposo, è però un alimento che crea difficoltà, poiché unisce cibi di consistenza diversa. Preferire alimenti a consistenza omogenea come i puré e i passati. Poi, verificare la postura: i pasti devono essere serviti con il giusto allineamento di capo, collo e tronco. Per le persone allettate, sollevare il busto durante i pasti e cercare di mantenere la posizione per almeno un’ora dopo il pasto. Infine controllare l’apporto calorico e l’idratazione: sono fondamentali ma spesso insufficienti nelle persone con difficoltà di deglutizione. La conseguenza sono stati di malnutrizione e quindi un peggioramento delle condizioni generali della persona, di qualunque età.
 
Le cause più comuni,  in generale, possono essere traumi cerebrali, cervicali e vertebrali, ictus e tutte quelle malattie che colpiscono la funzionalità muscolare, come Parkinson, sclerosi multipla, SLA, le malattie congenite, come la sindrome di Down e la paralisi cerebrale e altre problematiche minori per numero non certo per gravità.
 
I campanelli d’allarme sono molti e di facile individuazione: “il passaggio di sostanze alimentari nelle vie aeree – ha continuato Tiziana Rossetto – si può manifestare in modo evidente con senso di soffocamento, tosse insistente, comparsa di colorito rosso o cianotico al volto, oppure silente nei casi in cui piccole quantità di alimenti raggiungono i bronchi senza che la persona avverta sintomi. Nel bambino si possono presentare assenza di crescita, rifiuto ad alimentarsi, intolleranza ad alcune consistenze di cibo, problemi nella masticazione, alterazione della sensibilità del viso e della bocca. Più in generale i sintomi ‘sospetti’ sono la tosse involontaria, comparsa di voce velata o gorgogliante durante o dopo la deglutizione, la fuoriuscita di liquidi o di cibo dal naso, il fastidio o il dolore, la sensazione che parte del cibo resti in gola. Questi sintomi naturalmente provocano un allungamento del tempo dedicato al pasto e il progressivo cambiamento delle abitudini alimentari”.
 
“Ai primi sintomi – ha concluso presidente FLI – sarà il confronto con il proprio medico di base o con il pediatra ad indirizzare verso una valutazione specialistica. Ma il professionista sanitario maggiormente coinvolto nella valutazione e rieducazione della disfagia è il logopedista, che in collaborazione con gli specialisti coinvolti nei diversi processi di valutazione e gestione, in primis il medico foniatra, potrà valutare la necessità di approfondimenti clinici o di ulteriori valutazioni specialistiche, utili a identificare e gestire il problema”.

06 marzo 2017
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