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Morto dopo trapianto di cuore. Cillo (Sito): “Indagini doverose. Stop alle semplificazioni: i trapianti non sono banali”


“Gli approfondimenti sono necessari. Ma i trapianti d’organo non possono essere banalizzati”. La puntualizzazione, all’indomani della morte di uomo di 60 anni sottoposto ad un trapianto di cuore, al San Camillo di Roma, arriva da Umberto Cillo, Presidente della Società Italiana Trapianti d’Organo (Sito). Cillo chiarisce: “i trapianti rappresentano un atto medico tra i più complessi”.

28 SET - “Un trapianto di cuore non è un intervento di poco conto. Il fatto che in Italia la trapiantologia sia a livelli di eccellenza internazionale ha fatalmente portato l’opinione pubblica a scotomizzare i rischi intrinseci al trapianto in una visione semplificata e magica di una realtà, al contrario, altamente complessa e piena di insidie”. Lo dice Umberto Cillo, Presidente della Società Italiana Trapianti d’Organo (Sito), commentando la morte di un 60enne trapiantato di cuore, al San Camillo di Roma.
 
“Ci addolora come medici e come persone e ci spinge a un innegabile desiderio di chiarimenti sulle cause che l'hanno determinata - ha sottolineato Cillo - ma dobbiamo resistere alla tentazione di arrivare a conclusioni rapide e semplificate. All’indomani della notizia di cronaca e in attesa dei risultati dei doverosi approfondimenti del Cnt e delle indagini della magistratura è d’obbligo fermarsi a guardare con occhio non giudicante questo mondo fatto di pazienti in gravissime condizioni, delle loro famiglie spesso logorate dalla lunga malattia e dai tanti professionisti che in tutti i modi cercano di dare risposte concrete di salute a richieste, a volte, quasi impossibili”.
 
Trapianti e probabilità di successo
“Quando un paziente con insufficienza terminale di cuore viene sottoposto a trapianto - ha spiegato il presidente Sito - ha una probabilità di sopravvivenza ad 1 anno dall'intervento dell'82.4%. A 50 anni dal primo trapianto di cuore di Barnard prima del quale per il 100% di questi pazienti non vi era scampo 'solo' il 17% è gravato da insuccesso entro il primo anno dall'intervento. Passi da gigante, indubbiamente, ma nessuna bacchetta magica”.
 

I trapianti restano una realtà clinica tra le più complesse e controllate dell’intera area medica, si tratta di procedure in pazienti che richiedono una rete organizzativa e una capacità chirurgica che ha pochi confronti. L’Italia è ai vertici mondiali sia per i suoi operatori che per la sua rete organizzativa e di controllo. Guardiamo a questo mondo e a questi eventi con la certezza che si approfondiranno le cause di insuccesso perché questa capacità critica ci ha portati agli impensabili passi in avanti odierni. Manteniamo però - ha concluso Cillo - la consapevolezza che a fronte di uno straordinario atto di generosità che è la donazione e dello strenuo sforzo quotidiano di moltissimi, la lotta per la vita di questi pazienti non è mai una battaglia ad esito scontato”.

28 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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