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Cinque anni fa moriva Rita Levi-Montalcini. Oggi la Rete delle 70 scuole a lei intitolate promuove la sua eredità culturale e scientifica


Il 30 dicembre del 2012 ci lasciava Rita Levi-Montalcini, una delle più grandi scienziate della storia del nostro Paese, premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1986. “Il suo insegnamento è sempre attuale non solo in ambito scientifico ed è senza dubbio una stella polare per le nuove generazioni”, afferma la nipote Piera Levi-Montalcini ideatrice della Rete di scuole a lei intitolate

29 DIC - 5 anni fa, il 30 dicembre del 2012 moriva nella sua casa romana Rita Levi-Montalcini, una delle più grandi scienziate italiane di tutti i tempi. Nata a Torino il 22 aprile 1909, crebbe e studiò dal 1930 nel capoluogo piemontese laureandosi in medicina a pieni voti nel 1936. Allieva di Giuseppe Levi e compagna di corso di Renato Dulbecco e Salvatore Luria, che riceveranno il premio Nobel prima di lei, inizierà le sue ricerche nel settore delle neuroscienze giungendo negli anni Cinquanta alla scoperta del fattore di crescita neuronale (Ngf).

Non c'è alcun dubbio che, tra i molteplici riconoscimenti e premi ricevuti, il più prestigioso sia il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia conferitole insieme a Stanley Cohen nel 1986. Nella motivazione del Premio si legge: “La scoperta del Ngf all'inizio degli anni '50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell'organismo”.

Membro delle più importanti Accademie Scientifiche, fu la prima donna ad essere ammessa alla Pontificia Accademia delle Scienze. Innumerevoli le Università che le conferirono una laurea honoris causa e le Città che le diedero la cittadinanza onoraria. Senatrice a vita dal 2001, nominata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, scomparso quest'anno.

Intenso il suo impegno verso le giovani generazioni che usava spronare dicendo: “Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.” Rita Levi-Montalcini è ancora oggi un punto di riferimento per ricercatori (giovani e meno giovani) e in particolar modo per il mondo femminile delle cui specificità fu strenua sostenitrice, viene ricordata con affetto da tutti coloro che l’hanno conosciuta a conferma di una altra sua frase diventata celebre: “Quando muore il corpo sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato”.

Conscia tuttavia che gli insegnamenti vanno tramandati, favorita dall’eco della sua fama e condividendo la convinzione della zia premio Nobel, Piera Levi-Montalcini (a lungo collaboratrice di Rita Levi-Montalcini e presidente dell'Associazione Levi-Montalcini) secondo cui bisogna lavorare guardando al futuro e per le generazioni a venire,  nel 2013 ha gettato le basi della “Rete delle Scuole Levi-Montalcini” per mettere in contatto tra loro tutti gli enti di istruzione e formazione che vengono via via intitolati alla zia. Oggi fanno parte della Rete oltre 70 scuole di ogni ordine e grado. Un circuito virtuoso per valorizzare tra i giovani la grande eredità scientifica e culturale lasciata dal premio Nobel.

“Il suo insegnamento - ricorda oggi, a distanza di cinque anni dalla morte della zia premio Nobel, Piera Levi-Montalcini - è sempre attuale non solo in ambito scientifico ed è senza dubbio una stella polare per le nuove generazioni. Ai nostri ragazzi dobbiamo trasmettere il suo più importante insegnamento, base della grande eredità che ci ha lasciato: “Il risultato si può raggiungere solo attraverso una ferrea determinazione, sostenuta da un metodo rigoroso di ragionamento e di comprensione di ciò che ci circonda, uniti a una fervida creatività”.

Lorenzo Proia

29 dicembre 2017
© Riproduzione riservata


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