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Ema aumenta tariffe immissione in commercio dei farmaci


L’ente regolatorio europeo ha reso effettivi dal primo aprile gli aumenti relativi al fee dovuto ai servizi erogati in materia di farmacovigilanza. L’aumento è a carico delle aziende e si aggira intorno ai 100 Euro per voce di attività. Per Farmindustria nessun impatto sul prezzo dei farmaci, ma il dubbio resta.

09 APR - Dal primo aprile l’Ema ha aumentato dell’1,7% la tariffe relative all’immissione in commercio dei farmaci sul mercato europeo. Questa percentuale riguarda il fee dovuto all’ente regolatorio europeo per i servizi che eroga relativamente alla marketing authorisation (estensione, variazoni, parere scientifco, ecc.) . L’aumento - calcolato sulla base del tasso di inflazione elaborato da Eurostat - non sarà applicato ai cittadini, ma verrà sostenuto dalle aziende farmaceutiche, e si attesta intorno ai 100 Euro per voce.
 
Ne ha dato notizia alcuni giorni fa la stessa Ema con una una nota pubblicata sul suo sito, specificando che la novità per ora riguarda solo le richieste di pareri autorizzativi per nuovi farmaci o nuove indicazioni terapeutiche.
 
L’aggiornamento delle tariffe è stato stabilito dalla Commissione Europea in data 21 marzo 2018 sulla base di quanto disposto della legge 658/2014 del Parlamento Europeo e in emendamento a quanto indicato dal Consiglio Europeo n. 275/95
 
Misura Ema impatterà su prezzi dei farmaci? Per Scaccabarozzi no, ma ci sono dubbi tra gli esperti. L'aumento delle tariffe previsto dall'Agenzia Europea per i medicinali (Ema) per l'immissione in commercio di nuovi farmaci “non inciderà sul prezzo finale dei prodotti, quindi non sarà a carico dei cittadini ma delle imprese", afferma Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria.
 
Tuttavia, gli specialisti del settore non sarebbero del tutto d'accordo: “La visione di Scaccabarozzi mi pare parziale - commenta Fabrizio Gianfrate, docente di economia del farmaco presso l'Università degli studi di Ferrara - E' vero che l’inflazione dei costi di tali tariffe non incide sull’aumento dei prezzi dei farmaci già in commercio poiché già “prezzati”, ma incide comunque sui costi aziendali e quindi tenderà ad inflazionare i prezzi dei futuri farmaci, ancora da immettere in commercio, che saranno influenzati dai costi “di produzione” maggiorati”.
 
Sicuramente una maggiorazione fatta a fronte dell'ottenimento di un servizio migliore ha sempre un perché ragionevole, ma andrebbe comunque discussa la liceità di questi tributi dovuti dai produttori per ottemperare ad obblighi normativi, afferma l'esperto: “Non solo mi obblighi, ma mi fai pure pagare pure per ottemperare a quanto mi chiedi”, conclude.

09 aprile 2018
© Riproduzione riservata

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