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Mieloma multiplo. Pomalidomide più efficace se usato in combinazione con desametasone


Nella cura di pazienti con mieloma multiplo recidivante e refrattario l’uso combinato dei due farmaci potrebbe essere una buona combinazione. A dirlo un trial di fase II presentato al  53° Meeting annuale dell’American Society of Hematology a San Diego.

15 DIC - Sono pazienti affetti da mieloma multiplo, che si sono sottoposti a numerose terapie, quelli arruolati per lo studio di fase II che ha valutato l’efficacia in base alle dosi del farmaco orale pomalidomide. Il medicinale, ancora non approvato, potrebbe essere usato come trattamento in combinazione con un altro farmaco, il desametasone. I dati clinici, risultanti dallo studio condotto da Celgene International Sàrl che produce il farmaco orale, sono stati presentati al 53° Meeting annuale dell’American Society of Hematology tenutosi a San Diego, in California.
 
Per lo studio MM-002, questa la sigla della ricerca, sono stati arruolati un totale di 221 pazienti, di cui però solo 191 erano valutabili per la risposta. Nel trial di fase II, sono state confrontate la terapia combinata a base di pomalidomide e desametasone a basse dosi rispetto a pomalidomide in monoterapia: dei 191 pazienti valutabili, il 34% di quelli trattati con la terapia combinata pomalidomide più desametasone a basse dosi ha ottenuto almeno una risposta parziale (PR) rispetto al 13% di quelli trattati con pomalidomide da sola. Per ottenere i risultati osservati i ricercatori hanno somministrato pomalidomide, in associazione o meno a desametasone a basse dosi, in cicli della durata di 28 giorni (4 mg QD nei giorni 1-21 di ciascun ciclo), mentre il desametasone a basse dosi (40 mg) è stato somministrato una volta alla settimana.
I pazienti arruolati in entrambi i gruppi erano pesantemente pretrattati, con una media di cinque terapie precedenti ognuno, ma con picchi che arrivavano addirittura a 13 trattamenti già affrontati. Oltre il 74% e il 76% dei pazienti, rispettivamente del braccio pomalidomide più desametasone a basse dosi e del braccio pomalidomide in ionoterapia, erano stati inoltre sottoposti a trapianto autologo di cellule staminali.
 
I risultati. Almeno una risposta minore è stata osservata nel 45% dei pazienti trattati con pomalidomide più desametasone a basse dosi rispetto al 29% dei pazienti in monoterapia con pomalidomide. La sopravvivenza media libera da progressione, che era il punto di osservazione primario dello studio, è risultata pari a 4,7 mesi nel braccio pomalidomide più desametasone a basse dosi rispetto a 2,7 mesi nel braccio pomalidomide. La durata media della risposta al trattamento è risultata rispettivamente di 7,9 mesi e 8,5 mesi nel braccio di trattamento con l’associazione e nel braccio in monoterapia, con una  sopravvivenza globale mediana di 16,9 e 14 mesi.
I risultati, inoltre, non sembravano cambiare a seconda dei sottogruppi di pazienti, compresi i pazienti refrattari a lenalidomide e quelli refrattari a lenalidomide e bortezomib. Tuttavia, nel braccio pomalidomide più desametasone a basse dosi è stato osservato un tasso di interruzione a causa di eventi avversi più basso rispetto al braccio in monoterapia, nello specifico del 6% nel primo gruppo contro il 12% del secondo. Gli eventi avversi osservati con maggiore frequenza nel primo braccio rispetto al secondo sono stati neutropenia (38% vs. 45%), anemia (21% vs. 17%), polmonite (19% vs. 8%), trombocitopenia (19% vs. 21%) e spossatezza (10% vs. 8%).

15 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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