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Giornata Mondiale del Diabete/2. Rapporto Arno, stabili da cinque anni i numeri della malattia


I dati sul diabete hanno raggiunto uno stato stazionario, dopo la crescita continua degli anni ‘90 e della prima decade del millennio: nel 2018 la prevalenza in Italia è al 6,2 per cento, simile a quella registrata da circa 5 anni. I dati preliminari del V Rapporto frutto di una collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia e il Cineca

13 NOV - Il diabete sembra rallentare la sua corsa, i numeri della patologia, almeno nel nostro Paese, sono sostanzialmente stabili da quasi 5 anni. Il merito? Delle tante campagne di prevenzione fatte nel passato, della grande risonanza mediatica che le stesse hanno ricevuto e di una maggiore consapevolezza del pubblico sull’importanza di capitalizzare in salute. Ma se la ‘corsa’ del diabete sta rallentando, tuttavia questo non può diventare un invito ad abbassare la guardia, sottolineano gli esperti. Anzi, soprattutto nel caso del diabete bisogna intensificare l’attenzione a tavola, visto lo stretto legame tra quantità, composizione della dieta e comparsa del diabete (parliamo del tipo 2), molto spesso dovuto ad errori nell’alimentazione
 
Sono questi i dati preliminari del Rapporto Arno diabete, che sarà presentato a Bologna nei prossimi giorni,anticipati in occasione della Giornata Mondiale del Diabete che si celebra il 14 novembre. Giunto alla quinta edizione, il Rapporto che fotografa il diabete in Italia, e relativo a 11 milioni di cittadini rappresentativi dell’intera penisola, è frutto di una collaborazione tra la Società Italiana di Diabetologia, il Cineca e la Fondazione ReS.
 
“Il diabete resta una patologia complessa e pericolosa, per le tante complicanze alle quali può portare guardia – sottolinea Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia – perché sono comunque 4 milioni gli italiani con diabete diagnosticato e probabilmente un altro milione che non ha ancora scoperto di esserlo. Perché l’obesità, che è uno dei principali fattori di rischio per il diabete di tipo 2, continua a far paura con le sue cifre in particolare tra i giovani e i giovanissimi, soprattutto al Centro-Sud. Perché insomma c’è ancora davvero tanto ancora da fare ma bisogna trovare i canali e le suggestioni giuste per far capire al pubblico che la prevenzione è un alleato della salute e del benessere. Non un cilicio da indossare di mala voglia giorno dopo giorno”.
 
Le persone con diabete in Italia. Sembra che dopo anni di crescita, raggiunta una stabilità (ma non una flessione): su 11 milioni di cittadini inclusi nell’analisi relativa ai dati 2018 (riguardante cioè poco meno di 1 italiano su 5 dei 60 milioni di residenti nel nostro Paese), 700 mila sono quelli con diabete.  Questo consente di stimare la prevalenza del diabete in Italia al 6,2 per cento, simile dunque a quella registrata da circa 5 anni a questa parte, dunque sostanzialmente stabile.
“Il fenomeno diabete – commenta Enzo Bonora, ordinario di Endocrinologia, Università di Verona e responsabile del Rapporto Arno per la Società Italiana di Diabetologia – sembra dunque aver raggiunto uno stato stazionario, dopo la crescita continua degli anni ‘90 e della prima decade del millennio”.
 
Estrapolando questa stima all’intero Paese (nel 2018 i residenti in Italia erano 60,5 milioni), il numero degli italiani con diabete sarebbe dunque pari a circa 3.750.000.  “Tuttavia – spiega Bonora – questo numero non tiene conto di quanti tra i diabetici non assumono farmaci erogati dal Ssn, non hanno l’esenzione dal ticket (a richiederla è solo il 70% dei soggetti con diabete), di quelli mai ricoverati nel 2018 o di quelli ricoverati ma per i quali, in scheda di dimissione, i medici non hanno riportato la diagnosi ‘diabete’ (che è quanto succede nel 50% dei ricoverati con diabete)”.
Al netto di tutte queste considerazioni dunque la stima delle persone con diabete diagnosticato in Italia sale ben al di sopra di 4 milioni. “Resta poi incerto – prosegue Bonora – il numero dei diabetici non diagnosticati che, secondo stime desunte da dati epidemiologici osservazionali non recentissimi, potrebbe essere di almeno un altro milione”.
 
Patologia che interessa gli anziani. I dati dicono che è vero, anche se un terzo è in piena età lavorativa. Circa 2 persone con diabete su 3 in Italia hanno un’età pari o superiore ai 65 anni. Ma quasi 1 su 3 si colloca in una fascia d’età lavorativa (20-64 anni). Questi dati confermano che il diabete colpisce prevalentemente gli anziani, ma dimostrano che nel nostro Paese circa 1 milione di persone con diabete si trova nel pieno dell’età lavorativa.
 
Il rapporto fornisce informazioni sulla spesa per l’assistenza diabetologica, che tuttavia risulta sottostimata “perché – commenta Bonora più che a ‘costi reali’ fa riferimento a ‘tariffe standard’. La spesa, desunta da queste tariffe ammonta a circa 2.800 euro per paziente (il doppio rispetto ai non diabetici). Estrapolando questo dato alla popolazione italiana con diabete, la spesa complessiva annuale a carico del Ssn supera i 10 miliardi di euro (circa il 10 per cento del Fsn). Si tratta però di un dato virtuale, come detto, perché fa riferimento a tariffe (prezzi) più che costi effettivi che sono certamente superiori. La composizione della spesa è da riferire per metà ai ricoveri; meno del 15 per cento all’acquisto di farmaci e dispositivi diagnostico-terapeutici specifici per il diabete. In generale, la stragrande maggioranza della spesa è attribuibile alle complicanze e alle comorbilità. Le prescrizioni di farmaci per le persone con diabete sono più del doppio rispetto alla popolazione senza diabete; anche le prestazioni ambulatoriali diagnostiche o terapeutiche sono del 50% superiori rispetto a chi non ha il diabete. Le persone con diabete vengono anche ricoverate il doppio rispetto ai non diabetici e la loro permanenza in ospedale durante un ricovero è più lunga.
 
Con quali farmaci si curano le persone con diabete. Circa 5 persone con diabete su 6 assumono farmaci specifici per la malattia e fra loro circa 1 su 4 è curata con insulina (da sola o in associazione ad altri farmaci). Fra i farmaci usati per la terapia del diabete, solo il 25 per cento dei diabetici viene trattato con quelli più moderni, mentre una percentuale consistente di pazienti (circa il 30 per cento) continua ad assumere farmaci come sulfaniluree e glinidi, categorie di farmaci attualmente considerate di terza-quarta linea dalle linee guida correnti. I nuovi farmaci possono essere prescritti ancora solo dagli specialisti e questo impedisce l’accesso all’innovazione a quei pazienti che non afferiscono mai ai centri diabetologici”.
 
Ma le persone con diabete si controllano adeguatamente? Preoccupa il fatto che quasi una persona con diabete su 4 non faccia nel corso dell’anno nemmeno un esame del sangue per valutare parametri di laboratorio essenziali nel monitoraggio della malattia e che 1 su 3 non effettui alcuna visita specialistica. Praticamente tutti gli esami e le visite raccomandate dalle linee guida con una cadenza trimestrale o semestrale (es. emoglobina glicata) o come minimo annuale (es. creatinina) sono eseguiti molto meno spesso dai soggetti con diabete. Prescrizioni inferiori a quanto raccomandato nelle linee guida si sono osservate anche per visita oculistica e elettrocardiogramma. E le cose non vanno meglio sul versante dell’automonitoraggio domiciliare della glicemia, che viene effettuato solo da 1 persona con diabete su 2, quando invece a farlo dovrebbero essere tutti (anche se con una frequenza di controlli giornalieri diversa a seconda del quadro clinico e delle terapie effettuate).
 
Donne e diabete: tanto lavoro ancora da fare. Per motivi difficilmente spiegabili le donne con diabete ricevono meno assistenza degli uomini: alle donne vengono prescritti meno farmaci, meno dispositivi, meno esami e meno visite specialistiche, rispetto agli uomini. I dati sulle gravidanze evidenziano inoltre quanto sia frequente il diabete gestazionale, in particolare fra le donne di altra etnia o provenienti da altri Paesi, ma residenti in Italia. “Una novità del Rapporto Arno Diabete di quest’anno – ricorda Elisa Rossi del Cineca – riguarda l’inserimento di un focus dedicato a diabete e gravidanza con l’obiettivo di integrare le poche informazioni epidemiologiche disponibili a livello nazionale”.
 
Da un’analisi dei dati amministrativi su oltre 200 mila donne in età fertile (dai 15 ai 45 anni) emerge che il diabete gestazionale complica il 7 per cento delle gravidanze, con un andamento crescente per età e con percentuali maggiori nelle donne nate all’estero (9,9 per cento) rispetto a quelle nate in Italia (5,9 per cento). “Il trattamento farmacologico delle donne con diabete gestazionale è prevalentemente l’insulina (17,4 per cento dei casi) – prosegue Rossi – mentre la metformina o altri farmaci non sono praticamente utilizzati, come da Standard di Cura Amd-Sid. Sebbene l’utilizzo di dati amministrativi abbia intrinseche limitazioni, la loro analisi può fornire informazioni utili per la salute della gestante con diabete di interesse per le società, Regioni ed Aziende Sanitarie, nonché per tutti i professionisti impegnati nell’assistenza alle donne con diabete gestazionale o con diabete pre-gestazionale che intraprendono una gravidanza”.

13 novembre 2019
© Riproduzione riservata

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