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Cancro. Dagli Usa l’anticorpo che riesce a fermare i tumori


È grazie ad una sola proteina che i tessuti tumorali riescono a resistere agli attacchi del cancro. Ma negli Stati Uniti alcuni ricercatori hanno trovato il modo di nascondere questa proteina grazie ad un anticorpo specifico, rendendo la patologia vulnerabile al sistema immunitario.

28 MAR - Un solo anticorpo, capace di combattere e sconfiggere i tumori. Possibile? Secondo i ricercatori della Stanford University School of Medicine, sì. Il segreto di questo anticorpo sarebbe quello di riuscire a nascondere la proteina CD47, che protegge le cellule tumorali dai macrofagi e dalle altre cellule del sistema immunitario. Nello studio http://www.pnas.org/content/early/2012/03/20/1121623109.abstract, pubblicato su Pnas, il team statunitense sostiene di essere riuscito ad ottenere questo risultato su campioni di tessuti umani affetti da cancro a seno, ovaie, colon, vescica, cervello, fegato e prostata trapiantati in topi da laboratorio. Riuscendo a contenere la malattia e in alcuni casi addirittura curare completamente le cavie.
 
Se la scoperta dell’équipe fosse verificatasi tratterebbe del primo trattamento a base di anticorpi efficace per una così vasta varietà di tumori. “Bloccare questa proteina, che funziona come una sorta di etichetta con scritto ‘non mangiarmi’ attaccata alle cellule malate, inibisce la crescita tumorale di quasi ogni tipo di cancro testato”, ha detto Irving Weissman, direttore dello Stanford's Institute of Stem Cell Biology and Regenerative Medicine. “Inoltre lo fa con un bagaglio minimo di effetti collaterali, il che la rende una delle proteine più promettenti nella lotta a queste malattie”. L’anticorpo, inoltre, riuscirebbe a frenare anche la formazione di metastasi.
Lavori precedenti del team avevano dimostrato come la proteina CD47 fosse di solito espressa sulla superficie delle cellule staminali che circolano nel sangue, per proteggerle dall’attacco dei macrofagi. La stessa sembrava anche essere collegata ad un’aspettativa di vita in media più breve. Weissman aveva poi dimostrato che i tumori sono capaci di ingannare il sistema immunitario usando proprio questa molecola sulla superficie delle cellule malate. Nel 2010, l’équipe aveva poi dimostrato che bloccandola con un anticorpo specifico, anti-CD47, nei topi si riuscivano a curare dei casi di linfoma non-Hodgkin.
Ma fino ad oggi nessuno aveva mai dimostrato un’azione così diffusa sui tumori solidi: quasi tutte le cellule cancerogene analizzate dai ricercatori mostravano infatti la proteina sulla superficie, che dunque poteva essere usata come bersaglio. Il team ha dunque testato questa ipotesi su tessuti malati impiantati su cavie da laboratorio: a due settimane dal trapianto i topi venivano trattati con l’anti-CD47 e iniziavano a rimpicciolire, in alcuni casi addirittura scomparendo nel giro di qualche settimana. Dopo che il trattamento veniva sospeso nei roditori guariti i ricercatori continuavano a monitorarli per circa 4 mesi, osservando che il cancro non si ripresentava in questo periodo. “Inoltre, se il tumore era molto aggressivo, l’anticorpo riusciva a bloccare le metastasi”, ha aggiunto Weissman.
 
Chiaramente, il trattamento non funzionava su tutti gli animali,in alcuni casi di cancro al seno, ad esempio, le cavie non ricavavano alcun beneficio dall’anticorpo. “Dobbiamo imparare ancora molto su questa molecola”, ha commentato il ricercatore. Il team è infatti intenzionato a far partire trial clinici sugli esseri umani entro i prossimi due anni. “Questi risultati – ha concluso – mostrano che dovremmo passare ai test sulle persone piuttosto velocemente, seppure con la massima cautela. Solo in questo modo potremo avere la conferma definitiva del funzionamento del trattamento”.
 
Laura Berardi

28 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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