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Il Libro Bianco in sintesi


10 DIC - Fecondità
L’Italia è uno dei Paesi europei dove il livello di fecondità totale è tra i più contenuti. Nel 2011, il Tft (1,39 figli per donna) si mantiene su livelli prossimi a quelli registrati negli ultimi anni risultando inferiore al livello di sostituzione che garantirebbe il ricambio generazionale (circa 2,1 figli per donna). A livello territoriale, i valori più alti del Tft si registrano nel Settentrione, mentre le regioni del Sud e le Isole continuano a caratterizzarsi per una fecondità più contenuta. Nello specifico, i valori maggiori si registrano nella PA di Bolzano, nella PA di Trento e in Valle d’Aosta, dove tale indicatore è prossimo a 1,60 figli per donna. Le regioni in cui si registra un Tft particolarmente basso, invece, sono la Sardegna, il Molise e la Basilicata (rispettivamente, 1,14; 1,16 e1,17 figli per donna).
Riguardo all’età media delle madri al parto, c’è stato a livello nazionale un lieve aumento rispetto al 2008 (31,1 vs 31,4 anni). In Sardegna l’età media al parto è di circa 1 anno superiore a quella nazionale, mentre la Sicilia è la regione con il valore più basso (30,6 anni).
Le donne straniere residenti che presentano un’età media al parto (28,3 anni) inferiore a quella delle italiane (32,0 anni).
 
Speranza di vita
L’aspettativa di vita è a vantaggio del genere femminile, ma il divario, in “anni di vita guadagnati”, continua a ridursi pur essendo ancora consistente. Le 
donne vivono un numero di anni minore in buona salute pur avendo una speranza di vita maggiore;
 la mortalità complessiva è stabile per le donne e in diminuzione per gli uomini.

Nello specifico le  donne, nell’anno 2011 (dati provvisori), possono aspettarsi di vivere, mediamente, 84,5 anni e gli uomini 79,4 anni. Si mantiene, quindi, il vantaggio femminile in termini di sopravvivenza, ma il divario continua a ridursi pur essendo ancora consistente (+5,1 anni a favore delle donne).
Complessivamente, nel periodo 2007-2011, la speranza di vita maschile è aumentata di 0,7 anni, mentre quella femminile di 0,5 anni. A livello territoriale, si evidenzia una situazione con forti differenziali: la distanza tra la regione più favorita e quella meno favorita è di 2,8 anni per entrambi i generi. Nella PA di Bolzano si registrano i valori più alti (uomini: 80,5 anni; donne: 85,8 anni), mentre in Campania quelli più bassi (uomini: 77,7 anni; donne: 83,0 anni).
Analoga situazione di vantaggio femminile si riscontra per la speranza di vita a 65 anni. Sono sempre le donne, infatti, ad avere una più elevata aspettativa di vita (+3,5 anni) e possono prevedere di vivere ancora, mediamente, 21,9 anni, rispetto ai 18,4 anni degli uomini. Anche in questo caso, per entrambi i generi, la PA di Bolzano detiene il primato positivo (uomini: 19,2 anni; donne: 22,8 anni), mentre la Campania il negativo (uomini: 17,3 anni; donne: 20,6 anni). Inoltre, l’aumento della sopravvivenza, nell’arco temporale considerato (2007-2011), è sempre più marcato per gli
uomini (uomini: +0,5 anni; donne: +0,3 anni).
 
 
Fumo di tabacco
Nel 2011, la quota di fumatori tra la popolazione di 15 anni ed oltre è maggiore tra gli uomini (28,72% vs 16,75%) e dal confronto con i dati del 2009 si evidenzia una lieve diminuzione per entrambi i generi (uomini –1,15 punti percentuali; donne –0,38 punti percentuali).
La percentuale più alta di fumatori omini si registra nel Lazio e nelle regioni meridionali, ad eccezione di Calabria e Sardegna, mentre per le donne le percentuali maggiori si registrano nel Centro, ad eccezione delle Marche, e in alcune regioni settentrionali (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Emilia-Romagna). Nello specifico, la regione con i valori più alti per entrambi
i generi è il Lazio (uomini 34,88%; donne 20,57%). I valori minori, invece, si osservano per gli uomini in Valle d’Aosta (18,91%) e per le donne in Calabria (12,23%).
 
Alcol
Nel 2010, la prevalenza di consumatori a rischio presenta un notevole svantaggio maschile (25,4% vs 7,3%) e il consumo maggiore si registra per gli uomini nel Settentrione e in alcune regioni centrali e meridionali (Molise valore più alto 43,8%), mentre per le donne nella maggior parte delle regioni del Nord (Valle d’Aosta valore più alto 15,4%).
Analoga differenza di genere si evidenzia anche considerando le tipologie di consumo a rischio, cioè il binge drinking (uomini:16,6%; donne: 4,4%) e il consumo giornaliero eccedentario (uomini: 8,0%; donne: 1,3%).
A livello territoriale, i valori più elevati di prevalenza per binge drinking si osservano in Molise per gli uomini (36,5%) e nella PA di Bolzano per le donne (12,4%), mentre i valori minori si riscontrano in Sicilia (10,0%) per il genere maschile e in Puglia (2,2%) per il genere femminile.
 
Sovrappeso, obesità e sedentarietà
Nel 2011, la prevalenza di persone di 18 anni ed oltre in condizione di sovrappeso e di obesità maggiore tra gli uomini (soprappeso 45,53%; obesità 10,69%) rispetto alle donne (sovrappeso 26,75%; obesità 9,37%).
Analizzando i dati a livello territoriale si osserva un gradiente Nord-Sud a svantaggio delle regioni meridionali, anche se per gli uomini la quota più alta di persone obese si riscontra in Friuli Venezia Giulia (14,41%), mentre per il sovrappeso la regione interessata è la Campania (52,15%). Per le donne, invece, la quota maggiore di persone in sovrappeso si osserva in Puglia (33,58%) e di quelle obese in Molise (14,24%).
Riguardo alla sedentarietà, l’analisi di genere mostra delle forti differenze con le donne che rappresentano la quota maggiore di “pigre” (44,37% vs 34,98%)
A livello territoriale, la prevalenza di chi non svolge né uno sport né un’attività fisica aumenta man mano che si scende da Nord verso Sud, raggiungendo il valore massimo in Puglia (51,79%) per gli uomini e in Sicilia per le donne (64,36%), dove oltre la metà delle persone svolge una vita sedentaria. Infine, la quota di sedentari aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età e rispetto ai dati dell’anno precedente (2010) si registrano valori in aumento per entrambi i generi (uomini: +4,42%; donne: +3,55%).
 
Tumori
Nel 2010, il tasso standardizzato di prevalenza di tutti i tumori maligni è più elevato tra le donne. A livello nazionale, la prevalenza è pari a 2.757,94 (per 100.000) per il genere maschile e a 3.543,66 (per 100.000) per il genere femminile. Considerando la distribuzione regionale, evidente è il gradiente Nord-Sud ed Isole a svantaggio del Settentrione. Infatti, i tassi più elevati si osservano al Nord (uomini Valle d’Aosta 3.425,61 per 100mila; donne Friuli Venezia Giulia 4.322,84 per 100mila), mentre i valori più bassi si registrano nel Meridione (Sicilia: uomini 1.789,53 per 100.000 e donne 2.080,70 per 100mila). Inoltre, dal confronto con i dati del 2007 si evidenzia un trend in aumento per entrambi i generi (uomini:+3,77%; donne +6,41%).
Nel 2010, il tasso standardizzato d’incidenza di tutti i tumori maligni è più elevato tra gli uomini. A livello nazionale, l’incidenza è pari a 429,19 (per 100mila) per il genere maschile e a 400,10 (per 100mila) per il genere femminile. Anche per l’incidenza, evidente è il gradiente Nord-Sud ed Isole a svantaggio delle regioni settentrionali. Per gli uomini, però, il valore più alto si osserva in Campania (523,06 per 100mila), mentre per le donne il tasso più elevato si registra in Friuli Venezia Giulia (473,02 per 100mila). I valori minori, invece, si rilevano, per entrambi i generi, nel Meridione (uomini: Calabria 360,10 per 100mila; donne Sicilia 284,21 per 100mila).
 
Tasso di ospedalizzazione
Nel 2010, la distribuzione per genere del tasso standardizzato di dimissioni ospedaliere per acuti, in regime di ricovero ordinario, è abbastanza equilibrata, con una leggera prevalenza femminile (1.177,90 vs 1.165,86 per 10mila). A livello territoriale, le regioni meridionali, ad eccezione della Basilicata, presentano valori superiori al dato nazionale per entrambi i generi.
Rispetto ai dati del 2008 si evidenzia una progressiva contrazione del numero di ricoveri in degenza ordinaria, anche se in misura più evidente negli uomini. Una andamento imputabile al processo di razionalizzazione della rete ospedaliera e a una maggiore integrazione con i servizi territoriali.
Per i ricoveri in regime di Day Hospital è possibile notare un andamento in diminuzione rispetto al 2008 per entrambi i generi. Anche per questo tipo di regime di ricovero si osserva un gradiente Nord-Sud, con le regioni meridionali che presentano valori tendenzialmente più elevati del dato italiano (uomini: 474,54; donne: 508,75).
Infine, l’analisi del trend temporale 2000-2010 mostra un tasso di ospedalizzazione in regime ordinario in costante diminuzione, a differenza dei ricoveri in Day Hospital che aumentano fino al 2006 per poi decrescere dal 2007.
 
Consumo di farmaci
Le donne hanno un livello di consumo superiore, con particolare evidenza per i farmaci del sistema nervoso centrale (soprattutto gli antidepressivi), dell’apparato emopoietico e del sistema muscolo-scheletrico. Un andamento che s’inverte nelle fasce di età più anziane (nella classe di età compresa tra 65-74 anni gli uomini consumano circa il 13% in più di farmaci delle donne).
Disaggregando i dati per genere si osserva, a livello nazionale, una quota di consumo significativamente più alta per le donne (42,92% vs 34,31%), differenza che si conferma anche a livello regionale. Consumi inferiori al dato nazionale si registrano, per il genere femminile, nelle regioni del Sud e nelle Isole, ad eccezione della Basilicata e della Sardegna e la distribuzione dei valori è compresa tra il 33,48% della Campania e il 48,06% della Toscana.

10 dicembre 2013
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