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Stili di vita. Pessimi per gli italiani, sia adulti che bambini


16 APR - Gli italiani sono sempre più grassi, aumenta la percentuale di obesi e il fenomeno dell’eccesso ponderale non risparmia bambini e ragazzi. Restano pochi gli sportivi, meno di uno su quattro pratica uno sport in modo costante, mentre si registra una lieve riduzione dei sedentari.
A ciò si aggiunge il fatto che i cittadini del Belpaese continuano a consumare poca frutta e verdura.
In positivo si nota che continua il trend in diminuzione dei consumatori di alcolici e si osserva anche una lieve diminuzione dei consumatori di alcol con comportamenti a rischio. Inoltre, continuano a calare i fumatori, non perché chi già ha il vizio smetta di fumare (infatti non aumentano gli ex-fumatori), ma perché diminuisce il “ricambio generazionale” in merito a questo pessimo comportamento.
Si arresta, inoltre, l’aumento del consumo di antidepressivi che aveva caratterizzato l’ultimo decennio. Infine si registra una flessione nel tasso di suicidi, ma ancora si rileva in crescita il rischio di suicidio tra gli uomini. Questo il quadro dipinto dal rapporto Osservasalute 2013.

Sempre più grassi gli italiani, aumenta l’obesità – Continua a crescere, anche se di poco, la percentuale di italiani che ha problemi con la bilancia: complessivamente, il 46% dei soggetti di età ≥18 anni è in eccesso ponderale (era il 45,4% nel 2009, il 45,9 nel 2010, il 45,8 nel 2011). In Italia, nel periodo 2001-2012, è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso (33,9% vs 35,6%), soprattutto è aumentata la quota degli obesi (8,5% vs 10,4%).  Nel 2012, oltre un terzo della popolazione adulta risulta in sovrappeso (35,6%). Il sovrappeso si riferisce a un Indice di Massa Corporea – IMC – tra 25 e 30. Mentre è obesa (IMC>30) oltre una persona su dieci (10,4%, contro il 10% nel 2011).

Si conferma il gradiente Nord-Sud: le regioni meridionali presentano la prevalenza più alta di persone obese (Puglia 12,9% e Molise 13,5%) ed in sovrappeso (Basilicata 39,9% e Campania 41,1%) rispetto alle regioni settentrionali (obese: Liguria 6,9% e PA di Bolzano 7,5%; sovrappeso: Liguria 32,3% e PA di Bolzano 32,5%).

Più si invecchia, più si ingrassa: la percentuale di popolazione in condizione di eccesso ponderale (in sovrappeso o obesa) cresce all’aumentare dell’età. Nello specifico, il sovrappeso passa dal 15,8% della fascia di età 18-24 anni al 45,8% tra i 65-74 anni, mentre l’obesità dal 2,8% al 15,9% per le stesse fasce di età. Nelle età più avanzate il valore diminuisce lievemente (sovrappeso 42,5% ed obesità 13,2% nelle persone di 75 anni ed oltre) rispetto alla fascia di età precedente.
Uomini peggio delle donne: come nelle precedenti edizioni gli uomini hanno più problemi delle donne: è in sovrappeso il 44,2% degli uomini rispetto al 27,6% delle donne; è obeso l’11,3% degli uomini e il 9,5% delle donne.

Troppi i bambini e gli adolescenti “taglia extra large”, soprattutto maschi - I dati (media 2011-2012) mostrano che i bambini e gli adolescenti in eccesso di peso sono una quota considerevole pari al 26,9% (ovvero più di un giovane su 4 dai 6 ai 17 anni). Emergono forti differenze di genere: il fenomeno è più diffuso tra i maschi che tra le femmine (30,1% contro il 23,6%).
Tali differenze permangono in tutte le classi di età e sono più marcate tra gli adolescenti (14-17 anni).
L’eccesso di peso raggiunge la prevalenza più elevata tra i bambini di 6-10 anni dove supera il 35%. Al crescere dell’età, il sovrappeso e l’obesità vanno tuttavia diminuendo, fino a raggiungere il valore minimo tra i ragazzi di 14-17 anni.

Esiste un gradiente Nord-Sud - Come per l’eccesso di peso degli adulti, anche per quello dei minori si osserva un forte gradiente Nord-Sud. Le prevalenze di sovrappeso ed obesità tra i minori aumentano significativamente passando dal Nord al Sud (34,6% al Sud rispetto al 22,7% del Nord-Ovest, al 21,1% del Nord-Est, al 24,6% del Centro ed al 31,1% delle Isole), con percentuali particolarmente elevate in Campania (40,6%), Sicilia (33,3%), Molise e Basilicata (32,9%) e Calabria (30,5%).
Pesano sulla bilancia dei bambini disponibilità economiche e livello di istruzione di mamma e papà: analizzando il fenomeno dell’eccesso di peso in relazione ad alcune informazioni che si riferiscono al contesto familiare, si osservano prevalenze più elevate tra i bambini e ragazzi che vivono in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti, ma soprattutto in cui il livello di istruzione dei genitori è più basso. Inoltre, sono soprattutto i bambini ed i ragazzi che vivono in famiglie in cui almeno uno dei genitori è in eccesso di peso ad essere anche loro in sovrappeso od obesi: se entrambi i genitori sono in eccesso di peso, la percentuale di bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni in sovrappeso sale al 38,1% rispetto alla percentuale del 28,1% (solo madre in sovrappeso) e del 26,5% (solo padre in sovrappeso). La quota di bambini in sovrappeso con entrambi i genitori normopeso scende al 20,4%.
“I bambini sono sicuramente più sedentari di un tempo – spiega il dottor Solipaca - anche a causa dell’elevato utilizzo di giochi informatici e di minore disponibilità di tempo da dedicare al gioco libero e all’aperto. Inoltre, l’organizzazione scolastica attuale prevede un numero più elevato di ore da trascorrere in classe e ciò favorisce la sedentarietà dei ragazzi”.

Restano pochi gli sportivi, meno di un italiano su 4 pratica uno sport in modo costante; lieve riduzione dei sedentari – Rispetto alla precedente edizione del Rapporto, resta invariata la percentuale di sportivi assidui: come nel 2011 si assesta sul 21,9% della popolazione con età ≥3 anni. Nel 2010 il 22,8% della popolazione con età ≥3 anni praticava con continuità, nel tempo libero, uno o più sport (nel 2009 era il 21,5%, nel 2008 era il 21,6%, nel 2007 il 20,6%).
Il 9,2% degli italiani pratica sport in modo saltuario. Coloro che, pur non praticando uno sport, svolgono un’attività fisica (passeggiare per almeno 2 km, nuotare, andare in bicicletta etc) sono il 29,2% della popolazione, mentre i sedentari sono circa 23 milioni, pari al 39,2%, dato che mostra una lieve diminuzione dal 2011 quando erano il 39,8%.
Come emergeva dalla scorsa edizione del Rapporto, l’abitudine all’attività fisica non è uguale in tutte le regioni, ma c’è un gradiente Nord-Sud con livelli più elevati e continui di svolgimento di una qualsiasi attività fisica nella PA di Bolzano (37,3%) e nella PA di Trento (29,4%)e livelli più bassi in Campania (13,6%) e la Sicilia (13,5%).

Ciò potrebbe riflettere, ipotizzano gli autori del Rapporto, anche una diversa disponibilità di strutture organizzate.

Gli italiani consumano meno frutta e verdura – Complessivamente, le persone di 3 anni e oltre che consumano quotidianamente Verdura, Ortaggi e Frutta (VOF) costituiscono una percentuale abbastanza stabile con un minimo di 83,7% nel 2009 e un massimo di 85,3% nel 2006, per attestarsi all’85% nel 2011 come valore nazionale. Osservando, tra di loro, la percentuale di persone che mangia almeno 5 e più porzioni al giorno di VOF, si è registrato un massimo di 5,7% nel 2008 al termine di un periodo di crescita dell’indicatore che partiva da un 5,3% nel 2005. Nel 2009 è sceso al 4,8% per poi risalire nel 2010 (5,5%) e, infine, attestarsi al 4,9% nel 2011. nel 2012 si registra un altro leggero calo fino al 4,7%.
“Probabilmente gli stili alimentari stanno cambiando sotto la spinta dell’industria alimentare che propone modelli di consumo molto variegati soprattutto per ampliare l’offerta per i consumatori – spiega il dottor Solipaca. Inoltre, lo spostamento del mercato verso la grande distribuzione favorisce la vendita di prodotti non artigianali ma industriali, prodotti molto lavorati e quindi non genuini, il cosiddetto cibo spazzatura”.

Alcolici, continua il trend in diminuzione dei consumatori; lieve diminuzione dei consumatori a rischio – Diminuiscono i consumatori, passando dal 65,7% del 2011 al 65% del 2012. La prevalenza dei non consumatori (astemi e sobri negli ultimi 12 mesi) è pari nel 2011 al 33,6% ed è aumentata rispetto all’ultimo anno di 0,9 punti percentuali.
L’aumento rispetto all’anno 2010 è statisticamente significativo sia a livello nazionale sia in Toscana ed in Abruzzo (+3,6). L’aumento dei non consumatori in Abruzzo si spiega soprattutto con l’aumento degli astemi (cioè di coloro che non hanno mai bevuto nella loro vita); si registra, invece, un aumento significativo a livello nazionale di 1,1 punti percentuali degli astinenti degli ultimi 12 mesi, che risulta significativo nella PA di Trento (+3,3), Friuli Venezia Giulia (+2,4), Toscana (+1,8), Puglia (+2,2) e Sicilia (+2).
Si riduce la prevalenza di consumatori a rischio per maschi e femmine dagli 11 anni in su: nel 2011 è pari al 23,9% per gli uomini, con una riduzione di 1,5 punti percentuali rispetto al 2010, ed al 6,9% per le donne, con una riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto al 2010.

In conclusione, afferma il dottor Emanuele Scafato dell’Istituto Superiore di Sanità, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), “nonostante qualche timido segnale di attenuazione del fenomeno del consumo alcolico a rischio, l’analisi complessiva dei dati evidenzia la presenza di uno ‘zoccolo duro’ di individui che contribuiscono a rendere consolidato nel corso degli anni un fenomeno che, nonostante gli interventi di prevenzione, di comunicazione, di sensibilizzazione, non riesce a cogliere l’atteso obiettivo di contrasto all’uso rischioso e dannoso di alcol e di sostanziale diminuzione dell’impatto alcol-correlato auspicato dai piani e dalle strategie in atto, sanitarie e di salute. Sono ancora troppi i consumatori, adulti, a maggior rischio e coloro che bevono per ubriacarsi, in particolare i giovani e i minori che bevono secondo modalità di binge drinking che non possono essere associate esclusivamente a culture trasgressive o di tendenza, ponendo un serio problema di legalità e di rispetto delle norme previste a tutela dei minori. Il settore della prevenzione può fare tanto ma molto dipende, evidentemente, dall’attivazione di altre e ulteriori competenze”.


Continuano a calare i fumatori, ma non grazie alle persone che smettono di fumare – Continua il trend in lenta discesa dei fumatori, infatti, mentre nel 2010 fumava il 22,8% degli over-14 e nel 2011 il 22,3%, nel 2012 fuma il 21,9% degli over-14.
Il dato si colloca in un trend caratterizzato da una lenta ma costante diminuzione della percentuale di persone che fumano dal 2001 al 2012.
Per contro, non si è registrato un aumento di persone che hanno smesso di fumare (gli ex-fumatori sono il 22,6% degli over-14 nel 2012, erano di più, il 23,4%, nel 2011) andando ad interrompere la linea in crescita degli ultimi anni.
Non emergono grandi differenze territoriali nell’abitudine al fumo: si fuma di più in Sicilia (24,5%) e in Campania (24,6%), di meno in Valle d’Aosta (15,5%) e nella PA di Trento (18,2%).
La prevalenza di ex-fumatori è piùttosto omogenea sul territorio, con tassi maggiori in Friuli Venezia Giulia (26,5%) e Umbria (26,9%); la Campania, invece, si discosta negativamente perche neppure due persone su dieci (18,1%) sono ex-fumatori. Diversamente, i non fumatori sono maggiori al Sud, in particolare in Calabria (60,1%) ed in Puglia (60,9%).
Notevoli sono le differenze di genere: gli uomini fumatori sono il 27,9%, mentre le donne il 16,3%.
Il tabagismo è più diffuso in due differenti fasce di età: i giovani di 25-34 anni e gli adulti di 45-54 anni, in cui quasi tre persone su dieci sono fumatori (rispettivamente, 28,6% e 28,7%).

Si arresta l’aumento del consumo di antidepressivi che aveva caratterizzato l’ultimo decennio – Si arresta il trend di aumento del consumo di farmaci antidepressivi, emerso nelle precedenti edizioni del Rapporto. Il volume prescrittivo di questi farmaci che aveva mostrato un continuo aumento dal 2000 (8,2 in DDD/1000 ab die) al 2011 (36,9 in DDD/1000 ab die), nel 2012 è di 36,8 DDD/1.000 ab die, in leggera discesa.

Il trend in aumento nel corso degli anni dei consumi di antidepressivi è attribuibile a molteplici fattori: la riduzione della stigmatizzazione delle problematiche depressive, l’aumento dell’attenzione del Medico di Medicina Generale (MMG) nei confronti della patologia con conseguente miglioramento dell’accuratezza diagnostica e l’arricchimento della classe farmacologica di nuovi principi attivi utilizzati anche per il controllo di disturbi psichiatrici non strettamente depressivi (ad esempio disturbi d’ansia). Tali farmaci vengono utilizzati sempre più frequentemente come parte integrante della terapia di supporto di soggetti affetti da gravi patologie degenerative e oncologiche e i mutamenti del contesto sociale, influenzati dall’aggravarsi della crisi economica ancora in corso, possono aver modificato in senso incrementale i consumi.

In flessione i suicidi, ma ancora in aumento il rischio tra gli uomini – Nel biennio 2008-2009, il tasso medio annuo di mortalità per suicidio era pari a 7,23 per 100.000 residenti dai 15 anni in su. Nel biennio successivo, 2009-2010, scendiamo leggermente a 7,21.
Nel 78,1% dei casi il suicida è un uomo. Il tasso di mortalità è pari a 12,15 (per 100.000) per gli uomini e a 3 per le donne.
Dal confronto dei tassi specifici per età negli ultimi due bienni considerati si rileva per gli uomini un aumento della mortalità per suicidio nella fascia di età lavorativa tra i 30-69 anni del 10,21%, mentre vi è una riduzione del 14,3% tra i più giovani (maschi di 15-19 anni) e una riduzione del 4,46% tra gli anziani di 70 anni ed oltre.
Per le femmine di 15-29 anni c'è una riduzione del 6,93%; per quelle di 30-69 anni c'è una riduzione del 2,53%; per le donne anziane di 70 anni ed oltre si registra una riduzione del 2,47%
 

16 aprile 2014
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