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Bronchioliti. Una nuova terapia preventiva per proteggere i lattanti dai casi causati dal virus respiratorio sinciziale

di Daniele De Luca e Eugenio Baraldi

Non sono disponibili trattamenti efficaci per la bronchiolite, la prevenzione è quindi la strada maestra da percorrere. Quest’anno, finalmente, grazie allo sviluppo di nirsevimab, la possibilità di proteggere tutti i neonati e lattanti contro il VRS. Purtroppo, però in Europa solo Francia, Spagna e parzialmente la Germania, hanno iniziato ora la campagna di immunizzazione universale di tutti i neonati

11 OTT - Si calcola che ogni anno circa il 2% di tutti i lattanti necessitino di ricovero a causa del virus respiratorio sinciziale (VRS) e la mortalità nei paesi in via di sviluppo è drasticamente alta (100.000 decessi ogni anno). Non sono disponibili trattamenti efficaci per la bronchiolite; nei casi più severi si deve ricorrere all'ossigenoterapia e al supporto ventilatorio che richiedono numerosi giorni di ospedalizzazione. La prevenzione è quindi la strada maestra da percorrere. Quest’anno, finalmente, grazie allo sviluppo di nirsevimab, la possibilità di proteggere tutti i neonati e lattanti contro il VRS, il più frequente responsabile della bronchiolite nel primo anno di vita.

È un anticorpo monoclonale che si lega alla proteina F sulla superficie del virus e ne impedisce l’ingresso nelle cellule epiteliali delle vie aeree. Il nirsevimab è altamente efficace e, rispetto ad altri anticorpi monoclonali precedentemente disponibili per i bambini prematuri, necessita di una sola iniezione che protegge per tutta la stagione epidemica del VRS (novembre-marzo) con evidenti vantaggi in termini di compliance. Gli studi clinici pubblicati negli ultimi anni hanno dimostrato che nirsevimab è sicuro e riduce significativamente le infezioni respiratorie e la necessità di ospedalizzazione a causa della bronchiolite.

L'infezione da VRS nei periodi epidemici costituisce un rilevante problema di salute pubblica in qualche modo simile a quello sperimentato, su più larga scala, con il COVID-19. Negli ultimi anni, infatti, in Europa e negli USA si è assistito a picchi epidemici di VRS molto rilevanti con indisponibilità di sufficienti posti letto negli ospedali e nelle terapie intensive neonatali e pediatriche con conseguente necessità di trasferire i piccoli che richiedevano supporto respiratorio a chilometri di distanza dalla sede di residenza. Questo nuovo anticorpo monoclonale offre la possibilità di una immunoprofilassi universale a tutti i bambini e ha un'efficacia dell'80% nel ridurre le ospedalizzazioni causate dal VRS.

Purtroppo, però in Europa solo Francia, Spagna e parzialmente la Germania, hanno iniziato ora la campagna di immunizzazione universale di tutti i neonati e quest’anno i neonati italiani e di altre nazioni europee, in prossimità della stagione epidemica del VRS, non potranno beneficiare di questa nuova arma immunologica di difesa. Questa opportunità mancata deve farci impegnare per far sì che almeno l’anno venturo avremo le stesse possibilità di altri Paesi Europei.

Vi sono vari problemi da risolvere. In primis, il nirsevimab ha ricevuto nel novembre 2022 un'approvazione centralizzata da parte della European Medicines Agency (EMA), pertanto le procedure di recepimento della stessa da parte delle agenzie regolatorie nazionali dovrebbero essere più snelle e veloci. Per far ciò andrebbe tenuta in considerazione la necessità stagionale di un farmaco come il nirsevimab, il cui uso è legato alla stagionalità dell’epidemia da VRS. La recente pandemia COVID ha lasciato una sufficiente esperienza per prevedere quanto sopra e distinguere questi casi da quelli di farmaci la cui necessità non è stagionale.

In secondo luogo, la comunità neonatologica e pediatrica italiana deve continuare a fare informazione ai cittadini sull'infezione da VRS che può essere prevenuta anche con semplici norme comportamentali come il lavaggio delle mani e l'uso di mascherine da parte dei genitori e familiari in caso di raffreddori per evitare la trasmissione del virus ai più piccoli.

Infine è necessario un impegno da parte dell’industria farmaceutica per garantire la disponibilità di questa nuova terapia preventiva per tutti i bambini del mondo a costi adeguati alla varie realtà.

Durante il congresso annuale della Società Italiana di Neonatologia dei primi giorni di ottobre e in un articolo in pubblicazione su Lancet Regional Health - Europe si è parlato di questa problematica e di queste nuove opportunità preventive. L’infezione da VRS ha in Italia una bassa mortalità e ciò è garantito dalla qualità delle cure territoriali, ospedaliere e intensive. La disponibilità dei posti letto di terapia intensiva neonatale e pediatrica per i casi più gravi di bronchiolite è però limitata e durante i picchi stagionali i posti letto vengono facilmente saturati come successo negli ultimi due anni mettendo in difficoltà il sistema sanitario anche per bambini che necessitavano di assistenza intensiva per altri motivi (prematurità, cardiopatie congenite, sepsi, post-chirurgici).

È quindi chiaro che la concreta possibilità di prevenire le ospedalizzazioni causate da questo virus con una immunoprofilassi generalizzata è la via maestra da seguire per garantire la disponibilità di posti letto negli ospedali pediatrici e nelle terapie intensive. Auspichiamo che anche in Italia, come in altri paesi europei, vi sia al più presto la possibilità di poter utilizzare queste nuove strategie preventive per il VRS.

Prof. Daniele De Luca
Professore Ordinario di Neonatologia - Università Paris Saclay

Prof. Eugenio Baraldi
Professore Ordinario di Pediatria - Università di Padova

11 ottobre 2023
© Riproduzione riservata


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