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Avviare un percorso di tutela della salute sul lavoro per tutti gli operatori sanitari over 55

di Domenico Della Porta

Partendo dall’analisi preliminare di alcuni fattori occupazionali in relazione all’età quali ad esempio la tipologia di mansione, inquadramento contrattuale, presenza di limitazioni e prescrizioni, un modello della Ciip conduce all’individuale di postazioni di lavoro cosiddette “Age critical” per le quali sono necessarie misure di prevenzione e tutela “aggiuntive e specifiche”.

09 APR - In attesa dell’estensione, anche agli anestesisti, chirurghi e medici di urgenza dei pronto soccorso e dei reparti sanitari di primo impatto, del riconoscimento di lavoro usurante, oltre che di lavoro gravoso, provvedimento peraltro adottato in tempi recenti (per gli infermieri ed ostetriche è già stato concesso il lavoro usurante) occorre avviare soprattutto nei confronti di tutti gli operatori sanitari over 55 un attento e concreto percorso di tutela della salute sul lavoro.

L’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) ha spiegato a novembre dell’anno scorso che nel 2022 è stata superata la soglia del 37% dei lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni in tutti i settori lavorativi, quindi anche nel comparto sanità.

Erano il 21% nel 2005 e il 27% nel 2012. E più di un datore di lavoro su quattro, tra quanti hanno ravvisato l’invecchiamento del proprio personale, giudica tale fenomeno uno svantaggio, che potrebbe compromettere la capacità di gestire i carichi di lavoro o di impiegare nuove tecnologie, l’adattabilità a nuove mansioni e la disponibilità alla flessibilità di orario., condizioni già presenti e progressivamente introdotte nel comparto sanità.

Ad indicare il riconoscimento di usurante, quello del lavoro svolto nelle emergenze-urgenze in sanità, in una recente intervista al Corriere della Sera, è stata una figura autorevolissima del mondo della Sanità Pubblica del nostro Paese, nientemeno il prof. Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di sanità del Ministero della Salute.

E veniamo al discorso prevenzione. Un algoritmo di valutazione del rischio che tiene in conto l’evoluzione della capacità lavorativa degli individui in relazione alle condizioni di lavoro, alle condizioni di salute e all’età è stato proposto, sottolinea l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali, OSMOA dell’Università degli Studi di Salerno, dalla Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (CIIP) con l’acronimo ARAI (Age risk assessment index).

Partendo dall’analisi preliminare di alcuni fattori occupazionali in relazione all’età quali ad esempio la tipologia di mansione, inquadramento contrattuale, presenza di limitazioni e prescrizioni, questo modello conduce all’individuale di postazioni di lavoro cosiddette “Age critical” per le quali sono necessarie misure di prevenzione e tutela “aggiuntive e specifiche”.

Il metodo prevede tra l’altro l’autovalutazione della capacità lavorativa da parte del lavoratore attraverso la somministrazione del questionario “WAI” (work ability index) che indaga la percezione della capacità lavorativa attuale in rapporto a quella passata. Alla valutazione del rischio seguirà l’adozione di misure “tecniche, organizzative e procedurali”, secondo un ordine di priorità che privilegerà quelle che consentono di eliminare o contenere i fattori usuranti, seguite in caso di rischio residuo dall’attivazione della sorveglianza sanitaria e associate a iniziative di promozione della salute che incoraggino i lavoratori ad adottare un corretto stile di vita.

Parallelamente all’interno delle imprese potranno essere utilmente promosse politiche di “attivazione” che promuovano la gestione del capitale umano secondo i principi dell’Age Management.

Age management significa, in sostanza, riconoscere e utilizzare i punti di forza dei lavoratori di tutte le età attraverso la diversificazione delle mansioni e la modifica dei contenuti e delle procedure del lavoro, la riqualificazione professionale e il rilancio del know-how come strategie vincenti.

Infine, sono importanti, soprattutto nel comparto sanità avviare programmi di benessere psicofisico: l’engagement e la produttività degli over 50 possono essere incentivati con programmi mirati a preservare e accrescere la salute, a partire da interventi riguardanti l’ergonomia e il sostegno alla sfera psicologica; aderire alla rete italiana HPH, Ospedali che Promuovono Salute.

Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno

09 aprile 2024
© Riproduzione riservata


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