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La prevenzione è ancora il fanalino di coda del Ssn

di Domenico Della Porta

Scarsi investimenti e tagli al personale dedicato e l’epidemia di COVID 19 ha peggiorato le cose. Si è avvertita in gran parte del Paese la carenza di coordinamento regionale per le attività di sanità pubblica e di tutela della salute collettiva, specie nella prima fase dell’epidemia, che ha determinato gravi criticità nel sistema

17 MAG - Con un investimento nella Prevenzione dello 0,5 per cento contro la media Europea del 2,9 per cento, il nostro Paese occupa il fanalino di coda della classifica stilata in questo delicato ambito. Ed ancora in 10 anni, dal 2008 al 2018 si è registrato per gli Operatori della Prevenzione in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro quasi il dimezzamento degli organici, da 5.060 a 3.246.
 
Questo ed altri temi che fotografano le criticità di un settore di primo piano della Sanità Pubblica, soprattutto in questo periodo pandemico da Sars-Cov-2, sono stati elencati in una nota inviata alcune ore fa al Presidente del Consiglio Mario Draghi ed ai Ministri della Salute Roberto Speranza, del Lavoro Andrea Orlando, della Giustizia Marta Cartabia, nonché al Presidente della Conferenza Stato Regioni Massimiliano Fedriga, da parte della CIIP, la Confederazione Italiana Interassociativa della Prevenzione, fondata 30 anni fa, a cui fanno riferimento 13 organizzazioni scientifiche e professionali del settore, per esprime forte preoccupazione per l’aumento degli infortuni, in particolare gravi e mortali, verificatisi in Italia.
 
Non a caso l’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano ha dichiarato, preoccupato, qualche giorno fa, a proposito dei temi della prevenzione sulla salute e sicurezza sul lavoro: “Ridurre a crescita quantitativa il problema di una giusta ripartenza (prevista dal PNRR), ci riporterebbe al modello del boom degli anno ’60, nei quali ogni anno morivano sul lavoro circa 4000 persone, e non verso una nuova frontiera di innovazione sociale.”
 
L’epidemia di COVID 19 ha fatto emergere grandi criticità per quanto riguarda la medicina del territorio e la prevenzione. Si è avvertita in gran parte del Paese la carenza di coordinamento regionale per le attività di sanità pubblica e di tutela della salute collettiva, specie nella prima fase dell’epidemia, che ha determinato gravi criticità nel sistema. Il territorio, in questi anni, ha sofferto le sottovalutazioni da parte del programmatore e di decisori e gestori sanitari locali, nonostante siano i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL a dover assicurare, come previsto dai LEA, le funzioni di prevenzione sanitaria, compresi la governance e l’orientamento dell’offerta di prestazioni di prevenzione erogate dagli ospedali e dalla medicina di base.
 
Occorre recuperare al più presto gli organici perduti dai Servizi di Prevenzione e incrementarli, dotandoli delle diverse professionalità necessarie, per rafforzare i Dipartimenti di Prevenzione, per aumentare gli interventi di controllo e di prevenzione, per favorire l’adozione da parte delle imprese, degli Enti Locali, dei cittadini, di una maggior cultura della sicurezza, come qualche giorno si è proceduto per lIspettorato Nazionale del Lavoro con il bando di reclutamento di 2100 unità.
 
Tra gli interventi occorre anche rafforzare i Laboratori di Prevenzione, dove esistono, ed istituirli dove non ci sono, soprattutto per le attività di igiene industriale. Accanto all’ovvia necessità di rafforzare e riorganizzare la medicina del territorio e i necessari collegamenti con quella ospedaliera, occorre quindi puntare a finanziare i Dipartimenti di prevenzione a partire dall’uso del 5% complessivo del Fondo sanitario, e a finanziare ulteriori progetti qualificati per rafforzare il sistema di prevenzione a livello regionale e territoriale (personale con contratti per progetti, formazione, rafforzamento delle strutture centrali, sistema informativo, centro documentazione, ecc.) con i fondi annuali derivanti dagli introiti delle sanzioni ex D.Lgs. 81/08 e dalla normativa in materia di alimenti (L.194/2008).
 
Per garantire nel tempo un’adeguata dotazione di risorse occorre arrivare infatti a una definizione degli standard operativi a partire dai compiti previsti dai LEA; in attesa degli esiti di un lavoro minuzioso di rilevazione è possibile però fare una prima stima sulla base di una rilevazione del bisogno e delle esperienze nel tempo sviluppate.
 
Il nuovo Piano Nazionale Prevenzione 2020-2025 per la prima volta cita il SINP fra le fonti informative necessarie per la sua attuazione. Il problema è che il SINP (previsto dall’art. 8 del D.Lgs. 81/08, ben 12 anni fa) non è riuscito mai a decollare. Inoltre, per analisi più utili servono altre informazioni sulle professioni e sulle modalità di accadimento degli infortuni, nonché informazioni sui lavoratori necessarie per definire i denominatori; dati già disponibili in altri sistemi informativi quali quelli di INPS.
 
Vale la pena citare, a questo punto, l’ultima parte della nota CIIP proprio per rendere tangibile la necessità di interventi non più differibili.
 
 
“Riguardo alla qualificazione delle imprese riteniamo che la conoscenza dei rischi e delle misure per prevenirli dovrebbe far parte del bagaglio di chiunque intenda avviare una attività lavorativa, ma così oggi non è e non riteniamo sufficiente l’introduzione di una “patente a punti”, sottolinea Susanna Cantoni, presidente CIIP, che avrebbe effetto solo a posteriori, a seguito di eventi negativi. Da incentivare, inoltre, sistemi premiali verso le imprese che investono in sicurezza del lavoro.
 
Un’attenzione particolare deve essere rivolta alle piccole imprese, al variegato mondo delle cooperative, ai lavoratori autonomi, a cui, in un tessuto produttivo sfilacciato, vengono sempre più affidati lavori in appalto ad elevato rischio (un esempio per tutti sono le attività di manutenzione).
 
Occorre ripulire dall’illegalità il mercato delle consulenze e della formazione, promuovere e controllare più seriamente i processi di formazione, anche semplificando e razionalizzando gli obblighi, troppo spesso considerati ancora meri adempimenti formali da evadere se possibile o adempiere falsamente con falsi attestati e corsi fasulli. Investire, sottolinea la Cantoni, per la formazione dei giovani alla sicurezza del lavoro e al rispetto dell’ambiente nei curricula scolastici.
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali, Università degli Studi - Salerno

17 maggio 2021
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