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Le differenze di genere nell’uso dei farmaci


08 MAR - Sono le donne le maggiori utilizzatrici di medicinali, come dimostra l’ultimo rapporto Osmed, con uno scarto di 10 punti percentuali tra i due sessi (57,5% degli uomini contro il 64,6% delle donne). 
Dopo i 35 anni, tra le donne è elevato il consumo di farmaci antineoplastici (in particolare per il cancro della mammella) e immunomodulatori.
 Più elevato nel gentil sesso è il consumo di anti-depressivi rispetto agli uomini, con uno scarto di 8 punti percentuali al di sopra dei 74 anni. In età adulta, tra le donne è maggiore anche l’impiego di antimicrobici.
Tra i 15 e i 54 anni, è pressoché di esclusivo appannaggio femminile il consumo dei farmaci per il sistema genito-urinario e gli ormoni sessuali; mentre a partire dai 55 anni sono gli uomini a ricorrere maggiormente alla terapia ormonale ( trattamento dell’ipertrofia prostatica).

L’analisi di farmaco-utilizzazione per sesso dei farmaci per il sangue ed organi emopoietici evidenzia nelle donne in età fertile una maggiore prevalenza d’uso, verosimilmente collegata all’utilizzazione dei farmaci antianemici; mentre con l’aumentare dell’età, si registra un incremento di prescrizione più marcato negli uomini, che raggiunge i valori massimi di prevalenza nel 60% degli uomini con più di 74 anni e nel 58% delle donne nella medesima fascia di età.
 
La prevalenza d’uso nelle donne dei farmaci per l’apparato muscolo-scheletrico risulta sempre superiore a quella negli uomini e oltre i 74 anni arriva al 50% della popolazione. Una differenza attribuibile alla maggiore frequenza di impiego di bifosfonati per il trattamento dell’osteoporosi.
 
I farmaci per l’apparato cardiovascolare mostrano un incremento d’uso con il crescere dell’età per entrambi i sessi. Stesso andamento per i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo, il cui uso aumenta al crescere dell’età, ma senza particolari differenze fra uomini e donne.
 
In generale, gli uomini mostrano una maggiore aderenza al trattamento rispetto alle donne, in particolare per quanto riguarda l’ipertensione (60,3% contro 54,4%).

08 marzo 2014
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