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Dompé: il vero motore di sviluppo del Paese è l’innovazione


Dal meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, il presidente della Farmindustria ribadisce la necessità di un “sistema Paese” che sappia riconoscere il valore della ricerca e, soprattutto, premiarla. Anche garantendo al settore del farmaco un contesto normativo stabile

26 AGO - Innovazione come “motore di sviluppo” per le aziende e per il Paese. Ma anche come strumento di benessere e non solo in senso metaforico. Sergio Dompé, presidente della Farmindustria, lo ha ribadito nel suo intervento tenutosi oggi pomeriggio nell’incontro Innovazione: una sfida a 360°, organizzato a Rimini nell'ambito del meeting di Comunione e Liberazione. “Dal 1951 a oggi in Italia ogni 4 mesi se ne è guadagnato uno di vita in più”: un successo che fa dell’Italia uno dei Paesi più longevi al mondo e nel cui raggiungimento, l’industria farmaceutica ha svolto un ruolo di primissimo piano. Ma l’innovazione è anche progresso economico, tecnologico, occupazione di qualità: elementi indispensabili, secondo quanto rilevato dal presidente della Farmindustria, per poter superare a testa alta il difficile periodo di crisi che coinvolge tutti i Paesi industrializzati.
Si tratta però di un processo nel quale tutti i partecipanti devono fare la loro parte: industria, operatori, istituzioni. L’Italia può contare sul suo “patrimonio genetico” di “innovazione e curosità”, ha chiosato Dompé. Che non ha mancato di sottolineare come l’area della Ricerca e sviluppo nel campo delle Scienze della vita non veda il nostro Paese in una posizione minoritaria rispetto a quella dei competitor stranieri. “L’italia ha una quota di addetti alla Ricerca e sviluppo inferiore a quella dei suoi principali concorrenti, ma questo è dovuto alla sua peculiare struttura industriale che la rende comunque competitiva”. In sostanza – ha ancora rilevato Dompé – le imprese italiane non fanno meno ricerca delle altre aziende europee ma sono soltanto in numero minore a farne”.
Per far crescere questo sistema – che possiede tutte le potenzialità per portarci tra le “grandi” a livello internazionale – occorre dunque “far leva sulle imprese che investonio, concentrando le risorse con meccanismi premiali, ma anche con una concentrazione delle risorse nelle aree maggiormente specializzate, in un contesto normativo stabile e duraturo”. In questo “circuito virtuoso”, auspicato da Dompé, le aziende, dal canto loro, dovranno “raggiungere l’eccellenza nei propi settori di specializzazione, aprirsi ai network internazionali, favorire la partnership con altre imprese, puntare a principi organizzaztivi basati sulla multidisciplinarietà, sulla flessibilità delle strutture e sulla rapidità nel cambiamento”.
 

26 agosto 2010
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