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Assemblea Aiop. Intervista a Pelissero: “Siamo aperti al miglioramento, ma non ha senso chiudere 140 strutture in salute”

di Giovanni Rodriquez

Così il presidente nazionale Aiop ha commentato la possibile chiusura degli ospedali con meno di 60 posti letto discussa nel Patto per la salute. Un’ipotesi che, però, come ribadito dallo stesso Pelissero, sembra esser stata scongiurata dalla stessa Lorenzin. Quanto al futuro: “Siamo una grande opportunità per il Ssn, copriamo il 25% delle prestazioni ospedaliere e pesiamo soltanto sul 15% della spesa sanitaria”

31 MAG - Nel Patto per la salute si eviti la chiusura dei piccoli ospedali con meno di 60 posti letto e si torni a parlare di investimenti nel settore, indirizzando ogni euro risparmiato nel potenziamento delle prestazioni erogate ai cittadini. Questa la posizione di Gabriele Pelissero, presidente nazionale dell’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), secondo il quale bisognerebbe, poi, rilanciare con forza il pagamento a prestazione e migliorare i sistemi di valutazione delle strutture ospedaliere implementando l’esperienza positiva del Progetto nazionale esisti di Agenas. Ecco cosa racconta al nostro giornale Pellissero in questa intervista realizzata a margine del secondo dei tre giorni assembleari che stanno impegnando l'Aiop a Venezia.

Presidente Pelissero, nel Patto della Salute potrebbe rientrare il tema della chiusura delle piccole strutture con meno di 60 posti letto. Voi siete da sempre contrari a questa prospettiva, potrebbe spiegarci le vostre motivazioni?
Non avrebbe alcun senso chiudere circa 140 strutture in salute che funzionano bene e hanno i bilanci in regola. In questo modo non solo si manderebbero a casa 15mila impiegati, ma si aggiungerebbe anche il problema di come sopperire alla mancanza di tutte quelle prestazioni che vengono ad oggi garantite proprio da queste strutture più piccole. Anche il ministro Lorenzin sembra aver condiviso questo nostro pensiero e ci ha assicurato che le strutture in salute non verranno chiuse. Discorso diverso, invece, è quello che riguarda la possibilità di migliorarle: da questo punto di vista siamo ben disponibili al dialogo.
Abbiamo due tipi di strade davanti: tenere fuori da questo discorso le monospecialistiche, oppure dare il tempo a quelle realtà più piccole, con un numero più esiguo di posti letto, di potersi fondere tra loro o con strutture più grandi.
 
In questo periodo di crisi, sempre più italiani rinunciano alle cure. In cima alla lista delle criticità segnalate resta l’annoso problema delle liste d’attesa. L’ospedalità privata può essere di supporto al Ssn?
I problemi riscontrati dai cittadini riguardo le liste d’attesa non sono altro che il frutto della spending review e, quindi, dei pesanti tagli che ha subito la sanità in questi anni. Noi lo avevamo detto fin da subito, è impossibile applicare tagli lineari pensando di non intaccare il livello dei servizi e dunque delle prestazioni erogate ai cittadini.
 
E cosa si potrebbe fare ora?
Bisognerebbe tornare ad investire nel settore. Ma in mancanza di fondi, quello che si può e si deve fare è risparmiare il più possibile, evitare tutti gli sprechi che ancora esistono in sanità e reinvestire tutte le risorse nel tentativo di migliorare l’erogazione dei servizi per i cittadini. Si deve rilanciare con forza il pagamento a prestazione attraverso buoni Drg.
 
L’indagine Ispo presentata oggi in Assemblea generale ha dimostrato come la conoscenza e il giudizio dei portali che forniscono informazioni sulla qualità delle prestazioni ospedaliere, sia scarsa sia da parte dei cittadini che degli stessi medici. Qual è il vostro giudizio?
Noi siamo favorevoli ai sistemi di valutazione. È una strada ineludibile che deve interessare tutti, erogatori pubblici e privati. Serve però un progetto serio. Lo slogan del ‘tripadvisor’ della sanità è molto efficace, ma la realtà è molto complessa da valutare. Siamo ancora lontani in Italia dai livelli raggiunti in altri Paesi sotto questo punto di vista.

Esiste qualche modello di valutazione che potremmo prendere ad esempio?
Il Progetto nazionale esiti di Agenas è molto interessante. Si tratta senza dubbio di un buon lavoro. Quello che però ancora manca, è un confronto serrato con gli operatori. Ci sono ancora diverse ingenuità, diversi errori da correggere e, ripeto, il confronto continuo con gli operatori è la via maestra per migliorare questo genere di valutazioni,
 
Quale futuro si prospetta per l’ospedalità privata italiana in un Ssn destinato a cambiare per poter reggere l’impatto con il problema demografico e della cronicità?
In Italia il 25% delle prestazioni ospedaliere è coperto dall’ospedalità privata, che pesa soltanto sul 15% della spesa sanitaria. Non sono io a dirlo, ma è la stessa Corte dei Conti. I numeri dimostrano che siamo una risorsa molto importante per il Paese. Rappresentiamo una grande opportunità per poter garantire, anche in futuro, un Servizio sanitario nazionale sostenibile e capace di garantire ai cittadini prestazioni di elevata qualità.  
 
Giovanni Rodriquez

31 maggio 2014
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